Juventus, dopo le dimissioni del Consiglio di Amministrazione la società ufficializza il futuro: Maurizio Scanavino Direttore generale, Gianluca Ferrero presidente.
Terremoto in casa Juventus: tutto il Consiglio di Amministrazione, compresi Andrea Agnelli, Massimo Arrivabene e Pavel Nedved, si sono dimessi dall’incarico. E a poco meno di 12 ore dalla notizia, possiamo rispondere a diverse domande su quanto successo, dal perché delle dimissioni di massa al cosa succede adesso.
Una notizia che ha scosso il mondo del web, in particolare i tifosi juventini che speravano di passare un Natale tranquillo dopo gli ultimi risultati positivi della squadra. In pochi, infatti, si erano resi conto della gravità della situazione, anche se i primi segnali erano arrivati con il rinvio, più volte, dell’approvazione del bilancio.
Tutto nasce dall’indagine Prisma, dove Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene risultano indagati per l’inchiesta delle plusvalenze fittizie, come pure per la sospensione del pagamento degli stipendi durante il Covid e per la famosa carta Ronaldo. Un’inchiesta in cui la Juventus dovrà rispondere dell’accusa di falso in bilancio e nonostante apparentemente i vertici dei bianconeri si erano detti fiduciosi su quanto potrebbe succedere, all’interno il clima era meno sereno di quanto trapelato.
Come spiegato da Andrea Agnelli nella lettera successiva alle dimissioni, infatti:
Stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita.
La compattezza, quindi, è venuta meno: è questa la ragione delle dimissioni di massa, senza dimenticare poi le possibili pressioni da parte della Exor, la holding di famiglia guidata da John Elkann, da tempo insofferente sull’operato della società Juventus.
Quindi, la notizia - anche se clamorosa - non sembra così inaspettata visto che i segnali c’erano da tempo. E a quanto pare la Exor ha le idee chiare su cosa succede adesso: per il momento Maurizio Scanavino, uomo di fiducia di John Elkann, è il nuovo Direttore generale, mentre Maurizio Arrivabene, arrivato alla Juventus nella scorsa stagione, pur essendosi dimesso resterà in carica con deleghe per l’amministrazione in questo periodo di passaggio.
Per il futuro, che verrà formalizzato il 18 gennaio 2023, non sembrano esserci più dubbi: sarà Gianluca Ferrero il nuovo presidente della Juventus. Per il momento, invece, le certezze sono rappresentate da Massimiliano Allegri, saldo sulla panchina dopo un inizio difficile, e Federico Cherubini, direttore sportivo. Sullo sfondo la possibile nomina, in realtà più invocata dai tifosi che confermata dalla società, di Alessandro Del Piero come vice presidente.
Perché tutto il Consiglio di Amministrazione della Juventus si è dimesso
Il comunicato della società Juventus conferma quanto si pensava: la decisione è motivata dai recenti sviluppi riguardo all’indagine sulle plusvalenze.
Nel dettaglio, si legge che la ragione delle dimissioni di massa del Consiglio di Amministrazione dipende dalla “centralità e rilevanza delle questioni legali e tecnico-contabili pendenti”, situazione per cui si è ritenuto “conforme al miglior interesse sociale raccomandare che Juventus si doti di un nuovo Consiglio di Amministrazione che affronti questi temi”.
Ragion per cui, su proposta dello stesso Andrea Agnelli, tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione (compresi i membri Laurence Debroux, Massimo Della Ragione, Katryn Fink, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Giorgio Tacchia e Suzanne Keywood) hanno dichiarato di rinunciare al loro incarico.
Cosa succede adesso
Come richiesto dal Consiglio di Amministrazione, Maurizio Arrivabene per il momento manterrà la carica di Amministratore delegato. Nel frattempo infatti, il Consiglio d’Amministrazione pur da intendersi come cessato proseguirà la propria attività in regime di prorogatio. Inoltre, si legge nel comunicato Juventus, “al fine di rafforzare il management della Società, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di conferire l’incarico di Direttore Generale al dott. Maurizio Scanavino”.
Quando sono attese novità? Per l’ufficialità dei successori, bisognerà attendere il 18 gennaio 2023 quando è stata convocata l’Assemblea dei soci che avrà il compito di nominare il nuovo Consiglio di Amministrazione. Alla presidenza dovrebbe esserci Gianluca Ferrero, uomo che, come confermato da Exor stessa, “possiede una solida esperienza e le competenze tecniche necessarie, oltre a una genuina passione per il club bianconero, che lo rendono la persona più adeguata a ricoprire l’incarico”. Il suo nome, insieme a quello di tutti gli altri candidati per il rinnovo del Cda, verrà comunicato entro i termini di legge, ossia 25 giorni prima dall’assemblea del 18 gennaio.
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Nel frattempo, la società Juventus assicura che “continuerà a collaborare e cooperare con le autorità di vigilanza e di settore, impregiudicata la tutela dei propri diritti in relazione alle contestazioni mosse contro i bilanci e i comunicati della Società dalla Consob e dalla Procura”.
Andrea Agnelli e la Juve: una storia di successi
Si interrompe così una storia lunga 12 anni: era il 19 maggio 2010, infatti, quando Andrea Agnelli venne eletto presidente della Juventus. Erano anni difficili, con la Juventus che dopo la risalita dalla Serie B non riuscì a tornare ai fasti di un tempo.
Ecco che, dopo 48 anni di assenza, la società torna a pensare a un Agnelli presidente (il quarto, dopo il nonno Edoardo, lo zio Gianni e il padre Umberto), il che si rivelerà una scelta vincente. Sotto il suo mandato, infatti, si apre un ciclo che porta la Juventus alla vittoria di 9 scudetti consecutivi, più altri 10 trofei tra Coppa Italia e Supercoppa italiana.
Ma ci sono anche dei capitoli meno soddisfacenti: dalla Superlega, nata e archiviata nel giro di poche ore, all’indagine per la questione delle plusvalenze su cui si attendono ancora risvolti da parte della giustizia ordinaria. Ed è proprio questa storia, per cui i diretti interessati si sono sempre dichiarati innocenti, la ragione alla base delle dimissioni.
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