Norges Bank col 3,1% è il terzo azionista relativo di Tim dopo Cdp e Vivendi ma finora nessun cambio di rotta è mai arrivato da alcun investitore istituzionale. Lo scenario.
Il deal Kkr-Tim è stato approvato a maggioranza schiacciante, 11 a 3, dal consiglio di amministrazione della telco italiana. La francese Vivendi, prima azionista in termini relativi del gruppo di Via Negri, ha preannunciato una battaglia legale, in attesa di vedere se riuscirà a spuntare per azione un prezzo doppio degli 0,25 euro ad azione di valore del titolo Tim. E mentre la politica italiana si divide tra un governo Meloni desideroso di chiudere l’affare portando il Tesoro a essere socio di minoranza di Kkr e una sinistra sulle barricate che riscopre la parola “sovranità” senza patemi (perfino il Verde Angelo Bonelli lo sdogana!)), quello che finora non si è discusso è l’atteggiamento previsto degli altri investitori di Tim a parte il colosso francese.
Il connubio tra geopolitica e finanza
Vivendi vuole il voto dell’assemblea dei soci per ratificare l’esito del cda di domenica scorsa, ma la realtà che per il gruppo guidato da Vincent Bolloré e dal manager di fiducia Arnaud de Puyfontaine sembra destinata a concretizzarsi, anche in caso di palla riportata ai soci, è di un via libera sostanziale al deal. [...]
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