L’Agenzia delle Entrate può pignorare il conto corrente con regole diverse per dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi. Vediamo come funziona, quando avviene e come evitarlo.
L’Agenzia delle Entrate può pignorare il conto corrente di un contribuente per recuperare le tasse non pagate, con regole diverse per dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi. Il mancato pagamento di alcune non comporta automaticamente l’avvio di una procedura di pignoramento, ma certamente questa la strada più semplice per recuperare i crediti tributari. Di solito l’iter è piuttosto lungo e può durare mesi se non addirittura anni prima che diventi esecutivo e deve seguire dei requisiti formali e sostanziali per essere legittimo.
Prima di aggredire il conto corrente, lo stipendio o la pensione, beni mobili e immobili del contribuente, l’AdER offre la possibilità di restituire il debito a rate.
Occorre ricordare però che anche l’omesso o insufficiente pagamento delle rate di cartelle esattoriali - che fa decadere dalla rottamazione - può far partire le procedure di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
In attesa che il Governo disponga di una nuova pace fiscale - con una rottamazione quater - per multe, tasse e contributi, sono molti i contribuenti, lavoratori autonomi e dipendenti, a rischio di pignoramento del conto corrente.
In questo articolo guida vedremo in maniera dettagliata come funziona il pignoramento del conto corrente da parte dell’AdER, quando avviene, quali sono i limiti e come evitarlo.
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Quando l’Agenzia delle Entrate pignora il conto?
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione è l’ente preposto alla riscossione di tasse e contributi per conto dello Stato e degli enti creditori.
Prima di avviare la procedura esecutiva, l’AdER notifica al contribuente una cartella di pagamento contenente l’iscrizione a ruolo del debito, derivante dall’«elenco dei debitori e delle somme da essi dovute formato dall’ufficio ai fini della riscossione a mezzo del concessionario» come definito dall’art.10 Dpr 602/1973.
In pratica, nella cartella di pagamento notificata dall’agente di riscossione al contribuente saranno indicati:
- l’ammontare del debito iscritto a ruolo;
- l’intimazione ad adempiere al pagamento entro il termine di 60 giorni dalla notificazione della cartella;
- l’avvertimento che in mancanza di adempimento nei termini indicati l’agente della riscossione potrà avviare le procedure esecutive.
Se il contribuente non effettua il pagamento entro i termini, l’AdER avvia la procedura finalizzata alla riscossione coattiva delle somme iscritte a ruolo oltre che degli interessi e delle spese.
Come funziona pignoramento del conto corrente da Agenzia Entrate?
Prima di spiegare come funziona il pignoramento del conto corrente da parte dell’AdER, ricordiamo che si tratta di una procedura esecutiva che fa parte della categoria del pignoramento preso terzi, disciplinato dagli articoli 543 e seguenti del Codice di Procedura Civile e dall’art.49 del Dpr 602/197, comma 1 e 2. Quest’ultimo spiega che:
"Per la riscossione delle somme non pagate il concessionario procede ad espropriazione forzata sulla base del ruolo, che costituisce titolo esecutivo; il concessionario può altresì promuovere azioni cautelari e conservative, nonché ogni altra azione prevista dalle norme ordinarie a tutela del creditore. Il procedimento di espropriazione forzata è regolato dalle norme ordinarie applicabili in rapporto al bene oggetto di esecuzione, in quanto non derogate dalle disposizioni del presente capo e con esso compatibili; gli atti relativi a tale procedimento sono notificati con le modalità previste dall’articolo”.
La norma specifica dunque che la procedura attivata dall’agente della riscossione per il recupero di debiti fiscali non necessita dell’autorizzazione di un giudice: la cartella di pagamento è già un atto esecutivo. Vediamo di seguito i passaggi della procedura:
l’Agenzia delle Entrate-Riscossione invia la cartella di pagamento, con le modalità descritte nel precedente paragrafo;
- se entro 60 giorni dalla notifica il contribuente non ha effettuato il pagamento, l’AdER può avviare la procedura di pignoramento e invia l’atto di pignoramento alla banca o alla posta, invitando il contribuente a saldare il debito entro ulteriori 60 giorni;
- se il contribuente non paga, l’AdER può prelevare l’importo direttamente dal conto corrente.
Quanto può pignorare Agenzia delle Entrate sul conto corrente?
Le regole per il pignoramento del conto corrente variano in base a chi è il soggetto debitore: la legge impone infatti un limite massimo alla somma pignorabile dal conto bancario o postale di lavoratori dipendenti e pensionati e non ne fissa per tutti gli altri soggetti.
Con il pignoramento del conto corrente di lavoratori dipendenti e pensionati, possono essere bloccate solo:
- le somme presenti all’atto di notifica del pignoramento per la parte che eccede 1.404,84 euro, pari al triplo dell’assegno sociale mensile di 468,28 euro (nel 2022);
- le somme accreditate successivamente per la misura massima di 1/5, proprio come accade per lo stipendio o pensione.
In ogni caso, è la stessa Agenzia a ricordare che il pignoramento del conto corrente non riguarda l’ultimo stipendio o salario che resta sempre disponibile per qualsiasi necessità del debitore.
Nel caso di pignoramento del conto corrente di un lavoratore autonomo , invece, può essere bloccata una somma pari al 100%. La ratio di questa differenza risiede nel fatto che i proventi derivanti da attività di impresa o professionale sono variabili sia nell’importo che nelle modalità di percezione e per questo possono sfuggire dagli effetti del pignoramento. Nella determinazione del limite resta però sempre valido quanto disposto dall’art. 36 della Costituzione.
Quando non si può pignorare il conto corrente?
Alcune somme depositate sul conto corrente non possono essere pignorate e pertanto si possono prelevare. Si tratta di:
- pensioni di invalidità o di accompagnamento per disabili;
- conto dove l’unico accredito proviene da rendite di assicurazioni sulla vita;
- conto estero fuori dall’UE;
- conto legato a un fido bancario;
- conto corrente cointestato per la quota intestata alla persona non indebitata.
Come evitare il pignoramento del conto corrente
Il modo più semplice per evitare il pignoramento del conto corrente è quello di non avere soldi in giacenza e non farne confluire fino all’estinzione della procedura. Svuotare il conto corrente prima del pignoramento potrebbe però non essere una mossa risolutiva per evitare il blocco delle somme: un tale comportamento potrebbe infatti essere considerato fraudolento e potrebbe portare il Fisco a effettuare ulteriori indagini. Da tempo l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza effettuano controlli incrociati per scovare i falsi nullatenenti!
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