Qual è l’importo minimo del debito che fa scattare il pignoramento

Ilena D’Errico

18 Aprile 2025 - 23:32

Ecco qual è l’importo minimo dei debiti oltre cui può scattare il pignoramento, le tutele per creditori e debitori.

Qual è l’importo minimo del debito che fa scattare il pignoramento

Il pignoramento è uno strumento fondamentale per i creditori e ovviamente la paura più grande di chi ha debiti. Non tutti, però, conoscono precisamente il meccanismo e uno dei dubbi più diffusi riguarda l’importo minimo del debito per far scattare il pignoramento. Tante persone hanno delle convinzioni errate in proposito, trovandosi così in situazioni molto spiacevoli, dal debitore che si lascia cogliere impreparato al creditore che non sfrutta i metodi a disposizione per far valere i propri diritti. Ecco cosa c’è da sapere per evitare sorprese spiacevoli.

Il pignoramento per le cartelle esattoriali

Al giorno d’oggi gran parte dei cittadini con debiti si trova in queste condizioni per il mancato pagamento di imposte e tributi allo Stato e agli Enti locali, ricevendo così le cartelle esattoriali dall’Agenzia delle entrate - Riscossione. La buona notizia è che trattandosi di una procedura esecutiva avviata dallo Stato ci sono limiti ben precisi in tutela dei cittadini e il pignoramento non è sempre possibile. In particolare, l’ipoteca sui beni immobili può essere iscritta soltanto per debiti superiori a 20.000 euro. Per il pignoramento immobiliare, inoltre, il debito deve essere superiore a 120.000 euro. Non è in ogni caso possibile, per il Fisco, pignorare la prima casa del debitore se:

  • non è proprietario di altri immobili o quote di proprietà immobiliari;
  • la casa è adibita ad abitazione civile ed entro i locali con questa destinazione d’uso;
  • ha la residenza nell’immobile;
  • non si tratta di una casa di lusso.

La differenza tra i due limiti è dovuta al fatto che l’ipoteca è un passaggio preventivo fondamentale per arrivare al pignoramento (e così anche alla vendita forzata dell’immobile), ma pure uno strumento utile a imporre il pagamento al debitore per liberare la casa dall’onere. Queste regole permettono così a molti debitori di evitare l’azione forzata da parte dell’Ader, anche in modo poco collaborativo. I cittadini possono infatti pagare la parte del debito eccedente il limite per evitare l’ipoteca o il pignoramento in modo del tutto lecito, come confermato dalla Corte di Cassazione, a meno che i procedimenti siano già in corso. Chi ha un debito da 150.000 euro con il Fisco, per esempio, può pagare 30.001 euro e mettere al riparo i propri immobili dal pignoramento.

Pignoramento da parte di creditori privati

Le speciali regole appena viste per le cartelle esattoriali non si applicano agli altri debiti, tanto che i creditori privati possono agire in giudizio per qualsiasi credito riconosciuto legalmente senza limiti di importo. Non ci sono soglie di riferimento né particolari proporzioni da considerare rispetto ai beni pignorabili. Il creditore può quindi ottenere il pignoramento e la vendita anche di beni con un valore molto più elevato rispetto al credito (fermo restando che la differenza, al netto di spese legali e procedurali, va al debitore) senza problemi.

I privati possono pignorare anche la prima casa, indipendentemente dalle circostanze osservate per i debiti fiscali. Al più, la procedura può apparire poco conveniente per costi da anticipare, tempistiche e incertezza di risoluzione rispetto al patrimonio del debitore. Un pignoramento immobiliare ha un costo di almeno 5.000 euro, mentre per i pignoramenti mobiliari la cifra scende considerevolmente ma la garanzia di risolvere rapidamente la questione diminuisce altrettanto. Bisogna però sapere che nulla impedisce al creditore di avviare una procedura anche quando in apparenza poco proficua, soprattutto considerando che è poi il debitore a pagarne le conseguenze, sempre che abbia beni idonei.

Pignoramento di pensioni e stipendi

Riguardo al pignoramento mobiliare, ci sono ulteriori limiti da prendere in considerazione che limitano l’azione dei creditori. Le pensioni, in particolare, non possono essere aggredite oltre il minimo vitale, corrispondente al doppio dell’assegno sociale erogato dall’Inps. Per il 2025 il trattamento è di 538,68 euro al mese, pertanto può essere pignorata soltanto la pensione che supera i 1.077,36 euro e soltanto nella misura di un quinto calcolato sulla differenza. Il quinto è il limite massimo anche per il pignoramento dello stipendio, che tuttavia si considera sul totale netto della retribuzione indipendentemente dal suo valore e dal minimo vitale, legittimo anche su stipendi molto bassi. Se il creditore è l’Ader, tuttavia, il limite è di:

  • un decimo per gli stipendi entro i 2.500 euro;
  • un settimo per gli stipendi entro i 5.000 euro;
  • un quinto per gli stipendi oltre i 5.000 euro.

In caso di concorso tra più creditori non è comunque possibile superare la metà dello stipendio. Se il pignoramento avviene sul conto corrente, quindi con somme già accreditate, è aggredibile soltanto l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale. Per il 2025, quindi, bisogna sottrarre dal saldo 1.616,04 euro. Queste regole, tuttavia, non dipendono dall’importo del credito. Volendo, il creditore potrebbe agire anche per 1 euro. Allo stesso modo, il pignoramento è ammesso per debiti molto elevati, purché gli importi vengano sottratti gradualmente senza eccedere i limiti.

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