Italia sotto i riflettori: dai dati su Pil e inflazione fino agli avvertimenti di Visco sulla situazione economica italiana, quali rischi possono ancora mettere in difficoltà il Paese?
Nuovi dati macroeconomici importanti sull’Italia hanno rivelato come sta andando la ripresa del Paese.
Con un Pil in crescita e un’inflazione che riprende a scendere, le prospettive generali per la nostra nazione restano rosee, pur con punti interrogativi cruciali sul prossimo futuro.
Dal nodo Pnrr alla necessità di riformare la tassazione del lavoro e incidere di più sul potere di acquisto dei cittadini eroso da prezzi elevati per così tanto tempo, le insidie per l’economia italiana restano tante.
A richiamare l’attenzione su cosa serve davvero all’Italia per evitare crisi e crolli di fiducia è stato il governatore di Bankitalia Ignazio Visco nelle sue considerazioni finali.
Italia in dati: quanto cresce il Pil e dove va l’inflazione?
L’Istat ha aggiornato due importanti dati macroeconomici. Innanzitutto, il Pil del primo trimestre 2023 ha chiuso il periodo con un +0,6% rispetto al trimestre precedente e con un +1,9% a livello annuale.
I segnali, quindi, sono rimasti incoraggianti, con lo stesso istituto di statistica a commentare “la stima completa dei conti economici trimestrali conferma la ripresa dell’economia italiana nel primo trimestre del 2023 dopo la battuta d’arresto di fine 2022”.
Più prudente, invece, l’ottimismo sull’inflazione, ancora nei risultati preliminari, riferita a maggio. L’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,3% su base mensile e del 7,6% a livello annuale, da +8,2% del mese precedente. Istat ha chiarito:
“A maggio, secondo le stime preliminari, l’inflazione riprende a scendere, tornando, dopo la risalita registrata ad aprile, al livello di marzo 2023 (+7,6%). Il rallentamento appare ancora fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei Beni energetici, in particolare della componente non regolamentata, in calo su base congiunturale.”
Per quanto riguarda l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi, ha mostrato un rallentamento lieve (da +6,2% a +6,1%), così come minimo è stato il calo di crescita dei soli beni energetici (da +6,3%, registrato ad aprile, a +6,2%).
In rallentamento ci sono anche i prezzi annuali dei beni (da +10,4% a +9,5%) e, in misura minore, quella
dei servizi (da +4,8% a +4,6%). Il carrello della spesa ha visto un aumento dell’11,3%, minore del precedente 11,6% su base annuale.
Spiragli di ottimismo, quindi, ci sono per il nostro Paese, anche se l’attenzione non va diminuita. L’inflazione è ancora elevata e, per ora, sembra spinta al ribasso soprattutto dal drastico calo del prezzo del gas. Occorreranno altri segnali di raffreddamento per parlare di una svolta.
Visco richiama l’Italia: cosa fare ancora per evitare la crisi
Nel discorso di Ignazio Visco, pur confermando un generale clima di positività per la resilienza italiana nella ripresa economica del 2023, il governatore non ha rinunciato a lanciare avvertimenti.
Innanzitutto, sull’inflazione, “il ritorno all’obiettivo sarà più rapido e meno costoso se tutti – imprese, lavoratori e governi – contribuiranno a questo fine, rafforzando l’efficacia dell’indispensabile ancorché equilibrata normalizzazione monetaria. Le strategie di prezzo delle imprese giocheranno un ruolo fondamentale: simmetricamente a quanto avvenuto nella fase di rialzo dei corsi dell’energia del 2022, le recenti riduzioni di costo dovrebbero ora essere trasmesse ai prezzi dei beni e dei servizi”.
Il passaggio è un chiaro richiamo all’approccio delle aziende sui prezzi, poiché più che dalla spirale salari-prezzi, in Europa la spinta inflazionistica è arrivata maggiormente dai profitti più alti delle imprese. Così come hanno alzato i prezzi a fronte di un’energia molto costosa nel 2022, ora con il gas in crollo è bene ridimensionare i prezzi finali per i consumatori.
Molto importante è stato anche il commento sul mondo del lavoro in Italia. Visco ha sottolineato che:
“In molti casi, però, il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni ancora si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20 per cento. Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate; come negli altri principali paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale”
Una misura, quella del salario minimo, che Giorgia Meloni ha escluso dalla sua agenda appena un giorno fa. Attenzione massima, inoltre, va riposta alla produttività secondo Visco: “Quello che occorre per un recupero del potere d’acquisto - ammonisce il governatore, rivolgendosi sia alle parti sociali sia al governo - è una crescita più sostenuta della produttività”.
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Necessario, inoltre, un passaggio sul Pnrr: “Non c’è tempo da perdere. Si discute di presunte insufficienze nel dibattito collettivo riguardo al suo disegno, dell’orizzonte temporale limitato per il raggiungimento degli obiettivi, delle possibili carenze nella capacità di attuarne le misure, ma va sottolineato con forza che il Piano rappresenta un raro, e nel complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese”.
Un riferimento anche sulla crisi demografica, tema che sta diventando di pregnanza mondiale: “Entro il 2040 la popolazione residente si dovrebbe ridurre di due milioni e mezzo di persone; quella tra i 15 e i 64 anni di oltre sei...serve oltre che un allungamento dell’età lavorativa, un aumento del saldo migratorio...occorreranno politiche ben concepite di formazione e integrazione, indispensabili per l’inserimento dei migranti nel tessuto sociale e produttivo”.
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