Il numero speciale de L’Unità, quotidiano fondato da Antonio Gramsci, sarà firmato da Maurizio Belpietro, direttore più volte alla guida dei giornali di Berlusconi
Un “gesto gravissimo”. Sarà Maurizio Belpietro a firmare il numero speciale del quotidiano L’Unità di domani, sabato 25 maggio. L’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci, non va in edicola da due anni, ma deve fare uscire almeno un numero ogni dodici mesi affinché la testata non decada. Per il comitato di redazione la scelta dell’editore Piesse per il 2019 è “l’ultimo affronto”, comunicato soltanto ai giornalisti solo “pochi minuti prima che il giornale andasse in stampa”. Il cdr è da mesi impegnato in un confronto con la proprietà per riportare il quotidiano in edicola.
Belpietro direttore de L’Unità: “Gesto gravissimo”
È stato l’amministratore delegato di Piesse Guido Stefanelli a chiedere a Belpietro, direttore della Verità e di Panorama, di firmare il numero de L’Unità di quest’anno. La notizia è stata data dal comitato di redazione, che ha definito la decisione un “gesto gravissimo”. Maurizio Belpietro ha sempre avuto orientamenti politici molto lontani dalla sinistra, e ha collaborato con l’editore vicino a CasaPound in occasione dell’ultimo libro su Matteo Salvini, del quale ha scritto la prefazione.
Il cdr ha detto che “l’ultimo affronto alla storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci” è giunto nel pomeriggio, “all’improvviso e senza alcuna comunicazione” allo comitato stesso quando il numero speciale “era in chiusura”. “Si tratta di un gesto gravissimo, continua la nota del cdr, un insulto alla tradizione politica di questo giornale e della sinistra italiana”. Secondo il comitato di redazione la firma di Belpietro sarebbe inoltre una “violazione delle norme contrattuali”.
L’Unità firmata da Belpietro, PD prende distanze
Ma non sono soltanto le posizioni politiche di Belpietro ad aver indignato la redazione. Il direttore della Verità non solo è “un direttore da sempre apertamente schierato con la parte più conservatrice della politica italiana”, ma è stato “alla guida di giornali di proprietà di Silvio Berlusconi”, che alla sinistra hanno spesso rivolto “insulti e campagne d’odio”.
Oltre al cdr, è stato anche il responsabile comunicazione del PD, Marco Miccoli, a prendere le distanze dalla decisione dell’ad. Il Partito Democratico, ha detto Miccoli, non era assolutamente a conoscenza della scelta dell’editore de l’Unità di far firmare il numero in uscita a Belpietro. “È stata una furbizia di cattivo gusto”, ha detto Miccoli.
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