Bank of Japan interviene sui tassi con un rialzo, in parte inatteso: cosa ha deciso la banca centrale e quali aspettative dei mercati sulla mossa restrittiva?
Bank of Japan ha alzato i tassi in una decisione per lo più inaspettata e ha svelato un piano dettagliato per rallentare i suoi massicci acquisti di obbligazioni, compiendo un altro passo verso l’eliminazione graduale di un decennio di enormi stimoli.
La mossa, che ha sfidato le aspettative del mercato secondo cui la BoJ avrebbe mantenuto i tassi immutati, porta il suo tasso di riferimento a breve termine a livelli mai visti dal 2008.
Lo yen è salito fino allo 0,8% a un massimo di oltre tre mesi di 151,58 per dollaro subito dopo l’annuncio, sebbene abbia poi invertito quei guadagni e ora si sia indebolito sul biglietto verde I rendimenti sui titoli di Stato giapponesi a 10 anni sono scesi leggermente alla notizia.
Le azioni bancarie giapponesi hanno guidato il rialzo del Nikkei, con tassi più elevati che dovrebbero migliorare i margini di prestito e incrementare il reddito da investimenti per le banche.
Il passaggio del Giappone a una politica monetaria più restrittiva è in netto contrasto con l’ampia tendenza al ribasso dei tassi di interesse da parte di altre grandi economie, con la Federal Reserve sempre più propensa a tagliare i tassi a settembre, man mano che le pressioni sui prezzi negli Stati Uniti si attenuano. Nella serata di oggi la Fed si pronuncerà con la decisione di luglio e, probabilmente, con nuove indicazioni per settembre.
Bank of Japan, c’è la svolta con l’aumento dei tassi
La banca centrale giapponese ha aumentato il tasso di interesse di riferimento a “circa lo 0,25%” dal precedente intervallo compreso tra lo 0% e lo 0,1% e ha delineato il suo piano per ridurre gradualmente il programma di acquisto di obbligazioni.
Nel dettaglio, il cosiddetto restringimento quantitativo (QT) che sarà messo in pratica dimezzerà all’incirca gli acquisti mensili di obbligazioni, passando dagli attuali 6 trilioni di yen (19,6 miliardi di dollari) ai 3 trilioni di yen (19,6 miliardi di dollari) nel periodo gennaio-marzo 2026.
In una nota la BoJ ha specificato che l’aumento dei tassi si basava sulla convinzione che gli aumenti salariali si stessero ampliando, spingendo le aziende a trasferire i maggiori costi del lavoro sui prezzi dei servizi.
I prezzi all’importazione stanno nuovamente accelerando nonostante una recente moderazione, ha inoltre affermato la banca centrale, sottolineando la necessità di essere vigili sul rischio di un’inflazione eccessiva.
“Dato che i tassi di interesse reali sono a livelli significativamente bassi, la BoJ continuerà ad aumentare i tassi e ad adeguare il grado di accomodamento monetario se l’economia e i prezzi si muoveranno in linea con le sue ultime proiezioni”, ha dichiarato.
Nel rapporto trimestrale sulle prospettive, Bank of Japan ha sostanzialmente confermato la previsione fatta ad aprile, secondo cui l’inflazione sarebbe rimasta intorno al 2% fino all’anno fiscale 2026.
Da ricordare che nel 2016, la BoJ ha abbassato il tasso di interesse principale sotto lo zero nel tentativo di stimolare l’economia stagnante del Paese. Quando sono in vigore tassi negativi, le persone devono pagare per depositare denaro in banca. Sono stati utilizzati da diversi Paesi come un modo per incoraggiare a spendere anziché tenere i soldi nei conti deposito.
Cosa aspettarsi con tassi più alti in Giappone?
Stefan Angrick, economista senior di Moody’s Analytics ha commentato la mossa giapponese senza sorpresa, sottolineando che l’aumento dei tassi era ampiamente previsto dopo che i media nazionali avevano anticipato la decisione martedì sera.
“Ma questa mossa si scontra con una serie di dati economici negativi e con la mancanza di inflazione guidata dalla domanda”, ha aggiunto.
I dati ufficiali hanno mostrato che l’economia giapponese si è contratta del 2,9% su base annua da gennaio a marzo, mentre i prezzi al consumo sono aumentati del 2,6% a giugno, rispetto all’anno precedente, in misura inferiore alle attese.
“Nonostante la stagnazione della spesa dei consumatori, i funzionari monetari hanno inviato un segnale decisivo aumentando i tassi di interesse e consentendo una riduzione più graduale del bilancio”, ha osservato Frederic Neumann, Chief Asia Economist di HSBC.
La decisione avrà comunque ripercussioni sui mercati finanziari globali, dato lo status dello yen come valuta di carry trade principale. Charu Chanana, responsabile della strategia valutaria presso Saxo Markets ha commentato:
“La pressione sullo yen probabilmente continuerà se la Fed si terrà lontana da una chiara indicazione di un taglio dei tassi a settembre più tardi oggi. Le azioni giapponesi giustificano una posizione cauta e le banche saranno probabilmente deluse dal taglio più superficiale della BOJ agli acquisti obbligazionari”
Negli ultimi due anni e mezzo lo yen è crollato rispetto al dollaro, in parte a causa del rifiuto della BoJ di abbandonare una politica monetaria estremamente accomodante per sostenere l’economia, mentre altre banche centrali, tra cui la Fed, hanno aumentato i tassi per contrastare l’inflazione.
A inizio luglio lo yen ha toccato il livello più debole nei confronti del dollaro dal 1986, ma da allora si è rafforzato, innescando speculazioni sul fatto che il governo giapponese fosse intervenuto.
I riflettori sono quindi puntati sulla valuta giapponese e sulle mosse della banca americana. Gli analisti osserveranno anche quanto la politica monetaria restrittiva del Giappone impatterà sui rendimenti dei titoli di Stato nipponici e, quindi, sulla rilevante quota di debito estero detenuta dagli investitori nipponici. Con rendimenti più alti in patria, infatti, potrebbe innescarsi una svendita delle obbligazioni Usa e di altri Paesi.
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