Il guadagno è sempre figlio del livello di rischio assunto: vale nella vita privata come nella gestione dei propri soldi. Vediamo come.
In molti ambiti dell’agire umano i frutti raccolti sono proporzionali agli sforzi e ai rischi assunti nelle scelte fatte. Così capita che un dipendente guadagni meno del datore di lavoro, o che una persona dalle mani bucate si ritrovi meno risparmi sul conto rispetto a una oculata. Ordinaria amministrazione, si direbbe.
La massima non difetta neanche se applicata al campo degli investimenti. Chi ricerca protezione massima del capitale, certezza dello stesso sia a scadenza che prima e brevi orizzonti temporali, non può pretendere la luna. Qui si antepone la tranquillità al ritorno finale, quasi in ossequio alla regola calcistica: “prima regola, non prendere gol. Poi provare a farne almeno uno”.
Come alzare il rendimento sul reddito fisso?
I rendimenti sui bond sovrani investment grade stanno calando rispetto all’ultimo picco di periodo di 13 mesi fa, ottobre 2023. Per cui per tenere alta l’asticella del ritorno non resta che alzare la posta in gioco tra le varie alternative disponibili. Una di esse passa per la scelta di un emittente sovrano dal rating non proprio da primo della classe.
Ad esempio la cedola di questo titolo di Stato è del 4,625% ma vola al 6,06% il rendimento effettivo annuo lordo a scadenza in ossequio alla legge rischio-rendimento. Si tratta del bond sovrano rumeno con codice ISIN XS1968706876, di lunga durata e con data scadenza 3 aprile 2049. Come vedremo, il titolo coniuga alto rischio ad alto, potenziale ritorno sia periodico che complessivo.
leggi anche
Il BTP Futura 2028 oggi compie 4 anni e stacca la cedola a chi lo ha in portafoglio. Com’è andata finora?
Il rendimento annuo lordo effettivo a scadenza è 6,06%
Questa obbligazione, trentennale in origine, ha data godimento 09/04/2019 e data rimborso 03/04/2049, quasi tra 24 anni e mezzo. Di strada da fare in attesa del rimborso finale, quindi, ce n’è davvero ancora tanta altra.
La cedola nominale lorda, di periodicità annuale, è del 4,625%, pari al 4,046% al netto della ritenuta fiscale del 12,50% sugli interessi maturati. Al momento il rateo lordo maturato è quasi del 2,93%, il 2,56% netto.
Se la cedola è relativamente buona, anche perché va rapportata alla durata e al rating emittente, ancora meglio fa il suo rendimento. Il bond prezza sugli 81,90 centesimi, ben sotto cento, per un rendimento effettivo lordo e netto a scadenza del 6,06% e 5,39% (fonte: Borsa Italiana). Giusto a titolo di raffronto, il pari durata emesso dal Tesoro con ISIN IT0005363111 rende all’incirca il 4,04% effettivo annuo lordo a scadenza.
In teoria il bond rumeno garantirebbe un ritorno reale (cioè al netto di tasse, costi e inflazione) positivo sul lungo termine se l’inflazione media futura s’attestasse al 2%, l’obiettivo BCE.
leggi anche
Ecco un BTP buono per incassare il 4% di cedola annua nei prossimi 6 anni e provare a proteggere il capitale
La cedola di questo titolo di Stato è del 4,625% ma vola al 6,06% il rendimento effettivo annuo lordo a scadenza
Per comprendere la ratio dei rendimenti così generosi bisogna dare un doveroso sguardo ai potenziali rischi del bond in questione. L’analisi ci aiuterà a comprendere che il titolo è adatto solo all’investitore con adeguata propensione al rischio.
Il titolo non espone l’investitore nazionale al rischio di cambio perché è denominato in euro. Per il Governo di Bucarest si è trattata di un’emissione in valuta estera, la moneta comunitaria, considerato che quella interna domestica è il leu rumeno. La Romania infatti fa parte solo dell’UE dal 1° gennaio 2007, ma non dell’Eurozona.
Quanto al rating emittente, esso è pari a BBB– per S&Poor’s, Scope e Fitch, a Baa3 per Moody’s. In pratica siamo giusto al limite del non investiment grade. Quelli dell’Italia sono migliori giusto di una spanna.
In verità, tuttavia, i grossi rischi insiti nell’obbligazione sono misurati in termini di riserve valutarie, e quindi di forza dell’economia domestica, e geopolitici. Il Paese si scontra con un cronico saldo negativo delle partite correnti che inevitabilmente intacca le riserve in valuta estera con cui onorare i prestiti internazionali.
Quanto ai rischi geopolitici, ricordiamo che questo Stato dell’Est condivide più di 600 km di frontiera con l’Ucraina. Non è cosa da poco, e lo si comprende meglio al pensiero che a marzo 2022, agli inizi del conflitto, il bond sprofondò al minimo storico (ad oggi) sui 63 centesimi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA