La crisi del debito mondiale può finire nel peggiore dei modi, con possibili default di interi Stati. L’ultimo avvertimento di un economista, che mette in guardia sui rischi tra 10 anni.
La crisi del debito domina il contesto economico e finanziario attuale, minacciando la crescita globale e lasciando aperta la probabilità che i prossimi 10 anni saranno esplosivi.
L’ultimo allarmante avvertimento sul livello insostenibile e pervasivo dell’indebitamento è arrivato dall’economista statunitense Arthur Laffer, che su Cnbc non ha nascosto la preoccupazione sul debito mondiale da record, in grado di innescare la “morte fiscale” di alcuni Paesi.
I prestiti globali hanno raggiunto il record di 307.000 miliardi di dollari nello scorso settembre, secondo la rilevazione dell’Institute of International Finance. Sia i Paesi ad alto reddito che i mercati emergenti hanno visto un aumento sostanziale del loro debito, cresciuto di 100mila miliardi di dollari rispetto a dieci anni fa e in un contesto di tassi di interesse elevati (che si traducono in oneri maggiori per lo Stato che paga gli interessi).
Per questo, sono diversi gli esperti che lanciano l’allarme anche per le economie più resilienti come quella Usa: il debito è troppo elevato e le prospettive di crescita sono deboli. Cosa accadrà nei prossimi anni?
La crisi del debito è solo all’inizio ed è grave
Il mondo sta affrontando una crisi del debito che durerà per i prossimi 10 anni con scenari pessimi, ha avvertito l’economista Arthur Laffer su Cnbc.
“Prevedo che i prossimi 10 anni saranno il decennio del debito. Il debito a livello globale sta arrivando al culmine. Non finirà bene”, ha detto Laffer, presidente di Laffer Tengler Investments, società di consulenza sugli investimenti e sulla ricchezza.
Il debito mondiale è salito al 336% del Pil globale. Ciò si confronta con un rapporto medio debito/Pil del 110% nel 2012 per le economie avanzate e del 35% per quelle emergenti. Secondo il più recente rapporto sul monitoraggio del debito globale dell’Institute of International Finance, nel quarto trimestre del 2022 era pari al 334%.
“Poiché tassi più alti e livelli di debito più elevati spingono più in alto le spese per interessi pubblici, le tensioni sul debito interno sono destinate ad aumentare”, ha avvisato l’Institute of International Finance.
Mercati maturi come Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Francia sono stati responsabili di oltre l’80% dell’accumulo di debito nella prima metà dello scorso anno. Mentre nel caso dei mercati emergenti, Cina, India e Brasile hanno registrato gli aumenti più pronunciati.
L’economista ha avvertito che ripagare il debito diventerà sempre più difficile, poiché la popolazione nei Paesi sviluppati continua a invecchiare e i lavoratori scarseggiano.
“Ci sono due modi principali per affrontare questo problema: aumentare le tasse o far crescere l’economia più velocemente di quanto il debito si stia accumulando”, ha affermato. Tuttavia, le prospettive di crescita sono cupe.
Paesi sull’orlo del default: cosa aspettarsi con debiti sempre più alti?
Per far fronte al pagamento del debito, si stima che circa 100 Paesi dovranno tagliare la spesa per le infrastrutture sociali critiche, tra cui sanità, istruzione e protezione sociale.
Gli Stati che riescono a migliorare la propria situazione fiscale potrebbero trarre vantaggio dall’attrazione di manodopera, capitali e investimenti dall’estero, mentre quelli che non lo fanno potrebbero perdere talenti, entrate e altro ancora, secondo Laffer.
“Mi aspetto che alcuni dei Paesi più grandi che non affrontano i loro problemi di debito moriranno di una lenta morte fiscale”, ha detto Laffer, aggiungendo che alcune economie emergenti “potrebbero andare in bancarotta”.
Secondo l’International Debt Report 2023 della Banca Mondiale, nel 2022, l’ultimo anno in cui sono disponibili dati, i Paesi a basso e medio reddito hanno pagato la cifra senza precedenti di 443,5 miliardi di dollari per servire il loro debito pubblico estero e garantito.
“I livelli record di debito e gli alti tassi di interesse hanno portato molti paesi sulla strada della crisi”, ha affermato Indermit Gill, capo economista e vicepresidente senior del Gruppo della Banca Mondiale mesi fa.
Se i Paesi vanno in default sui propri debiti, ciò può causare panico sui mercati finanziari e rallentamenti economici. Il 2024 non è iniziato sotto i migliori auspici. Anche se le prospettive sono di tagli dei tassi, l’impatto di costi di finanziamento elevati si sta ancora palesando. E i conti pubblici faticano a stabilizzarsi.
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