Quanto è grave la crisi in Cina? Alcune risposte dagli economisti, che si dividono tra rialzisti e ribassisti sul futuro del dragone. Cosa accadrà al dragone?
La crisi economica in Cina appassiona e interroga analisti ed economisti di fama mondiale. La questione della ripresa del dragone dalla debolezza post-pandemia e correlata alle tensioni globali è infatti considerata cruciale per le sorti del mondo.
La serie di dati negativi ha innescato un’ondata di scetticismo nei confronti della seconda economia mondiale. La stessa Cina, tuttavia, non è disposta ad ammettere la sua fragilità. Il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato alla vigilia di Capodanno che l’economia della nazione è diventata “più resiliente e dinamica quest’anno”.
Nutrendosi di tale ottimismo, alcuni segnali di ripresa si sono intravisti, anche se i ribassisti sul destino cinese non sono stati pienamente convinti. Ad esempio, l’attività industriale è aumentata per il terzo mese consecutivo a gennaio, mentre il settore del lusso nazionale sembra risollevarsi.
Tali dati hanno suscitato speculazioni rialziste tra gli investitori, suggerendo che il consenso sulla Cina non è chiaramente uniforme, tra chi prevede una debolezza duratura e chi stima un rilancio a breve.
Pessimismo sulla Cina
L’economia cinese vacilla. Il settore immobiliare sta crollando, le pressioni deflazionistiche si stanno diffondendo in tutta la nazione e il suo mercato azionario ha resistito finora dopo un periodo turbolento quest’anno, con l’indice CSI 300 del Paese che ha cancellato circa il 40% del suo valore rispetto ai picchi del 2021.
Inoltre, i dati Pmi di gennaio pubblicati dall’Ufficio nazionale di statistica cinese hanno mostrato che l’attività manifatturiera si è contratta per il quarto mese consecutivo, guidata dal crollo della domanda.
In questo contesto, le previsioni pessimiste sul dragone non mancano. Allianz, per esempio, ha invertito la sua visione ottimistica della Cina, stimando ora che l’economia di Pechino crescerà in media del 3,9% tra il 2025 e il 2029. Un dato in calo rispetto alla previsione del 5% prima dello scoppio della pandemia di Covid-19.
L’ex funzionario del Fondo monetario internazionale, Eswar Prasad, ha dichiarato a Nikkei Asia che “la probabilità che il Pil della Cina un giorno supererà quello degli Stati Uniti è in ribasso”.
Nel frattempo, il principale economista e consulente di Allianz Mohamed El-Erian ha evidenziato la deludente performance del mercato azionario cinese rispetto a quelli degli Stati Uniti e dell’Europa.
Pechino in stagnazione
Il premio Nobel Paul Krugman è stato tra alcune delle voci più ribassiste nei confronti della Cina, affermando che il Paese sta entrando in un’era di stagnazione e delusione.
“Si supponeva che la Cina avrebbe dovuto prosperare dopo aver revocato le sue rigorose misure “zero-Covid”, ha scritto Krugman in un recente editoriale del New York Times. Ma ha fatto esattamente il contrario.
Dalla leadership non all’altezza all’elevata disoccupazione giovanile, il dragone si trova ad affrontare venti contrari da ogni angolo, ha affermato Krugman. E l’inciampo economico del Paese non è un caso isolato e potrebbe diventare un problema di tutti, ha avvertito.
Bomba immobiliare cinese
Il Fondo monetario internazionale prevede che la domanda immobiliare in Cina diminuirà del 50% nei prossimi dieci anni. Il segnale di uno tsunami è chiaro e già evidente.
Il famoso gestore di hedge fund e fondatore della Hayman Capital, Kyle Bass, ha sottolineato che il mercato immobiliare fortemente indebitato del Paese ha innescato un’ondata di default tra gli sviluppatori pubblici. Questo è un problema, dato che il mercato immobiliare cinese può rappresentare fino a un quinto del Pil nazionale.
Bass, riferendosi al mercato immobiliare cinese in preda alle insolvenze ha allertato: “La Cina peggiorerà molto, non importa quanto i loro regolatori dicano: ‘proteggeremo gli individui dalle vendite allo scoperto dannose’”. “L’architettura di base dell’economia cinese è rotta”, ha aggiunto.
Chi è ottimista sulla Cina?
Il quadro cupo sulla Cina, tuttavia, non è condiviso da tutti.
L’Institute of International Finance ha affermato che Pechino ha la capacità politica di spingere l’economia verso il suo potenziale di crescita e si è attenuta alle previsioni di consenso per un Pil a +5% nel 2024, in un recente post. Questa visione, tuttavia, dipende da un sufficiente stimolo dal lato della domanda. Gli ultimi dati sul Pil cinese per gli ultimi tre mesi del 2023 hanno mancato le stime degli analisti, con una cifra del 5,2%.
Allo stesso tempo, Marko Papic, partner e capo stratega del Clocktower Group, ha adottato una visione ottimistica a breve termine nei confronti delle azioni cinesi. In un’intervista alla CNBC del 7 febbraio, Papic ha affermato di prevedere che i titoli del dragone aumenteranno almeno del 10% nei prossimi giorni, mentre i funzionari segnalano misure di sostegno per mercato azionario in crisi.
“Un rally del 10-15% delle azioni cinesi è probabile nei prossimi giorni di negoziazione”, ha affermato Papic.
Anche la JPMorgan Private Bank ha delineato scenari rialzisti per la Cina in un post recente. “Nonostante il calo del sentiment del mercato azionario e i persistenti problemi con il mercato immobiliare, alcuni segmenti dell’economia cinese hanno dimostrato la loro resilienza”, si legge.
La banca ha affermato che il ruolo cruciale della Cina come produttore globale difficilmente diminuirà, aggiungendo che la domanda ciclica per le sue esportazioni potrebbe rimanere intatta.
Guardando al futuro, gli ostacoli da superare per il dragone non mancano. Resta però da vedere se avrà la potenza di fuoco necessaria per farlo.
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