Purtroppo, nel quadro economico odierno, chi è interessato a effettuare un contenzioso bancario è soprattutto l’imprenditore in stato di crisi che di certo non possiede grandi risorse.
Negli ultimi dieci anni, quelli della progressiva crisi che ha investito tutti i settori produttivi del nostro Paese, la percezione nei confronti delle banche è mutata radicalmente. Da una cultura medievale del vassallaggio bancario, in cui le banche erano considerate intoccabili e parte dei poteri forti, si è passati a una sensibilità diametralmente opposta. Adesso le banche sono viste come soggetti attaccabili, non infallibili e di certo non sacri come lo erano stati per decenni.
In questa nuova accezione condivisa hanno trovato spazio molte società che, in modi più o meno opinabili, hanno effettuato azioni commerciali ‘spinte’ al fine di collocare perizie «econometriche», «inoppugnabili», «certificate», «legali», «brandizzate» e così via.
Meglio chiarirsi subito: la perizia all’interno di un contenzioso bancario, o in una fase conciliativa con un istituto di credito, è un evento di evidente importanza, ma non per forza necessario. Essa è finalizzata a rispondere a quesiti posti dal committente (perizia di parte) o dal giudice (perizia d’ufficio).
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