I sacrifici fatti sul piano fiscale non sono stati diretti al risanamento del deficit commerciale strutturale con l’estero, mentre il vincolo dell’euro rimane insuperabile.
Non è tutt’oro ciò che riluce: i numeri dell’economia di un Paese vanno letti tutti, non solo quelli che fanno comodo al governo in carica.
Vale per tutti, questa regola, anche per la Grecia che si vanta di aver raddrizzato i conti della finanza pubblica fuori controllo, che l’avevano condotta al default dopo la crisi del 2010: in vista della adesione all’euro, aveva adottato una serie di trucchi contabili che alla fine non potevano più essere nascosti.
La verità è che la Grecia era stata intossicata per anni dal debito estero, concesso con larghezza e ad alti tassi di interesse dall’estero, utilizzando le banche interne per erogare il credito alle famiglie che aveva drogato l’economia. Lo Stato greco aveva fatto altrettanto nel tripudio generale, fino allo scoppio della crisi finanziaria, pilotata dall’estero per far deflagrare l’euro: l’abbandono, anche solo temporaneo della moneta unica, avrebbe scatenato una incontenibile pressione sull’Italia che avrebbe travolto il disegno europeo. [...]
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