Guerra dei chip contro la Cina si allarga: quali rischi?

Violetta Silvestri

28/01/2023

La lotta per il dominio nel settore dei chip tra Usa e Cina si aggrava e trova nuovi alleati contro Pechino: Giappone e Paesi Bassi si accordano con Washington per arginare il settore tech cinese.

Guerra dei chip contro la Cina si allarga: quali rischi?

La guerra dei semiconduttori che gli Usa porta avanti contro la Cina ha raggiunto una nuova tappa. E Washington incassa un punto a suo favore.

Nel dettaglio, il Giappone e i Paesi Bassi limiteranno le esportazioni di strumenti e apparecchiature per la produzione di chip verso il dragone dopo aver raggiunto un accordo con gli Stati Uniti ideato per rendere più difficile per l’esercito cinese sviluppare armi avanzate.

L’obiettivo dell’amministrazione Biden è limitare lo sviluppo del tech - applicato anche all’ambito militare -e dominare nel settore a danno proprio della potenza asiatica, in quella che ormai è una guerra tra i giganti dell’economia mondiale.

Cosa si rischia con il conflitto dei chip in corso - e ora allargato - contro la Cina?

Nuovi alleati Usa contro la Cina per il dominio dei chip

L’accordo tra Usa, Giappone e Paesi Bassi arriva tre mesi dopo che Washington ha imposto controlli unilaterali sulle esportazioni che hanno impedito alle società statunitensi di vendere apparecchiature avanzate per la produzione di chip a gruppi cinesi.

Nei tre Paesi hanno sede le più importanti aziende produttrici di apparecchiature per la produzione di chip, tra cui l’olandese ASML, la giapponese Tokyo Electron Ltd. e la statunitense Applied Materials Inc, che ora si vedono costrette a ridisegnare le relazioni commerciali con il divieto di vendere in Cina.

Da ricordare che i semiconduttori sono parte integrante dell’industria elettronica e militare e vengono utilizzati in molti beni di cruciale importanza, quali in apparecchiature e dispositivi elettronici inclusi diodi, transistor, circuiti integrati, prodotti di consumo come telefoni cellulari, laptop, console di gioco, microonde, automobili. Non è un caso che alcuni analisti li considerino il nuovo petrolio.

Non sono trapelate informazioni dettagliate e ufficiali sull’accordo, a testimonianza del tema molto delicato. Secondo fonti Bloomberg, i Paesi Bassi amplieranno le restrizioni su ASML Holding NV, che le impedirà di vendere almeno alcune delle sue cosiddette macchine per litografia ultravioletta profonda, fondamentali per realizzare alcuni tipi di chip avanzati e senza le quali i tentativi di creare linee di produzione potrebbero essere impossibili. Il Giappone imposterà limiti simili a Nikon Corp.

Lo sforzo congiunto amplia le restrizioni che l’amministrazione Biden ha svelato a ottobre e miravano a limitare la capacità della Cina di produrre i propri semiconduttori avanzati o di acquistare chip all’avanguardia dall’estero che aiuterebbero le capacità militari e di intelligenza artificiale.

Tutti contro la Cina sui semiconduttori, ma con quali rischi?

Fiona Lim, stratega di Malayan Banking Berhard a Singapore ha commentato che questo allargamento del fronte Usa contro la Cina nella lotta per la leadership tech mondiale, imposta la prossima escalation nella guerra tecnologica Usa-Cina in modo un po’ più significativo e potrebbe indebolire un po’ il sentimento dello yuan nel breve termine.

Intanto, Pechino ha presentato una controversia con l’Organizzazione mondiale del commercio a dicembre volta a ribaltare i controlli sulle esportazioni imposti dagli Stati Uniti.

Anche l’amministratore delegato di ASML ha avvertito che la campagna americana potrebbe avere conseguenze indesiderate. Il 25 gennaio, il CEO Peter Wennink ha affermato che le misure di controllo delle esportazioni guidate dagli Stati Uniti contro la Cina potrebbero alla fine spingere Pechino a sviluppare con successo la propria tecnologia in attrezzature avanzate per la produzione di chip.

“Se non possono ottenere quelle macchine, le svilupperanno da sole” ha detto in un’intervista a Bloomberg News. “Ci vorrà del tempo, ma alla fine ci arriveranno”.

Cosa accadrà? Un’analisi dell’esperto Ispi Tentori di ottobre 2022 sottolineava:

“Molto probabilmente assisteremo a una crescente divisione in blocchi, con regionalizzazione di filiere quantomeno nei settori hi-tech. Per la Cina l’export pesa sempre meno in rapporto al Pil (oggi è al 20% rispetto al 35% del 2007) e la tendenza tra i vari blocchi sarà quella di rendersi meno dipendenti gli uni dagli altri. Attenzione però, perché se da un lato gli Usa cercano di tagliare fuori la Cina dalle fasi “a valle” della filiera dei chip, Pechino controlla ancora quelle “a monte”, ovvero le materie prime necessarie per realizzare i semiconduttori (la Cina detiene il 35% della capacità di raffinazione globale di nichel, tra il 50-70% di litio e cobalto e oltre il 90% di terre rare). Inoltre, non è affatto scontato che gli alleati occidentali seguano gli Usa in questo allontanamento dalla Cina.”

Per ora, lo hanno fatto Giappone e Paesi Bassi. Ma gli equilibri sono tutt’altro che riscritti. Il settore chip è destinato a essere uno dei più caldi dei prossimi anni.

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