Con una disoccupazione di poco superiore al 2%, le realtà produttive della Svizzera sono costrette a cercare all’estero le nuove risorse da immettere nel mercato del lavoro.
In Svizzera, tre aziende su quattro (il 76%) hanno serie difficoltà a coprire i posti di lavoro disponibili. Per trovare nuove risorse, il 63% ha già orientato le proprie ricerche di personale all’estero. Il dato è emerso da una recente inchiesta pubblicata dal giornale economico ticinese Moneymag.ch.
I problemi della Svizzera con la disoccupazione ai minimi
Stando ai risultati, in Svizzera le prospettive occupazionali per il secondo trimestre 2023 non sono mai state così floride.
A febbraio la disoccupazione nel Paese era del 2,1%. Eppure, la carenza di risorse umane da immettere nel mondo del lavoro rischia di raffreddare gli entusiasmi di chi guarda con ottimismo ai prossimi mesi. Nel secondo trimestre del 2023, si prevede che il 44% delle aziende debba assumere nuovo personale. Una situazione tutto sommato generalizzata, che coinvolge sei regioni svizzere su sette. Unica eccezione, il Canton Ticino, che lamenta una flessione delle proprie prospettive occupazionali, passate dal 45% al 19%, dato comunque più alto se raffrontato a quello del 2022.
Il fattore flessibilità come nodo del mercato del lavoro svizzero
Secondo Jan Jacob, country manager Manpower Svizzera, per trattenere i propri collaboratori le aziende elvetiche devono considerare maggiormente le esigenze dei dipendenti, offrendo condizioni di lavoro più attraenti e soprattutto più flessibili.
I profili più richiesti dal mercato del lavoro svizzero sono bene o male quelli che vengono richiesti anche in Italia. Ai primi posti spiccano le competenze informatiche, seguite dagli specialisti nel campo delle risorse umane e della logistica. In tema di soft skills - molto quotate nel mercato rossocrociato - vengono richieste attitudini al problem solving, la capacità di esprimere senso di responsabilità e pensiero critico. Merce rara tra i candidati, dove pare siano mancanti anche creatività, lavoro di squadra, adattabilità e potenziale di leadership.
La soluzione? La formazione
Allenare le risorse già attive in azienda a sviluppare queste competenze pare sia oggi la soluzione più quotata tra le imprese. Il 57% delle realtà produttive punta sulla formazione, ma questo non basta. Ci sono molti settori che lamentano una carenza cronica di figure specializzate.
Nel comparto «Servizi di comunicazione», ad esempio, le intenzioni di assunzione nel Q2 superano ampiamente il 50%. Per non parlare poi dell’ambito dei servizi sanitari e dell’assistenza, dove gli operatori qualificati sono tra i più ricercati. A questi si aggiungono le imprese che operano nel filone dell’ «Energia e servizi di pubblica utilità» (39%).
La ricerca oltre confine
Per riempire i posti vacanti, dunque, non resta che attivare la ricerca di personale all’estero. Non a caso i frontalieri - coloro cioè che ogni giorno passano la dogana elvetica per recarsi al lavoro - sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni. L’ultima rilevazione di febbraio certificata dall’Ufficio federale di statistica della Confederazione riferiva di 380.000 persone, un volume mai così alto che rappresenta il 7,3% della popolazione professionalmente attiva in Svizzera. Di questi, gli italiani rappresentano quasi un quarto del totale (23%), preceduti solo dai francesi (56%) e seguiti dai tedeschi (17%).
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