“Le banche ci porteranno alla recessione”: l’accusa del premio Nobel Joseph Stiglitz

Chiara Esposito

18 Marzo 2023 - 15:56

Stiglitz critica la Federal Reserve e parla di mosse rischiose per la tenuta del sistema. La Bce invece per l’economista si sarebbe mossa «di conseguenza».

“Le banche ci porteranno alla recessione”: l’accusa del premio Nobel Joseph Stiglitz

I recenti sconvolgimenti del sistema economico, anticipati dal fallimento di importanti istituti di credito internazionali, vedono oggi il commento del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz che si scaglia in particolare contro il probabile ennesimo rialzo del costo del denaro da parte della Federal Reserve. Le sue affermazioni più nette hanno visto incolpare l’ente statunitense di tracciare una “via diretta verso la recessione”.

Intervistato dal quotidiano Repubblica, Stiglitz ha parlato a lungo di come gli errori strategici che ci avrebbero condotto fin qui non siano immediatamente visibili quanto da rintracciarsi in una condotta storica poco prudente. Proprio la Fde, avendo mantenuto tassi a zero e inondato il mercato di liquidità per un decennio, avrebbe favorito “avventure finanziarie spericolate e rischiose”.

Meno duro invece il giudizio sull’operato della Bce, difesa poi anche dall’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria che contestualizza la scelta della banca sull’aumento dei tassi.

Il commento di Stiglitz contro le iniziative della Fed

Il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz boccia su tutta la linea l’operato delle grandi banche centrali, in particolare guardando alle mosse della Federal Reserve. A suo parere le autorità monetarie di Usa ed Europa avrebbero sbagliato a decifrare le caratteristiche dell’inflazione e le sue cause dando vita così a risposte ancor più critiche:

“I rialzi dei tassi sono la via più sbagliata per combattere l’inflazione”.

Gli occhi di tutti gli analisti del settore tuttavia sono puntati sui prossimi passi della banca americana che, sempre secondo Stiglitz, potrebbe finalmente decidere di rallentare il suo percorso di aumento del costo del denaro limitando il rialzo allo 0,25% (la metà di quanto preventivato). Questo però non sarebbe sufficiente a sanare la precedente carenza di vigilanza sulle condizioni di banche piccole e medie, emerse in primo luogo con il fallimento della Silicon Valley Bank.

«La colpa è della deregulation voluta da Trump» prosegue Stiglitz sottolineando la complicità dell’attuale presidente Fed, Jerome Powell, con l’ex presidente.

Bce con le mani legate: il parere di Tria

Questa panoramica mette in luce però la reale condizione in cui si trovano ad operare le altre banche centrali, soprattutto la Bce. Pur spendendo parole poco lusinghiere sul suo operato complessivo infatti Stiglitz tenta di contestualizzarne le decisioni parlando di «scelta obbligata» per tenere il passo con l’omologo USA.

Opinione analoga quella dell’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria che ha rilasciato diverse dichiarazioni a La Stampa in merito:

“Né coraggio né incoscienza dalla Bce. Avevano detto che avrebbero agito guardando l’andamento dell’inflazione, non mi pare che sotto quell’aspetto le prospettive siano così ottimistiche come erano state rappresentate solo qualche mese fa. Così Francoforte ha tenuto il punto. D’altra parte cosa poteva fare? Chi governa il gioco è la Federal Reserve americana che continua ad alzare i tassi. Anche per cercare di stabilizzare i cambi e limitare di incrementare l’inflazione importata non credo che la Bce potesse fare altro”.

Il parere dell’Ocse sul caso

In questo teatro di opinioni si affaccia poi il monito dell’Ocse che afferma - o meglio impone - alle banche centrali di proseguire con l’aumento dei tassi:

“Le politiche monetarie devono restare restrittive fino a quando non si osserveranno chiari segni di riduzione duratura delle tensioni inflazionistiche sottostanti”.

Queste parole giungono in concomitanza della presentazione a Parigi dell’Oecd Interim Economic Outlook, occasione in cui l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sottolinea come «nuovi aumenti dei tassi di interesse restino ancora necessari in numerose economie, in particolare negli Stati Uniti e nella zona euro».

Ulteriore nota a margine dell’evento è la considerazione dell’organismo internazionale sulle misure volte a contenere l’impatto dei prezzi alimentari e dell’energia. La richiesta è che gli aiuti siano «più mirati per chi ne ha più bisogno» perché «un miglior target e un’opportuna riduzione del livello globale degli aiuti contribuirebbe a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche, a tutelare gli incitamenti a ridurre il consumo di energia e a contenere un rilancio della domanda in periodi di elevata inflazione».

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