Le tasse più assurde che si pagano in Italia

Patrizia Del Pidio

26/06/2024

L’Italia è il Paese delle tasse, ma quello che non tutti sanno è che esistono decine di balzelli che rasentano l’assurdità. Vediamone una carrellata.

Le tasse più assurde che si pagano in Italia

Quali sono le tasse più assurde che si pagano in Italia? L’evasione fiscale nel nostro Paese è un problema che sembra impossibile da sradicare, ma va detto anche che dobbiamo fare i conti tutti i giorni con una lista di tributi che, oltre a essere molto lunga, alle volte rasenta l’assurdo.

Uno dei balzelli più odiati dagli italiani è, senza ombra di dubbio, il bollo auto che, se si dovesse fare una classifica, molto probabilmente, meriterebbe il pari posto con il canone Rai. Si tratta in entrambi i casi di balzelli sul patrimonio senza considerare che i soldi utilizzati per acquistare sia automobile che Tv sono stati assoggettati a tassazione nel momento del guadagno e che sul costo di acquisto gravava anche l’Iva.

Al di là di questi due tributi che, seppur odiati e odiosi, sono in qualche modo giustificati (tassa di circolazione e canone per finanziare, in parte, la Tv di Stato), ce ne sono altri che siamo costretti a pagare pur essendo assurdi.

Tasse assurde e insensate che paghiamo

L’Italia, probabilmente, detiene un triste primato: quello di avere un numero così ampio di tributi insensati e assurdi. Si tratta di balzelli che non rendono moltissimo all’Erario, ma risultano fastidiosi e costosi per i cittadini (che devono versarli) e per lo Stato (che deve pretenderli). Si tratta di tributi che magari in passato potevano avere un senso, ma che oggi non ce l’hanno più (e che probabilmente la riforma fiscale in atto andrà a cancellare).

Dalla tassa sui morti a quella sull’ombra, dal balzello sui gradini e quello sulla raccolta dei funghi, si tratta di un elenco tristemente lungo (e inutile) che andremo a illustrare di seguito.

Tassa sui morti

Non esiste una vera tassa sui morti, ma morire costa in ogni caso. Non ci sono tasse da versare quando un familiare viene a mancare, ma ci sono una serie di spese da sostenere come, ad esempio, la spesa del certificato di constatazione del decesso che deve rilasciare la Asl e che si paga. Senza contare i diritti da versare al Comune per i funerali, il costo dell’eventuale cremazione o di sepoltura e sulla concessione dei loculi.

Tassa sui gradini

Non grava su tutti gli italiani, ma in alcune realtà locali è un balzello che è stato riesumato e che devono versare tutti coloro che hanno scale che partono dalla strada o dal marciapiede e portano fino al portone di ingresso dell’abitazione. Altro non è che la Tosap, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico.

Tassa sull’ombra

Lo stesso principio che regola la tassa sui gradini è quello che fa esistere la tassa sull’ombra che deve pagare chiunque abbia una tenda esterna che getti ombra sul marciapiede (i negozi, ad esempio). In questo caso pur essendo sospesa in aria la tenda, il proprietario è tenuto a versare l’imposta per l’occupazione del suolo pubblico.

In ogni caso non è una tassa a livello nazionale ed è applicata a discrezionalità dei Comuni.

Tassa sui ballatoi, esiste?

Esiste anche una tassa su balconi e ballatoi, qualora questi ultimi facciano ombra sulla pubblica via. Lo spazio pubblico occupato è tassato anche quando ci si trova in presenza di tende o insegne pubblicitarie. La legge che regola la Tosap, ovvero il decreto legislativo 507 del 1993 che all’articolo 38, comma 1 recita:

Sono soggette alla tassa le occupazioni di qualsiasi natura, effettuate, anche senza titolo, nelle strade, nei corsi, nelle piazze e, comunque, sui beni appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dei comuni e delle province

Al comma 2, invece, precisa che sono soggetti alla Tosap anche gli spazi occupati che sono sopra il suolo pubblico con l’esclusione di

balconi, verande, bow-windows e simili infissi di carattere stabile, nonché le occupazioni sottostanti il suolo medesimo, comprese quelle poste in essere con condutture ed impianti di servizi pubblici gestiti in regime di concessione amministrativa.

La Legge di Bilancio 2021, però, ha abrogato il comma 2 rendendo, di fatto, possibile che i Comuni richiedano (a loro discrezione) il pagamento della Tosap anche sull’ombra prodotta dai balconi che prima non era tassata.

Tassa sui funghi, di cosa si tratta?

Anche per chi raccoglie funghi è prevista una tassa? Non è proprio così visto che quello che si è chiamati a pagare è l’imposta di bollo sul permesso rilasciato per raccogliere i funghi. La questione, quindi, non è che se non paghi la tassa non raccogli funghi, ma che prima di cimentarsi nella raccolta è necessario seguire un corso (per imparare a riconoscere i funghi commestibili da quelli velenosi) al termine del quale viene rilasciato un permesso (sul quale è necessaria l’imposta di bollo).

Si paga la tassa sul tricolore?

Una bufala circolata per anni vuole che per esporre la bandiera italiana sul balcone o alla finestra, si debba versare una tassa di 140 euro. La convinzione viene da quanto accaduto a un albergatore di Desio costretto a pagare 280 euro per aver esposto fuori del suo albergo una bandiera italiana e una europea. In quel caso, però, la norma era stata sviata e applicata erroneamente tanto che la società di riscossione tributi si è scusata con l’albergatore promettendo anche di restituire i soldi erroneamente incassati. La tassa in questione, infatti, era sulle affissioni pubblicitarie e non riguarda il nostro tricolore (che però deve sempre essere esposto con decoro e non deteriorata).

Sulle Faq del cerimoniale per esporre la bandiera pubblicate dal Governo, infatti, si legge che:

La normativa vigente (L. 5 febbraio 1998, n. 22 e D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121) regola l’utilizzo e l’esposizione della bandiera nazionale e della bandiera dell’Unione Europea. In particolare la Legge 22/1998 detta disposizioni generali sull’uso delle bandiere, mentre il DPR 121/2000 costituisce “Regolamento del governo sull’uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell’Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici”. Non esiste al riguardo una normativa specifica che stabilisca un regime autorizzatorio rivolto ai privati, i quali pertanto hanno facoltà di scegliere autonomamente l’eventuale esposizione del tricolore. Valgono per essi comunque le regole generali stabilite dalla normativa citata, come asserito in particolare dall’art. 1, comma 2 della Legge 22/1998: “(…)Le disposizioni della presente legge costituiscono altresì norme generali regolatrici della materia (…)”.
Vi è pertanto l’obbligo, per chiunque esponga la bandiera nazionale di rispettarne il decoro (“Le bandiere sono esposte in buono stato e correttamente dispiegate; né su di esse, né sull’asta che le reca, si applicano figure scritte o lettere di alcun tipo”, art. 9 del DPR 121/2000).
La medesima normativa non prevede specifiche sanzioni per la mancata osservanza delle prescrizioni descritte, ma resta salvo quanto stabilito dall’art. 292 del codice penale, così come modificato dall’art. 5 della Legge 24 febbraio 2006, n. 85: “(…) Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni. Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali”.

La tassa sulle paludi

Anche quella sulle paludi è una tassa che ha oltre 100 anni di vita ed è stata prevista da un Regio Decreto del 1904. La stessa prevedeva il pagamento di un contributo per la bonifica delle paludi che le hanno trasformate in terre coltivabili. Non ovunque, ma si paga ancora. I cittadini di Napoli che vivono tra Poggioreale, Ponticelli, centro e stazione sono chiamati a versare 17 euro l’anno a titolo di contributo. Ci sono, poi, Comuni più piccoli, come San Giovanni Valdarno (in provincia di Arezzo) in cui il comitato di bonifica contatta tutti gli anni i proprietari di immobili con una missiva contenente bollettini postali che, se non pagati, generano cartelle esattoriali.

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