Il gruppo della distribuzione organizzata Leclerc accusa l’Italia di opporsi all’approvazione del Nutriscore, il sistema di classificazione degli alimenti francese.
Si alza lo scontro a livello europeo sul famigerato Nutriscore, che a detta di tutti penalizzerebbe il Made in Italy, favorendo, con il suo metodo di valutazione di salubrità, prodotti della grande distribuzione e considerati da molti come “cibo spazzatura”.
Il sistema cosiddetto “a semaforo” incontra il benestare dei grandi gruppi alimentari francesi, tedeschi e svizzeri. Dopo gli interventi a suo favore da parte di Nestlé e Danone, che avevano preparato mesi fa un documento a favore del Nutriscore, sottoscritto da una cinquantina di scienziati, adesso un altro grande gruppo della grande distribuzione francese, Leclerc, accusa l’Italia di opporsi a esso. Sembrerebbe un paradosso, se la questione non riguardasse da vicino un settore così vitale per l’economia italiana, già duramente colpito prima dalla pandemia e ora dal caro bollette. Invece è proprio questa l’accusa lanciata dal Ceo del grande gruppo della distribuzione oltralpe, Michel-Edouard Leclerc.
La campagna francese a favore del Nutriscore
In Francia, l’UFC-Que Choisir, l’associazione dei consumatori francesi, ha fatto partire dal 12 ottobre una massiccia campagna in favore del Nutriscore, etichettatura fronte-pacco a semaforo che rischia, se approvata in Europa, di danneggiare i prodotti italiani e di favorire i cibi lavorati dell’industria alimentare delle multinazionali.
Per supportare questa iniziativa, è intervenuto anche Michel-Edouard Leclerc, patron dell’omonima catena, che ha pubblicato un video sul suo profilo Twitter poi ricondiviso da Serge Hercberg, il «padre» del Nutriscore, che ha promosso l’iniziativa dell’imprenditore scrivendo: «Bravo Leclerc per il suo supporto al Nutriscore e all’azione di UFC-Que Choisir, per renderlo obbligatorio in Europa e denunciare chiaramente le lobby che si oppongono e rifiutano ai consumatori una reale trasparenza sulla qualità nutrizionale degli alimenti».
Bravo @Leclerc_MEL pour votre soutien au #NutriScore et à l'action de @UFCquechoisir pour le rendre obligatoire en Europe et pour dénoncer clairement les lobbys qui s'y opposent et refusent aux consommateur une vraie transparence sur la qualité nutritionnelle des aliments https://t.co/Fe0kxTm1UO
— Hercberg Serge (@HercbergS) October 14, 2022
Leclerc, infatti, nel suo post, attacca direttamente la presunta “lobby italiana”, giudicata «infernale» perché minaccia l’approvazione del Nutriscore, che in Europa, grazie alla fiera opposizione di FdI e Lega e con l’appoggio di molti Paesi soprattutto dell’est europeo, sta perdendo terreno contro le possibili alternative.
Secondo Leclerc questo sistema di etichettatura è «vantaggioso per il consumatore» e non solo, visto che consente di «evolvere il modello alimentare senza calare le vendite». Leclerc ribadisce che «dobbiamo bloccare questa lobby che vuole bloccare il Nutriscore» e si impegna «insieme ai miei colleghi della distribuzione per sostenere l’iniziativa».
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L’opposizione italiana al Nutriscore
Immediata la reazione da parte del nostro Paese contro quelle che sembrano attacchi pretestuosi e ingiusti.
«La battaglia sul Nutriscore non è una battaglia contro un altro Paese. È la difesa del nostro Made in Italy, e anche di tutti i prodotti europei di qualità, naturali ed espressione di tradizioni e territori», sostiene in una il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio. «In Francia, patria del Nutriscore, invece, si moltiplicano e si fanno sempre più duri gli attacchi contro l’Italia», afferma, osservando che «negli ultimi giorni non c’è più solo il suo ideatore a scagliarsi contro il nostro Paese e contro i partiti che più di altri si sono opposti a un algoritmo banale ed eccessivamente semplicistico. Dopo alcune associazioni di consumatori francesi ora il patron della catena Leclerc parla di “infernale lobby italiana”». E invece, incalza, «a sentire bene le sue parole, le lobby infernali sono altrove, non nel nostro Paese».
Ma l’intervento del sottosegretario non è certo l’unico a difesa dell’opposizione contro un sistema che etichetterebbe, per esempio, la Coca-Cola come più salubre del Parmigiano Reggiano, o l’olio extravergine di oliva più nocivo delle patatine fritte surgelate. Tutto il contrario di quanto sostenuto dalla dieta mediterranea, che non a caso è stata indicata come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco.
«Quanto da noi fatto finora non ha nulla di “infernale”«, sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini,»e non ha a che fare con le lobby, per usare le stesse parole di Leclerc. L’opposizione da parte della Coldiretti e di tutte le forze politiche del Paese è nei confronti della disinformazione che un sistema come il Nutriscore rischia di promuovere presso i consumatori di tutta Europa guidando le loro scelte verso prodotti meno sani e ultraprocessati, ma probabilmente più convenienti per pochi ma molto forti nella filiera alimentare».
Infine, anche il senatore Patrizio La Pietra, di Fratelli d’Italia, ha voluto commentare la dura accusa del patron di Leclerc: «La posizione del numero uno della catena di distribuzione Leclerc a favore del Nutriscore e contro la “malefica” lobby italiana è sbagliata, fuorviante e fuori luogo. Sbagliata perché si basa soltanto sul concetto che con questo tipo di etichetta non calano le vendite. Ma il problema non è solo commerciale ma anche di educazione alimentare che si basa sul corretto uso dei singoli alimenti all’interno di una dieta equilibrata e non solo sulla loro composizione organolettica. Fuorviante perché dà un’informazione parziale al consumatore. E infine fuori luogo perché il tema non è la quantità degli alimenti venduti ma la sua qualità».
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