Il governo è alle prese con la legge di Bilancio ma i partiti pensano anche alle europee di giugno: dal cuneo fiscale alle pensioni, nel 2025 a urne chiuse ci saranno cambiamenti.
La legge di Bilancio 2024 è ancora un autentico mistero, con il governo che oggi vorrebbe chiudere il cerchio per poi presentare la manovra domani in Senato dove inizierà la discussione che porterà all’approvazione definitiva, salvo imprevisti, entro la metà di dicembre.
Dopo essere stata approvata due settimane fa dal Consiglio dei ministri “in poco più di un’ora” come ha rivendicato Giorgia Meloni, la legge di Bilancio si è impantanata nei corridoi del Mef viste le liti tra i partiti della maggioranza.
Come è uscito il testo, Lega e Forza Italia hanno iniziato a puntare i piedi come se non avessero letto la bozza della manovra approvata in sede di Cdm. Il risultato è che la legge di Bilancio già ha accumulato dieci giorni di ritardo rispetto al cronoprogramma iniziale.
Non è un mistero che la premier Giorgia Meloni vorrebbe un testo blindato senza emendamenti da parte della maggioranza - quelli dell’opposizione già possiamo immaginare che fine possano fare -, ma sulle pensioni Matteo Salvini non sembrerebbe essere intenzionato a mollare mentre gli azzurri si sono irrigiditi in merito alla cedolare secca sugli affitti e al taglio del canone Rai.
La mediazione sarebbe in atto ma l’impianto generale della legge di Bilancio ormai non sarebbe più modificabile: a fare da sfondo a queste tensioni all’interno della maggioranza di governo ci sono le elezioni europee di giugno, tanto che questa manovra economica sembrerebbe voler nascondere la polvere sotto il proverbiale tappetto nel 2024 per poi riservare alcune “sorprese” agli italiani nel 2025.
Legge di Bilancio 2024: stangata rimandata al 2025?
Le elezioni europee che si terranno in data 9 giugno 2024 saranno un appuntamento elettorale molto delicato soprattutto per i partiti di governo. Giorgia Meloni infatti punta a ripetere l’exploit delle politiche facendo il pieno di eurodeputati così da poter accrescere il proprio peso a Bruxelles.
Matteo Salvini ha degli obiettivi simili ma, in caso di un buon risultato del Carroccio, potrebbe chiedere anche un rimpasto di governo per “riequilibrare” i rapporti di forza tra i partiti del centrodestra in base all’esito del voto.
Se la Lega vuole crescere però dovrà sottrarre voti a Fratelli d’Italia e viceversa, con Forza Italia che teme di essere vampirizzata definitivamente ora che è orfana di Silvio Berlusconi: non a caso alle elezioni europee gli azzurri dovrebbero fare una lista insieme a Udc e Noi Moderati, così da non correre il rischio di non superare la soglia di sbarramento del 4%.
In questo scenario, la legge di Bilancio 2024 sembrerebbe essere stata scritta proprio per strizzare l’occhio alle urne nonostante i pochi soldi a disposizione. Il taglio del cuneo fiscale, che è la misura più importante ed esosa, sarà rifinanziata infatti solo per il prossimo anno.
Senza una ulteriore proroga, ma dovranno essere trovati altri 15 miliardi che in questa legge di Bilancio sono frutto del deficit, cosa che ha agitato non poco l’Ue e i Mercati, gli stipendi dei lavoratori interessati cesseranno di essere più pesanti nel 2025.
Altra sorpresina è legata alle pensioni: nella legge di Bilancio è previsto l’anticipo al 2025 dell’adeguamento alla speranza di vita che sarebbe dovuto scattare invece a partire dal 2027. Nel valzer delle bozze circolate in questi giorni, il provvedimento prima è sparito per poi ricomparire nelle ultime versioni.
Considerando le stime del Pil continuamente riviste al ribasso, i timori legati allo spread e l’enorme debito pubblico che ci rende assai complicato fare ricorso a ulteriore deficit, una volta che a giugno si saranno chiuse le urne delle europee il governo potrebbe essere chiamato a fare i conti con la dura realtà dei fatti.
Se la legge di Bilancio 2024 è stata definita dalla premier Meloni “seria e realistica”, quella 2025 potrebbe essere “lacrime e sangue” e non è detto che a redigerla possa essere questo governo visto che in Italia, come abbiamo imparato, i “tecnici” sono sempre in agguato quando si tratta di mettere in campo misure draconiane sulle quali i politici preferiscono non metterci la faccia.
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