Peggiorano ancora le condizioni delle donne afgane, i talebani proibiscono persino di parlare, oltre a non poter mostrare il volto scoperto, in pubblico e limitano ancora la libertà di movimento.
A 3 anni dal ritorno al potere dei talebani in Afghanistan il regime è sempre più severo e oppressivo, con la popolazione costretta a regole estremamente rigide sotto il continuo terrore delle terribili punizioni che attendono i trasgressori. Che le donne siano tra le categorie più colpite dai precetti inflessibili imposti dai talebani non è certo una novità e la situazione continua a peggiorare.
Per la prima volta tutti i divieti emanati in questi anni dall’organizzazione sono stati riuniti in una legge scritta, cogliendo l’occasione per inserire regole ancora più dure e disumane. Fino a questo momento, infatti, le norme dei talebani sono state imposte soltanto verbalmente, anche se questo non ne ha certo minato l’effettività.
Ora le donne, che già avevano più limiti che diritti, non potranno più nemmeno parlare in pubblico. Una norma aggiuntiva al divieto di mostrare il volto scoperto per eliminare qualsiasi forma di tentazione, almeno secondo l’ideologia estremista dei talebani. Il fondamentalismo islamico poggia su presupposti di controllo della morale pubblica e privata, con un dominio strettissimo sul territorio e sul popolo che lo abita.
Ciò a cui tutto il mondo sta assistendo con apprensione non è altro che un ulteriore passaggio nella ricerca di una virtù, peraltro estranea ai precetti che la teologia riconosce alla religione islamica, necessaria soltanto ad acquisire e consolidare il potere. Senza alcun dubbio queste ulteriori restrizioni segnano un punto di non ritorno per l’Afghanistan, sempre più indietro nel rispetto dei diritti umani e terra fertile per repressioni e discriminazione.
Ovviamente ciò causa molta preoccupazione nel panorama internazionale per il destino degli afgani, soprattutto di donne e bambine.
Le leggi dei talebani: alle donne è proibito parlare, mostrare il volto e uscire da sole
Hibatullah Akhundzada, guida suprema dei talebani ed emiro dell’Afganistan, ha approvato una legge formata da 35 articoli emanata dal ministero per la Prevenzione dei vizi e la Promozione delle virtù, nato appositamente per controllare il rispetto della sharia (distorta dalle ideologie estremiste) e punire chi commette atti immorali. Soltanto quest’anno ci sono stati più di 13 mila arresti per questa violazione.
Le leggi, per la prima volta formalizzate dall’insediamento dei talebani nell’agosto 2021, contengono prescrizioni estremamente rigide, che non spiccano per una mera differenza sociale rispetto al “mondo occidentale” ma per le palesi e violente violazioni dei diritti umani. Le donne hanno ora ancora più limiti e imposizioni da rispettare, che si aggiungono ai divieti già conosciuti come quello di coprire sempre il viso in pubblico. D’ora in poi le donne afghane non possono nemmeno più parlare in pubblico e questo include non solo le conversazioni ma anche la lettura ad alta voce, la recitazione e il canto.
Anche la voce, secondo i talebani, è un aspetto intimo che deve essere mantenuto privato per evitare di indurre in tentazione gli altri. Di pari passo non è concesso alle donne viaggiare senza essere accompagnate da un membro maschile della famiglia, come il padre o il marito. Unico divieto ambivalente: uomini e donne non possono guardarsi se non hanno legami di sangue o non sono uniti in matrimonio.
Per i soli uomini i divieti aggiuntivi sono meno, sostanzialmente quelli già noti: è vietato portare i pantaloni sopra il ginocchio ed è obbligatorio curare la barba. Nel frattempo, alle donne è vietato frequentare l’università, incontrare uomini con cui non sono imparentate, scoprire o mettere in mostra il corpo con abiti attillati. Le uscite sono limitate ai casi di necessità, mentre l’istruzione secondaria femminile è stata spazzata via insieme ai saloni di bellezze e ai parrucchieri che, nemmeno a dirlo, sono vietati.
Non mancano i divieti generalizzati, altrettanto conservatori e disumanizzanti. Sono infatti vietati:
- l’omosessualità;
- l’adulterio;
- le scommesse e il gioco d’azzardo;
- l’uso di sostanze stupefacenti;
- i combattimenti tra animali;
- l’amicizia con persone non musulmane;
- la produzione e la diffusione di immagini che raffigurano esseri viventi sui dispositivi elettronici;
- l’ascolto di musica e l’uso di strumenti musicali.
Un insieme di imposizioni necessari a “promuovere la virtù ed eliminare il vizio” secondo il portavoce Maulvi Abdul Ghafar Farooq, anche se hanno evidentemente tutt’altro scopo e soprattutto tutt’altro effetto.
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