Pescare è legale, ma bisogna rispettare la legge. Chi pratica la pesca come hobby ha regole diverse dai pescatori professionisti. Ecco quando serve la licenza e come ottenerla.
Tanti italiani hanno l’hobby della pesca, che considerano un passatempo rilassante e soddisfacente, in particolar modo quando si riesce a procacciare così un pasto. La pesca è legale sia nelle acque esterne, ossia nel mare, che in quelle interne come fiumi e laghi. Anche chi non fa della pesca la sua professione, però, deve tenere conto delle leggi di riferimento. Bisogna infatti accertarsi di rispettare la normativa locale e nazionale, soprattutto per non turbare l’habitat naturale e non compromette la fauna acquatica.
Ci sono quindi specifici limiti da considerare, che riguardano modalità e strumenti per la pesca, ma anche numero e specie di pesci che si possono pescare. Prima di ogni cosa, però, è importante sapere che per pescare serve una licenza. Spesso si ritiene, erroneamente, che soltanto i pescatori professionisti debbano essere in regola dal punto di vista burocratico. In realtà, anche chi pesca sporadicamente e in modo amatoriale deve avere un’apposita autorizzazione, altrimenti rischia pesanti sanzioni.
Quando serve la licenza per pescare
Ripetiamo che la licenza per pescare serve sempre, sia a chi pratica la pesca come passatempo che a maggior ragione a chi ne fa la sua professione principale. Non a caso, esistono due diverse tipologie di autorizzazione, con limiti differenti e altrettanto diverse modalità di conseguimento.
Per la pesca in acque interne, i professionisti necessitano della licenza A, una sorta di patentino rilasciato dalla Regione previo il superamento di un esame di idoneità e il pagamento di una tassa, che poi va ripetuto ogni anno per tutta la durata dell’autorizzazione, vale a dire 10 anni. In seguito, bisogna rinnovare la licenza. Ciò che interessa i dilettanti è invece la licenza di tipo B, che ha una durata inferiore ed è molto più semplice da conseguire.
Anche per la pesca in mare cambiano le modalità tra professionisti armatori, che devono avere un’autorizzazione specifica ed essere iscritti nei registri delle imprese ittiche, e i dilettanti. Questi ultimi possono infatti ottenere un permesso gratuito in modo molto semplice.
Come ottenere la licenza per pescare in acque interne
Chi vuole ottenere la licenza B per la pesca dilettanti deve semplicemente versare la somma di 23 euro per la tassa di concessione regionale, che ha una durata di 12 mesi. Il costo può contenere anche una sovrattassa, lievitando di una decina di euro. Il pagamento va effettuato secondo le modalità descritte dalla Regione, spiegate in schede dedicate dei siti web ufficiali degli enti, di norma comodamente online tramite PagoPa o servizi similari.
Non è tenuto al pagamento chi ha meno di 18 o più di 65 anni, così come i portatori di handicap che pescano soltanto con la canna. Di fatto, chi rientra in queste categorie può pescare senza licenza per dilettanti.
L’autorizzazione è valida dal momento del pagamento e per un totale di 365 giorni, oltre i quali è possibile rinnovarla con il pagamento della tassa annuale. Perché sia efficace, il cittadino deve sempre avere con sé la ricevuta di pagamento indirizzato alla Regione con causale descrittiva (“Tassa pesca licenza B”, ad esempio) e un documento di riconoscimento in corso di validità. Chi è esente dal pagamento, ovviamente, dovrà avere soltanto il documento personale.
È importante precisare che questa concessione è valida sull’intero territorio nazionale, e non solo nella Regione che l’ha rilasciata, indipendentemente dalla residenza del cittadino. Si può quindi chiedere la licenza nella Regione in cui si vuole pescare o si vive, avendo però cura di informarsi sui limiti e divieti imposti dai regolamenti locali dell’ente competente nel luogo di esercizio.
Come ottenere la licenza per la pesca in mare
Per la pesca in mare bisogna invece connettersi al sito web del ministero delle Politiche agricole e registrarsi, così da ottenere un permesso gratuito valido sia per la pesca da terra che da natante. È obbligatorio stampare il permesso e portarlo con sé durante l’attività insieme a un documento di identità e, anche in questo caso, rispettare i limiti sulla pesca. Chi ne è sprovvisto rischia una multa sino a 2.000 euro. Trattandosi di acque esterne le regole sono uguali per tutto il territorio italiano, in particolare l’attrezzatura consentita è ridotta, così come la quantità di pesci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA