Cosa rischia chi abusa dei permessi 104? Il licenziamento è (quasi) sempre legittimo secondo la giurisprudenza. E potrebbe configurarsi anche il reato di truffa ai danni dello Stato.
I permessi 104 costituiscono un diritto del lavoratore dipendente, per il quale però ci sono anche degli obblighi. E le sanzioni previste per chi non li rispetta possono essere molto severe, tant’è che vi è anche la possibilità di perdere il lavoro. A tal proposito, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito il diritto del datore di lavoro di procedere al licenziamento per chi abusa dei permessi 104.
È importante che il dipendente sappia concretamente cosa può fare durante le giornate di permesso richiesto per assistere un familiare disabile, ai sensi dalla legge n. 104 del 1992, così da non commettere errori che potrebbero far scattare il licenziamento per giusta causa. Anche perché, dati alla mano, tra i licenziamenti disciplinari quello per abuso dei permessi 104 è uno dei più frequenti.
Approfittarsi di un tale strumento potrebbe dunque costare caro: vediamo perché e come fare per difendersi dal rischio licenziamento.
Licenziamento per abuso dei permessi 104/1992: la sentenza della Cassazione
Partiamo dalla sentenza più recente in materia, destinata a fare giurisprudenza sul tema del licenziamento per chi abusa dei permessi riconosciuti ai sensi della legge n. 104 del 1992.
Come anticipato, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16973/2022 ha nuovamente riconosciuto, semmai ce ne fosse stato bisogno, la legittimità del licenziamento disposto nei confronti di coloro che abusano dei suddetti permessi.
Nel dettaglio, il caso di specie riferisce a un dipendente che ha utilizzato 4 ore e mezzo (su un totale di 32) di permessi 104 per il disbrigo di esigenze private. Un atteggiamento che, secondo il giudice di primo grado, non è così grave da considerare legittimo il licenziamento.
La sentenza è stata tuttavia ribaltata in Appello, dove invece tale abuso è stato riconosciuto come sufficiente da incrinare il rapporto fiduciario con il datore di lavoro, legittimando così il licenziamento disciplinare. Dello stesso parere la Corte di Cassazione, la quale ha ricordato che tali permessi spettano al lavoratore dipendente esclusivamente in ragione “dell’assistenza al disabile e in relazione causale diretta con essa, senza che il dato testuale e la ’ratio’ della norma ne consentano l’utilizzo in funzione meramente compensativa delle energie impiegate dal dipendente per detta assistenza”.
Cosa significa questo? Semplicemente che il dipendente che utilizza tali permessi per esigenze differenti commette un abuso di tale diritti, violando i principi di correttezza e buona fede tanto nei confronti dell’Inps che del datore di lavoro.
Cosa può fare il dipendente per evitare di abusare dei permessi 104
Nei giorni in cui si percepisce dei permessi per legge 104 il dipendente deve svolgere attività compatibili e giustificabili con l’assistenza del familiare disabile.
Questo non significa che durante l’intera giornata non ci si possano ritagliare degli spazi adeguati alle personali esigenze di vita. Tuttavia, come si evince dalla lettura dell’articolo 33 della legge 104/1992, è importante che al familiare disabile venga garantito un intervento assistenziale di carattere:
- permanente;
- continuativo;
- globale.
È importante che l’assenza dal lavoro sia giustificata dalla necessità di ottemperare a tale principio. E qualora venga a mancare il collegamento tra godimento del permesso e assistenza al disabile si verrà a configurare l’abuso, con tutte le sanzioni del caso.
Va detto che nel concetto di “assistenza” del disabile non rientra solamente quella materiale. Tra le attività consentite, dunque, rientrano tutte quelle funzionali all’interesse della persona. Anche il disbrigo di pratiche amministrative per suo conto, ad esempio.
Come era già intervenuta la Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 28606 del 18 ottobre 2021, è illegittimo il licenziamento di chi durante la fruizione dei permessi 104 va a fare la spesa, si reca in farmacia o comunque svolge altre attività per conto del disabile.
Cosa non può fare il dipendente mentre gode dei permessi 104
Non si può svolgere qualsiasi attività che non può essere giustificata con l’interesse della persona disabile.
Paradossalmente, anche il non fare niente potrebbe essere causa di licenziamento. Pensiamo al dipendente che durante il giorno di permesso resta a casa, pur essendo reperibile in caso di bisogno del disabile: anche questo sta compiendo un abuso, visto che non sta svolgendo alcuna attività assistenziale (e non è detto che lo faccia).
Perché è legittimo il licenziamento per abuso dei permessi 104
Come ribadito dall’ultima sentenza della Cassazione, anche quando si tratta di un abuso di poco conto può comunque scattare il licenziamento per giusta causa in quanto viene meno il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, alla base della prosecuzione di qualsiasi rapporto di lavoro.
Ad esempio, come spiegato dal Tribunale di Bologna, con la sentenza n. 765 del 2017, chiedendo la fruizione di un permesso 104 si arreca comunque un disagio al datore di lavoro, il quale può essere giustificato solamente da un’effettiva attività di assistenza.
Bisogna sempre fare qualcosa per conto del disabile per il quale si fruisce della legge 104, dunque, per non commettere un abuso: diversamente, anche qualora l’uso improprio sia solo per qualche ora, può comunque esserci da parte del datore di lavoro la perdita di fiducia nei confronti del lavoratore e come tale il licenziamento i tronco sarebbe legittimo.
Cosa può fare il dipendente per difendersi dal licenziamento
È di competenza del giudice il valutare se la sanzione applicata dal datore di lavoro è congrua alla gravità del comportamento del dipendente. Ciò significa che il dipendente che è stato licenziato per presunto abuso della legge 104 può ricorrere al giudice, ovviamente assistito da un avvocato, dimostrando che:
- la decisione del datore di lavoro è spropositata. In questo caso, però, è possibile che il ricorso venga perso, visto che - come appena visto - negli anni si è consolidato il principio per cui anche una violazione di poche ore potrebbe costituire un abuso dei suddetti permessi;
- non c’è stato alcun abuso, provando che qualsiasi attività contestata dal datore di lavoro sia stata svolta nell’interesse della persona disabile. In questo caso sì che il giudice potrebbe darvi ragione, contestando il licenziamento e disponendo o del reintegro o di un indennizzo in favore del dipendente.
Non solo licenziamento: cosa rischia chi abusa dei permessi 104
Prima di concludere, ricordiamo che il licenziamento non è l’unica sanzione prevista nei confronti di coloro che abusano dei permessi 104.
Perché chi ne abusa commette non solo un illecito nei confronti del datore di lavoro, ma anche rispetto all’ente che si fa carico del pagamento dell’indennità riconosciuta in tali giornate, ossia l’Inps. In caso di abuso potrebbe dunque configurarsi anche il reato di truffa ai danni dello Stato, per la quale - come stabilito dall’articolo 640 del Codice penale, la pena è la reclusione da 1 a 5 anni, più una multa che va da 309 a 1.549 euro.
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