La lira turca affonda e rischia il tracollo con il ballottaggio del 28 maggio: perché la valuta della Turchia è ai minimi storici sul dollaro e cosa aspettarsi su tutto il settore finanziario.
La lira turca si è indebolita al minimo storico contro il dollaro, dopo che il vantaggio di Tayyip Erdogan nelle elezioni presidenziali ha sorpreso i mercati e ha allontanato la speranza di un cambio al potere.
Il ballottaggio del 28 maggio è molto atteso. Investitori e analisti stanno diventando sempre più preoccupati per i programmi economici non convenzionali che il governo Erdogan ha utilizzato per stabilizzare l’economia. Questi timori sono stati solo esacerbati dalla forte prestazione dell’attuale presidente nel voto del primo turno di domenica 14 maggio, che lo ha portato in pole position per conquistare la vittoria con altri cinque anni da presidente.
Le elezioni generali erano considerate come un potenziale punto di svolta economico per la Turchia, con il principale sfidante di Erdogan, Kemal Kılıcdaroglu, che ha promesso una serie di riforme economiche.
Tuttavia, il primo turno ha deluso le attese di cambiamento e ha aumentato la pressione sulla lira in vista del ballottaggio del 28 maggio. Cosa aspettarsi per la valuta e i mercati della Turchia?
La lira turca affonda nell’incertezza del ballottaggio
La lira turca precipita e viaggi sulla soglia del minimo storico di 19,80 contro il dollaro in questi giorni, portando le sue perdite dall’elezione del 14 maggio a oltre l’1%.
La valuta ha perso il 44% nel 2021 e il 30% nel 2022 a causa di una serie di tagli dei tassi di interesse, nonostante l’elevata inflazione, che facevano parte della assai discutibile strategia economica di Erdogan.
In questa situazione, la banca centrale turca si sta muovendo a pieno regime per difendere la lira in vista del ballottaggio presidenziale tra meno di due settimane.
Un flusso inarrestabile di nuovi regolamenti mira a scoraggiare la domanda di dollari. Mercoledì 16 maggio, per esempio, la banca centrale ha ridotto i limiti giornalieri degli istituti di credito locali per l’acquisto di valuta estera sul mercato interbancario come parte di uno sforzo per allentare la pressione sulla valuta turca.
Le aspettative di un deprezzamento nei prossimi mesi, indipendentemente dall’esito delle urne del 28 maggio, aumentano la domanda di dollari in un momento in cui la politica di tassi di interesse ultra bassi di Erdogan ha già reso fragili gli asset turchi.
“Sul lato FX, non ci si dovrebbe aspettare nulla di nuovo dalla banca centrale fino al ballottaggio”, ha affermato Cagri Kutman, specialista dei mercati turchi presso KNG Securities LLP. “Ciò significa che l’accesso al FX sarà limitato e più costoso rispetto al mercato interbancario per gli investitori al dettaglio”.
In sintesi, convincere le persone a rinunciare ai dollari è sempre più all’ordine del giorno in Turchia. Un altro regolamento, stando alle notizie di Bloomberg, ha introdotto un ulteriore obiettivo per le banche di convertire i fondi dei propri clienti da valuta forte in lire.
In base al suo quadro politico non ortodosso, la banca centrale richiede ai creditori di acquistare titoli di stato a basso rendimento se non rispettano il target di conversione mensile aggiuntivo del 10%, che è stato messo in atto per un periodo compreso tra il 26 maggio e il 28 luglio.
Altre misure di questa settimana includono l’imposizione di limiti all’uso delle carte di credito per prelievi di contanti e acquisti di oro.
Una vittoria di Erdogan significherà probabilmente la continuazione di politiche economiche irregolari che hanno contribuito a un calo di oltre l’80% del valore della lira rispetto al dollaro dal 2018, quando la Turchia è passata a un nuovo sistema presidenziale esecutivo che ha conferito a Erdogan ampi poteri.
Turchia al collasso finanziario? La situazione prima del ballottaggio
Non solo crollo della lira. Ci sono anche altri dati che evidenziano la situazione fragile della Turchia.
La valuta estera e le riserve auree della nazione sono crollate di 17 miliardi di dollari nelle sei settimane precedenti le elezioni generali di domenica, mentre il governo di Recep Tayyip Erdogan ha cercato di sostenere l’economia e la lira.
La cassa in valuta estera della banca centrale è scesa di 9,5 miliardi di dollari dalla fine di marzo al 12 maggio, mentre le sue riserve auree sono diminuite di 7,9 miliardi di dollari, secondo i calcoli del Financial Times basati sui dati ufficiali. Entrambe le cifre rappresentavano un calo del 15%.
La crescente domanda di oro, nel frattempo, è stata spinta dagli acquirenti locali alla ricerca di un asset sicuro per proteggere i propri risparmi in un momento di forte inflazione e con una lira che è vicina ai minimi storici.
“C’è una crescente domanda di dollari e oro nel mercato”, ha affermato Enver Erkan, capo economista presso l’agenzia di intermediazione con sede a Istanbul Dinamik Yatırım Menkul Değerler. “La banca centrale sta facendo tutto il possibile, ma non è un approccio sostenibile, perché non è rimasto molto nel serbatoio, in termini di riserve”.
Fitch Ratings ha dichiarato questa settimana al Financial Times che la pressione sulle riserve di valuta estera è aumentata poiché il governo ha adottato un approccio fortemente favorevole alla crescita prima delle elezioni e poiché questi asset stanno contribuendo a finanziare il disavanzo delle partite correnti quasi record della Turchia. Gli economisti affermano anche che la banca centrale ha utilizzato le riserve per anni per rallentare la caduta della valuta.
Da sottolineare anche che la banca centrale turca è stata il più grande acquirente dichiarato di lingotti nel settore ufficiale lo scorso anno, aumentando le sue partecipazioni di 148 tonnellate, secondo il World Gold Council.
Tuttavia, la banca è diventata improvvisamente venditore a marzo, con deflussi di 15 tonnellate di oro seguiti da altre 81 tonnellate ad aprile, ha affermato il WGC, in mezzo a un aumento della domanda in Turchia di lingotti e monete.
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