Lockdown in Italia? L’alternativa c’era, ma il Governo l’avrebbe ignorata

Fiammetta Rubini

10 Novembre 2020 - 16:33

Con la strategia del ’Case finding and mobile tracing’ l’Italia avrebbe potuto frenare la diffusione del coronavirus in 20 giorni senza lockdown, secondo questi ricercatori. Ma la loro lettera, inviata il 29 marzo a Conte e Speranza, è stata ignorata.

Lockdown in Italia? L’alternativa c’era, ma il Governo l’avrebbe ignorata

Avremmo potuto evitare il lockdown? Sì, secondo un gruppo di ricercatori italiani del Cnr, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell’Università di Camerino e di Ricmass e del Rome International Center for Materials Science, che in data 29 marzo hanno inviato al premier Conte e al ministro della Salute Speranza un documento in cui proponevano un sistema di contenimento del Covid-19 in Italia alternativo al lockdown.

La strada da seguire, secondo i professori firmatari della lettera (tra cui troviamo anche il prof. Andrea Crisanti), era il cosiddetto “Case finding and mobile tracing” (CFMT). Anziché chiudere negozi, ristoranti, scuole e fermare l’economia, bisognava fare molti test veloci, usare in modo massivo le tecnologie di tracciamento dei contatti attraverso i dati mobile e isolare le persone contagiate dalle loro famiglie. In questo modo, sostiene il gruppo di ricercatori, avremmo potuto fermare la diffusione dell’epidemia in Italia in 20 giorni.

Se oggi “il tracciamento dei contatti ormai non ha più senso”, vista l’elevata diffusione dei contagi e la bassissima percentuale di controllo, ha detto Crisanti in una recente intervista al Corriere della Sera, nella fase iniziale della pandemia sarebbe stata invece una strategia efficace di contenimento del virus, insieme all’isolamento dei contagiati fuori dai nuclei familiari e test di massa.

Italia poteva fermare il Covid-19 in 20 giorni senza lockdown, secondo questi scienziati

Mentre l’Italia sceglieva la strategia convenzionale del “lockdown stop and go” unita a test eseguiti ai soli positivi (come consigliato in un primissimo momento dall’OMS), l’alternativa del Case Finding and Mobile Tracing veniva adottata in Paesi come Cina, Corea del Sud, Singapore, Israele e Taiwan, che facevano test a tappeto alla popolazione e prevedevano una quarantena solitaria assistita dei contagiati, non in famiglia - primo luogo di contagio - ma in hotel adibiti ad accogliere i positivi fino alla loro negatività.

Grazie a questa strategia di contenimento (ma non solo) la Cina sembrerebbe essere riuscita a evitare la seconda ondata.

Per arrivare alle sue conclusioni il gruppo di ricercatori ha condotto uno studio usando un approccio interdisciplinare: ha trasferito, si legge nella lettera inviata al governo il 29 marzo 2020 e pubblicata da Lettera150, “le conoscenze nel campo dei materiali quantistici complessi e negli studi della crescita dei cristalli formati da molecole polimorfiche al campo della epidemiologia della evoluzione di malattie infettive contagiose”.

“L’analisi dei dati”, continua il testo, “mostra che le misure di contenimento in Italia sono parzialmente efficaci e la diffusione del contagio in Italia nel periodo di 28 giorni dal 27 Febbraio dall’esplosine del contagio segue la crescita esponenziale allungata. La seconda fase di arresto appare solo nei paesi che hanno attivato il protocollo «Case Finding and Mobile Tracing» (CFMT) dopo un tempo t* di 16 giorni in Cina e di soli 6 giorni in Corea del Sud, mentre in Italia a 28 giorni dall’inizio ancora non appare ancora la fase di arresto e sembra lontano il giorno in cui si saranno zero nuovi contagi.”

La conclusione degli studi è che “la pandemia in Italia si può arrestare entro 20 giorni dal momento che si attua il controllo Case Finding and Mobile Tracing specialmente nelle regioni del Centro, Sud e Isole”. Ormai, però, è troppo tardi.

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