Al netto della resilienza del sistema economico russo e della capacità di neutralizzare gli effetti delle sanzioni occidentali, un numero crescente di aziende è in difficoltà
Negli ultimi due anni l’economia della Russia ha goduto di una crescita sorprendente e rapida a causa delle massicce iniezioni di denaro del governo: le stesse che hanno dato al Paese una spinta al sapore di “keynesianismo bellico”. Numerosi valori sono positivi, a partire dal Pil, che per il Fondo Monetario Internazionale (FMI) dovrebbe crescere nel corso del 2024 ad un tasso di crescita del 2,6%, senza dimenticare il tasso di disoccupazione, mai così basso, e i salari, in aumento.
C’è però l’altra faccia della medaglia da considerare, con due aspetti che meritano particolare attenzione. Da un lato c’è chi sostiene che le variabili che stanno alimentando questa spinta stiano quasi per esaurirsi e che la crescita economica probabilmente si raffredderà. Dall’altro, al netto della resilienza dell’intero motore nazionale, un numero crescente di aziende del Paese è in difficoltà.
Scendendo nei dettagli, e citando il quotidiano locale Kommersant, la quantità di società russe fallite è aumentata vertiginosamente nei primi due mesi del 2024. Questi sono i dati ufficiali: a gennaio 571 aziende hanno dichiarato bancarotta, con un incremento del 57% rispetto alle 364 del 2023, mentre a gennaio sono state 771, il 60% in più rispetto alle 478 dell’anno precedente. [...]
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