Il Made in Italy è sempre più alle strette e l’avanzata dei falsi cibi nostrani non intende fermarsi. Il fenomeno, amplificato prima dall’embargo della Russia e poi dai dazi USA è uno dei timori degli italiani. Tant’è che il 65%, ossia quasi 2 italiani su 3, ha paura dei falsi Made in Italy
Il Made in Italy è sempre più alle strette e l’avanzata dei falsi cibi nostrani non intende fermarsi. Il fenomeno, amplificato prima dall’embargo della Russia e poi dai dazi USA imposti dal Presidente americano Donald Trump, è uno dei timori degli italiani. Tant’è che il 65%, ossia quasi 2 italiani su 3, ha paura dei falsi Made in Italy.
Una paura dettata non solamente dal danno economico, assolutamente rilevante, ma anche e soprattutto dai rischi che questi falsi prodotti Made in Italy possono comportare alla salute.
È questo quanto emerge da un’indagine realizzata da Coldiretti e dall’istituto Ixè che è stata resa nota in occasione della prima “Giornata della Lotta alla Contraffazione per gli studenti”, organizzata nell’ambito del Protocollo d’Intesa sottoscritto tra diverse Amministrazioni dello Stato, Forze dell’Ordine e Associazioni di categoria che partecipano ai lavori del Consiglio Nazionale per la Lotta alla Contraffazione e all’Italian Sounding (CNALCIS).
Made in Italy: contraffazione alimentare crimine odioso
Dopo aver evinto che il 65% ha paura dei falsi cibi Made in Italy, Coldiretti ha segnalato un altro aspetto, ossia che “la contraffazione è un crimine particolarmente odioso, perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e che a causa della crisi sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo”.
Ovviamente, come evidenzia la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, dietro ad alimenti a basso costo si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza.
Proprio per questo, il Made in Italy e in generale i settori dell’agricoltura e dell’alimentare, sono diventate ormai aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi per due motivi ben precisi.
Il primo è abbastanza scontato: anche in tempi di difficoltà, nessuno può fare a meno del cibo. Il secondo invece è più sociale: consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone in termini economici e salutistici.
Sul tema dei falsi Made in Italy è intervenuta anche la delegata dei giovani Coldiretti Veronica Barbati che ha dichiarato: “La presunzione di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori sui mercati internazionali, dove invece l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove e realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo”.
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