Dalla possibile tassa sugli extraprofitti alla spending review, l’esecutivo dovrà ora affrontare il tema delle coperture per la prossima Manovra
La Manovra 2024 sta prendendo forma. A questo proposito la Nadef è stata efficace nell’indirizzare la scelta dei punti chiave che l’esecutivo ha delineato. Resta comunque da capire da dove verranno presi i fondi. Per questa ragione i tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono al lavoro per trovare le coperture necessarie al fine di riuscire a realizzare quanto annunciato dal titolare del dicastero Giancarlo Giorgetti.
I costi della Manovra 2024
Mentre l’economia italiana rallenta, come testimoniato dalle stime aggiornate sul Pil dedicate all’anno 2023 e le previsioni per il prossimo anno, i funzionari del Mef sono al lavoro per trovare fondi sufficienti per sostenere la Manovra 2024. Secondo le ipotesi la misura richiede infatti dai 22 ai 25 miliardi di euro, di questi 15,7 verranno ricavati dall’aumento dello spazio dedicato al deficit. L’obiettivo dell’esecutivo è quello di ottenere risorse con il minor numero di provvedimenti possibili, ma dovrà fare i conti i fondi a disposizione. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha specificato che il governo vuole utilizzare i margini disponibili da parte della finanza pubblica, inoltre il progetto del titolare del dicastero è quello di incentivare la ripresa del mercato del lavoro.
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Dove verranno presi i fondi
L’11 ottobre è stato approvato uno scostamento di bilancio al fine di recuperare parte delle risorse necessarie per la legge di Bilancio 2024.
In merito all’incognita, che ancora permane, sulla ricerca delle risorse economiche per finanziare la Manovra ci sono diverse ipotesi. Tra queste la spending review, ovvero un piano di risparmio per i ministeri che inizialmente prevedeva di tagliare spese per 300 milioni di euro, questa cifra potrebbe essere aumentata dato che il ministro Giorgetti ha parlato di arrivare a una decurtazione di 2 miliardi di euro.
È bene specificare che nulla è ancora definito poiché saranno i ministri a dover indicare le spese che potranno essere diminuite. Un’altra opzione riguarda la tassa sugli extraprofitti, anche in questo frangente è molto complicato prevedere quanto verrà incassato dallo stato. Un punto a sfavore di questa ipotesi è dovuto al fatto che l’esecutivo ha recentemente modificato la norma in questione dando alle banche la possibilità di non pagare l’imposta se il doppio di quei fondi viene impiegato per implementare il capitale dell’istituto.
Infine, si potrebbe puntare sulle privatizzazioni, in merito alla questione il governo dovrebbe riuscire a recuperare un punto del Pil in tre anni vendendo ai privati sia aziende che azioni pubbliche. Complessivamente si tratta di 20 miliardi di euro di privatizzazioni che potrebbero entrare nelle casse dello stato.
I punti chiave
Come anticipato, la Nadef ha definito i punti chiave della prossima manovra, questi sono riassumibili in:
- taglio del cuneo fiscale,
- cedolare secca,
- sostegni alla natalità,
- rinnovo dei contratti pubblici,
- accorpamento delle aliquote Irpef.
Nello specifico, il taglio del cuneo riguarda i redditi medio bassi. Per questa misura è prevista la decurtazione di 6 punti percentuali sulla retribuzione imponibile per i redditi compresi tra i 25 e i 35mila euro lordi mentre sale a 7 punti percentuali rispetto alla retribuzione imponibile per i redditi fino a 25 mila euro. Concretamente in busta paga si arriverebbe ad avere dai 90 ai 100 euro in più nella prima ipotesi e dai 60 ai 70 euro in più nella seconda.
Oltre a questo, sul fronte lavoro tra gli obiettivi c’è quello di confermare per il 2024 la cedolare secca al 5% per i premi di risultato, ovvero la quota che viene riconosciuta ai dipendenti al raggiungimento di incrementi specifici, che sono in scadenza al termine del 2023. Sono in arrivo possibili novità anche per le famiglie numerose attraverso misure specifiche dedicate al rilancio della natalità. Tra queste possibili agevolazioni alcune indiscrezioni parlano di riduzioni in merito al versamento dell’Irpef per i nuclei con tre o più figli e un possibile assegno unico che verrebbe incrementato in base ai componenti del nucleo familiare.
Anche i CCNL riguardanti il pubblico impiego potrebbero essere modificati. La Nadef 2023 ha infatti parlato di rinnovo contrattuale nel settore pubblico con un’attenzione specifica nei confronti del settore sanitario.
In merito all’accorpamento dell’Irpef, il progetto è quello di unire il primo e il secondo scaglione dell’imposta, arrivando quindi a ridurre da 4 a 3 blocchi la suddivisione in base al reddito in questo modo:
- primo scaglione fino ai 28mila euro con aliquota al 23%,
- secondo scaglione tra 28.001 i 50mila euro con aliquota al 35%,
- terzo scaglione dai 50.001 euro con aliquota al 43%.
L’obiettivo annunciato dall’esecutivo è quello di creare un vantaggio per i redditi medio-bassi. Resta da vedere se i traguardi stabiliti saranno compatibili con i fondi che il governo riuscirà a recuperare.
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