Cosa si può fare quando non si riesce a pagare l’assegno di mantenimento per i figli: come tutelarsi dalle conseguenze, quando possibile.
Il mantenimento nei confronti dei figli è un dovere imprescindibile di ogni genitore. Madre e padre sono tenuti per legge a provvedere alle esigenze dei figli minori, o comunque non autosufficienti in modo incolpevole, al meglio delle proprie possibilità. Di solito questo obbligo viene adempiuto in maniera diretta, ossia pagando per le spese di vitto, alloggio, cure mediche, intrattenimento e così via. In seguito a una separazione, però, il genitore non collocatario è chiamato al pagamento di un assegno periodico per far fronte alle spese quotidiane e abituali della prole, non potendovi provvedere personalmente.
A prescindere dalla modalità, il mancato pagamento del mantenimento nei confronti dei figli può configurare un reato, nel dettaglio la violazione degli obblighi di assistenza familiare. Le difficoltà relative al mantenimento sono però più spesso lamentate dai genitori separati, perché l’imposizione di una somma fissa con tanto di scadenza può complicare la situazione in caso di difficoltà economiche.
In tal proposito è bene ricordare che le severe regole riguardanti il mantenimento dei figli sono necessarie alla tutela degli stessi, con l’unico obiettivo di garantire ai minori i mezzi di sussistenza. Oltretutto quando i figli sono minori secondo la giurisprudenza lo stato di bisogno si presume, poiché appunto dipendono economicamente dai genitori. Quindi cosa bisogna fare se non si riesce a far fronte all’obbligo di mantenimento?
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Cosa fare se non si riesce a pagare il mantenimento
La difficoltà nel pagamento dell’assegno di mantenimento interessa i genitori essenzialmente per due ragioni: i timori di responsabilità, con conseguenze legali, e il timore per il benessere della prole. Anche se la situazione può apparire molto complessa, non bisogna cadere in valutazioni errate e luoghi comuni, evitando soprattutto di lasciarsi influenzare dalle eventuali tensioni con l’altro genitore.
Si ricorda infatti che i genitori sono sempre - e sempre entrambi - tenuti a provvedere a tutte le esigenze di vita dei figli, nel modo migliore possibile. Garantire i mezzi primari non è sufficiente: la prole deve poter godere dello stesso tenore di vita del genitore (a differenza dell’ex coniuge). Il fatto che l’assegno di mantenimento sia stato stabilito da un giudice pone al riparo da possibili errori di considerazione in tal proposito ed è allo stesso criterio a cui bisogna fare affidamento in caso di problemi.
In altre parole, se il tribunale ha approvato una certa somma mensile è perché si tratta dell’importo corretto spettante ai figli, un importo che il soggetto obbligato riesce a liquidare senza difficoltà. Possono però esserci dei cambiamenti nella vita del genitore che rendono difficile o persino impossibile pagare l’assegno di mantenimento nei tempi concordati.
In questo caso, soltanto se si tratta di un cambiamento destinato a perdurare, è possibile proporre una revisione dell’assegno di mantenimento in tribunale. Il giudice, pur privilegiando con assoluta priorità l’interesse del minore, non potrà certo obbligare a pagare un importo superiore alle possibilità del minore.
Quest’ultimo deve comunque essere protetto, perciò il tribunale valuterà la soddisfazione dei suoi bisogni di vita, disponendo le misure necessarie a garantirla, naturalmente tenendo conto in via primaria dell’altro genitore. Quest’ultimo, se in grado, sarà presumibilmente chiamato a fare di più affinché i figli siano mantenuti al meglio.
Non è possibile, fino alla decisione di un giudice, non pagare il mantenimento, a meno che ci sia un’impossibilità oggettiva e comprovata. La temporanea difficoltà finanziaria non è una giustificazione sempre valida come si crede, proprio per l’ampiezza del dovere genitoriale. Cercare un lavoro diverso o una seconda occupazione - nei limiti di legge - vendere o affittare proprietà sono alcuni dei mezzi per fronteggiare la difficoltà economica e garantire il mantenimento ai figli.
Se queste soluzioni non sono praticabili in modo incolpevole, il genitore non incorre in responsabilità legali ma deve adoperarsi per preservare il benessere dei figli qualora versino in stato di bisogno, se necessario chiedendo l’intervento del servizio sociale competente.
Di conseguenza, soltanto se effettivamente non c’è modo di pagare il mantenimento sarà possibile ritardare l’adempimento senza responsabilità penali, possibilmente avvertendo l’altro genitore o chiedendo aiuto ai familiari al fine di evitare disagi ai minori. Nel frattempo, sarà fondamentale cercare di risolvere la propria situazione o, se impossibilitati, rivolgersi al giudice per una revisione.
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