Dopo neanche 24 ore il Governo fa marcia indietro sul redditometro. Vediamo i perché della decisione e cosa succede ora.
Il Governo decide di sospendere il redditometro e spiega i piani per contrastare l’evasione fiscale. La pubblicazione del decreto del viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha scatenato numerose polemiche e proprio per questo la premier Giorgia Meloni ha deciso di sospenderlo.
Ho incontrato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, ci siamo confrontati sui contenuti del decreto ministeriale e siamo giunti alla conclusione che sia meglio sospenderlo in attesa di ulteriori approfondimenti.
Giorgia Meloni spiega che l’obiettivo dell’esecutivo rimane la lotta alla grande evasione, ma questo non significa che si debba vessare i contribuenti onesti.
Perché questa marcia indietro così repentina? L’annuncio del ritorno del redditometro aveva scatenato una preoccupante risonanza mediatica su una misura che, inevitabilmente avrebbe sottolineato la vecchia visione del rapporto tra Fisco e contribuenti, quella basata su accertamenti presunti ed elementi indiziari. La riforma fiscale in atto, però, punta sulla visione di un “Fisco amico” che debba dialogare con i contribuenti: sicuramente il redditometro non andava dalla parte giusta.
Il decreto ministeriale che ha introdotto il redditometro, quindi, sarà sospeso in attesa di ulteriori approfondimenti, senza che questo intacchi la volontà del Governo di dare la caccia ai grandi evasori, i
nullatenenti che girano col Suv e vanno in vacanza con lo yacht
Cosa avrebbe controllato il Fisco? Sotto la lente di ingrandimento sarebbero tornate le spese per la casa, per l’auto, per le bollette delle utenze domestiche e l’eventuale possesso di barche.
Dopo una pausa di quasi 6 anni, il decreto introduceva nuovamente il redditometro, lo strumento che consente al Fisco di determinare il reddito presunto delle persone. Sospeso nel 2018, dopo pochissimi anni di utilizzo, il redditometro è stato riattivato dal decreto 7 maggio 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 maggio 2024. Ora il decreto in questione sarà sospeso.
Il decreto del redditometro
Il decreto firmato da Maurizio Leo, fa una panoramica su quelle che sono «le informazioni utilizzabili per determinare gli elementi indicativi di capacità contributiva presenti negli archivi in possesso dell’amministrazione finanziaria».
L’applicazione dello strumento era stata riattivata a partire dal 2016 e, quindi, per i redditi a partire da quell’anno.
Cosa prevede il redditometro?
Il decreto illustra 11 tipologie di esame per i redditi dei nuclei familiari e 5 aree diverse del Paese. Il redditometro prende in considerazione anche il risparmio accumulato negli anni e le spese sostenute così come risultano dall’Anagrafe tributaria.
Le spese sono distinte per gruppi e categorie e saranno presunte in base alle indagini statistiche condotte su gruppi rilevanti di persone che appartengono a 11 tipologie diverse di nucleo familiare.
L’Analisi doveva partire dal 2016 e mettere sotto la lente di ingrandimento del Fisco il mutuo, le bollette, i medicinali, spese per telefono e addirittura le spese sostenute per piante e fiori. Ogni spesa effettuata a partire dal 2016 doveva essere sotto esame con il redditometro.
Nel provvedimento è allegato un lungo elenco di spese che spaziano dai beni alimentari all’abbigliamento e le calzature. In assenza di dati certi le spese saranno presunte in base alla voce corrispondente individuata dall’Istat.
Non sono tralasciati, ovviamente, gli investimenti e le spese per l’energia e il combustibile. Rientra nel redditometro anche l’elettrodomestico nuovo o i collaboratori domestici e ai beni per la casa che vanno dai mobili alle pentole e la biancheria.
Auto, nuovo cellulare, libri scolastici, spese di istruzione, soggiorni di studio all’estero, tempo libero e cultura, televisori e computer. Ogni spesa è compresa nell’esame per determinare se il reddito presunto e quello dichiarato coincidono.
La misura, ora, sarà messa nuovamente in stand by in attesa di approfondimenti.
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