Mario Draghi commenta la vittoria di Donald Trump alle Elezioni USA e torna ad ammonire l’Europa
L’ex presidente della BCE ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha commentato la vittoria di Donald Trump alle Elezioni USA tornando a suonare la sveglia all’Europa.
“Ci sono grandi cambiamenti in vista e credo che quello che l’Europa non può più fare è posticipare le decisioni”, ha detto Draghi, arrivando al vertice UE informale di Budapest.
Draghi su vittoria Trump: farà grande differenza nelle relazioni USA-Europa
“Non c’è alcun dubbio che la presidenza Trump farà una grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa ”, ha spiegato l’ex premier, aggiungendo che l’Europa non deve vedere “necessariamente tutto in senso negativo”, nella vittoria del tycoon all’Election Day del 5 novembre.
Detto questo, “certamente dovremo prenderne atto” e “ho appena detto che bisogna negoziare con l’alleato americano, in modo tale da proteggere anche i nostri produttori europei ”.
All’Europa l’ex presidente del Consiglio ha lanciato un monito: “Come abbiamo visto in tutti questi anni si sono posposte tante decisioni importanti perché aspettavamo il consenso. Il consenso non è arrivato, sono arrivate solo uno sviluppo più basso, una crescita minore e oggi una stagnazione”.
“Mi auguro che ritroveremo uno spirito unitario ”, ha sottolineato così Draghi ai giornalisti.
Non poteva mancare l’invito all’Unione europea a riflettere sulla necessità di dotarsi di una difesa comune e, dunque, a investire risorse in questa direzione.
“È possibile” spendere il 2% del PIL per la difesa rispettando il Patto di stabilità, ha puntualizzato.
Guardando avanti, l’ex premier ha ammesso, commentando la nuova era degli Stati Uniti all’insegna dell’imminente presidenza di Donald Trump, che “bisognerà prendere tutta una serie di decisioni”.
Praticamente, “bisognerà decidere cosa fare perché questa è la nuova situazione”.
Le frasi sulla competitività UE e sugli eurobond
Draghi ha tentato di anticipare quelle che potrebbero essere le prossime mosse della nuova amministrazione USA nelle mani di Donald Trump, prevedendo che la nuova America “sicuramente darà grande impulso ulteriore al cosiddetto high tech, dove noi siamo già molto indietro, e questo è il settore trainante della produttività”.
Di fatto, già in questo momento, ha fatto notare l’ex presidente del Consiglio, “la differenza della produttività tra gli Stati Uniti e l’Europa è molto ampia, quindi noi dovremo agire”.
Draghi ha ricordato a tal proposito che “gran parte delle indicazioni” del suo rapporto sulla competitività si focalizzano proprio su questa necessità: la necessità di colmare questo divario di produttività.
Affrontata anche la questione degli eurobond, ovvero dell’importanza che l’Unione europea si doti di uno strumento di finanziamento comune per sostenere la ripresa economia dell’Europa.
Draghi ha tuttavia ribadito che la questione, sebbene “indispensabile, non è la prima cosa ”.
“Quello che il rapporto dice”, ha sottolineato, riferendosi al rapporto sulla competitività UE da lui stilato, “è che ci sono moltissime altre decisioni che si possono prendere senza affrontare immediatamente il problema del finanziamento pubblico comune”.
Detto questo, gli eurobond sono strumenti chiaramenti necessari, a suo avviso, per la realizzazione di “progetti comuni, di comune interesse europeo”, ed è tra l’altro “previsto che per questi progetti vi sia finanziamento comune. Un esempio sono le interconnessioni nel campo dell’energia”.
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