L’Italia avrà bisogno di sempre maggiori quantità di materie prime critiche. Cosa sono e quali sono le materie prime critiche necessarie?
L’Italia è un Paese dall’alto fabbisogno di materie prime critiche. Secondo la fotografia realizzata da The European House-Ambrosetti in collaborazione con Iren l’Italia avrà bisogno fino a 11 volte di più delle materie prime critiche utilizzate oggi entro il 2040. La domanda di materie prime strategiche, critiche e rare è sempre più alta. Ma quali sono le materie prime critiche? Per materie prime critiche si intendono una serie di materie prime non alimentari e non energetiche il cui approvvigionamento spesso ha carattere politico, commerciale e ambientale. Sono materie prime rare non tanto per la loro concentrazione, ma per la locazione di questa concentrazione o per la difficoltà di estrazione o i rischi ambientali che comporta estrarle.
Lo sguardo verso le tecnologie future ci apre, in Italia e in Europa, alla necessità di trovare un compromesso per non sopperire alla corsa delle materie prime, delle Terre Rare e critiche che già altri Paesi hanno intrapreso, Stati Uniti e Cina in primis. Le materie prime critiche sono essenziali e centrali per come è strutturata oggi l’economia globale e quindi europea e italiana e la maggior parte di queste sono importate da fuori l’Unione Europea.
Secondo la lista più recente stilata da CRMs a livello europeo (anno 2020) le materie prime critiche sono 30, dal cobalto al tungsteno, fino alla gomma naturale. Ecco quali sono le materie prime critiche e quali interessano particolarmente l’economia italiana.
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Materie prime critiche: definizione e rischi geopolitici
Le materie prime critiche sono quelle materie non alimentari e non energetiche il cui approvvigionamento può essere compromesso da situazioni politiche, ambientali e commerciali globali. A stabilire quali sono le materie prime critiche ogni tre anni è CRMs a livello europeo. La lista infatti può variare a seconda dei problemi di approvvigionamento che i Paesi possono ritrovarsi da affrontare durante la fase di contrattazione o importazione del prodotto. La lista cambia ogni tre anni e l’ultima e più recente risale al 2020, prima della crisi pandemica e il difficile reperimento di alcune materie prime critiche per via della guerra in Ucraina e l’aumento di tensione tra alcuni Stati che commerciano con l’Europa.
La lista viene quindi definita in base al ruolo che la materia prima critica ha per l’economia del singolo Paese o della comunità e lo stato di rischio di approvvigionamento per il mercato europeo. La lista più recente, ovvero la “Lista materie prime critiche del 2020”, è composta da 30 elementi:
Antimonio, Afnio, Barite, Bauxite, Berillio, Bismuto, Borato, Carbon coke, Cobalto, Fluorite, Fosforite, Fosforo, Gallio, Germanio, Gomma naturale, Grafite naturale, Indio, Litio, Magnesio, Metalli del gruppo del platino, Titanio, Niobio, Scandio, Silicio metallico, Stronzio, Tantalio, Terre rare leggere, Terre rare pesanti, Tungsteno, Vanadio.
La maggior parte delle materie prime critiche sono importate dall’estero e, visto che sono prodotti in pochi Paesi, il loro accaparramento è determinato da strategie politiche e commerciali a livello globale.
Le materie prime critiche che servono all’Italia e come reperirle
L’Italia ha un piano d’azione per le materie prime critiche e questo è espresso all’interno del PNRR, al punto“ Strategia nazionale per l’economia circolare”. Un esempio di accaparramento di materie prime critiche all’interno del nostro Paese dovrebbe essere quello dello smaltimento e riciclaggio dei rifiuti. Infatti la maggior parte delle apparecchiature elettriche contiene materie prime critiche, tra cui Terre Rare, ma anche plastica, vetro e ceramiche utili all’Italia. Il problema è che ogni anno si riesce a recuperare appena il 15%, su oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti high-tech, di materie prime critiche in Europa. C’è bisogno di valorizzare le potenzialità dei rifiuti tecnologici e sviluppare tecnologie in grado di recuperare le materie prime critiche essenziali per l’Italia in maniera più adeguata ed efficace.
Si tratta di un passaggio fondamentale perché nei prossimi vent’anni l’Italia avrà bisogno fino a 11 volte in più delle materie prime critiche di cui hai bisogno oggi, in particolare il rame che rappresenta il 44% del fabbisogno italiano. In generale, oltre al rame, l’Italia ha bisogno di: manganese, silicio metallico, nichel, magnesio, grafite, cobalto, terre rare, litio e titanio. Sono previsti diversi investimenti per il recupero di tali materie prime critiche in Italia, con diversi progetti già pronti a partire nel prossimo futuro.
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