Utile in calo nel terzo trimestre e guidance sul dividendo bloccata ma, come confermato dall’Ad di Mediobanca Nagel, i target di riferimento sono quelli già comunicati
Tante le indicazioni arrivate dalla trimestrale presentata oggi, 7 maggio 2020, da Mediobanca. Iniziando dall’ultima riga di conto economico, il terzo trimestre fiscale dell’istituto di Piazzetta Cuccia si è chiuso con un utile netto di 84,6 milioni di euro, dimezzato rispetto ai 175,5 milioni registrati un anno fa da Mediobanca.
L’utile netto registrato da Mediobanca nel terzo trimestre ha portato il dato relativo i nove mesi a 552,2 milioni, -11,8% rispetto nel confronto con lo scorso anno (626 milioni). Il dato sconta 40 milioni di rettifiche di valore sul “seed capital” e maggiori accantonamenti al fondo sistemico SRF(Single Resolution Fund, Fondo di Risoluzione Unico) entrambi contabilizzati nel corso del terzo trimestre.
Il margine di intermediazione del terzo trimestre è passato da 607,2 a 581,9 milioni di euro mentre sui nove mesi il dato di Mediobanca segna un rialzo di un punto percentuale a 1,9 miliardi di euro. Le rettifiche su crediti hanno segnato un incremento di quasi 30 punti percentuali (+29,8%) a 209,5 milioni di euro.
Mediobanca: del dividendo si riparla a fine luglio
In linea con le indicazioni della BCE e le decisioni assunte dalle altre banche appartenenti al Single Supervisory Mechanism (SSM) la dividend policy per l’esercizio in corso (0,52, +10% rispetto allo scorso anno), riporta la nota di Mediobanca, non è confermata.
Tuttavia, “alla luce della solida posizione di capitale si è mantenuta prudenzialmente dedotta dal patrimonio di vigilanza la quota di dividendo già maturata al 31 dicembre 2019”.
A fine luglio in occasione dell’approvazione dei conti annuali il Consiglio di Mediobanca fornirà una nuova guidance che potrà trasformarsi in una proposta all’Assemblea di Ottobre se in linea con le indicazioni del SSM.
Mediobanca: generazione di capitale robusta
La generazione di capitale, stima Mediobanca, rimarrà robusta. Il CET1 a fine esercizio 2020/21 è previsto attestarsi a circa il 15% (pre-distribuzione degli utili/buyback) anche nel caso di raddoppio del costo del rischio (a circa 100 punti base) rispetto ai livelli pre-Covid (52 punti base a giugno 2019).
“È confermata la situazione confortevole di funding e liquidità”, si legge nel comunicato di presentazione della trimestrale di Mediobanca.
A fine marzo il Cet1 phased-in si attestava al 13,88%, con un buffer di circa 600 punti base sopra i limiti regolamentare (14,14% al 31 dicembre) e il Total Capital ratio è al 16,72% (17,14%).
L’outlook di Mediobanca
Per quanto riguarda le stime sui prossimi mesi, Mediobanca si dice “fortemente impegnata” nell’esecuzione delle linee strategiche ed operative previste nel Piano 20-23, “facendo leva sui tratti distintivi del modello di business e sulla capacità dimostrata nel passato di affrontare i periodi di crisi e di volgere le criticità dello scenario in opportunità”.
Sulla base di uno scenario operativo basato sul graduale riavvio delle attività a partire dalla fine di giugno prossimo, con efficacia delle iniziative governative volte allo stimolo della domanda soprattutto nella seconda parte dell’esercizio 2020/21, “i ricavi del Gruppo saranno in moderata riduzione per i primi trimestri nell’esercizio 2020/21, soprattutto per il calo transitorio dell’erogato del credito al consumo e la graduale ricostituzione della pipeline nel CIB”.
Le attività di Wealth Management “continueranno viceversa ad aumentare il loro apporto alla redditività del Gruppo”.
Mediobanca: Nagel, nostro interesse distribuire dividendo
“È nel nostro interesse dare un dividendo cash ogni anno e se possibile affiancarlo a politiche di buyback”, ha commentato l’Ad di Mediobanca, Alberto Nagel. “Vedremo se il quadro economico congiunturale e la Bce lo consentiranno e in base a quello valuteremo”.
Per quanto riguarda i target, è su quelli già comunicati “che ci focalizziamo, non abbiamo dato target intermedi”.
“Alla fine del prossimo trimestre ci sarà una revisione dello scenario macro e questo comporterà un aggravio di accantonamenti che però non è destinato a esser qualcosa di completamente differenziante”.
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