I mercati azionari ritornano positivi da inizio anno grazie al fattore Trump. Tutto questo quanto potrà durare? Una pausa potrebbe essere vicina
Un deciso passo in avanti ha caratterizzato l’intero andamento del mercato azionario internazionale durante l’ottava che si è conclusa che, al termine, ha potuto archiviare la settimana godendo di un saldo finale abbondantemente superiore ai due punti percentuali (+2,71%).
Complessivamente, questa nuova linfa, ha annullato la precedente performance della tornata weekly precedente ed, inoltre, ha riportato il rendimento YTD (year to date) oltre la parità a quota +0,59%. A poche ore dall’ufficiale insediamento alla Casa bianca del neoletto Presidente Trump i mercati azionari si presentano, quindi, ai blocchi di partenza dell’anno 2025 con un risultato pari a zero e con, verosimilmente, la funzione di poter rappresentare un ipotetico termometro parallelo dell’operato futuro del tycoon a stelle e strisce.
Mercato azionario: torna in positivo ma potrebbe non durare a lungo
Augurando un buon lavoro al Presidente Usa e tornado, invece, alla consueta osservazione dei principali sottostanti, quello che appare evidente sul primario benchmark rappresentativo dell’asset class equity (rif. MSCI World Usd), è l’indebolimento del versante algoritmico. Nel nostro precedente outlook avevamo riportato all’attenzione la valenza del transito della media mobile a 25 osservazioni settimanali che, di fatto, accomunava l’impostazione grafica di brevissimo termine in capo ai principali listini.
Oggi, nonostante le quotazioni siano ancora a ridosso di quest’ultima importate soglia dinamica di prezzo, si può facilmente riscontrare una prolungata ed ancor più accentuata fase di debolezza in ambito leading indicators attraverso una persistente divergenza negativa da poco meno di un anno.
Inutile ricordare come, generalmente, tale configurazione sconti un eccessivo fattore anticipatore rispetto all’effettiva conseguenza sui prezzi, ma, al tempo stesso, è comunque opportuno riportare questo oggettivo rilievo.
Focalizzando l’attenzione all’attuale livello delle quotazioni, l’upside registrato negli ultimi giorni, potrebbe celare un falso segnale dettato dall’euforia strettamente legata all’imminente insediamento del Presidente statunitense: un eventuale ritracciamento non può, quindi, essere escluso. Una prima ipotesi operativa potrebbe vedere il conseguimento di nuovi record (target over weekly) che, in dote MSCI World Usd, corrisponderebbero al superamento di soglia 3.860 punti per, poi, cedere il passo ad un ripiegamento in prossimità del transito della sempre presente media mobile a 25 osservazioni settimanali.
Viceversa, un’altra ipotesi, potrebbe prendere forma già nell’ottava in corso mediante un potenziale downside inferiore a quota 3.668 punti con implicita violazione della sopracitata media mobile: se ciò dovesse accadere, un ulteriore allungo negativo caratterizzato da nuovi minimi di anno, appare la stretta conseguenza.
Europa: nuovi record in vista?
Nel Vecchio continente, l’indice Stoxx Europe 600, ha beneficiato di un importante rialzo nell’ultima ottava che, grazie all’ormai archiviato +2,37%, porta la propria performance 2025 a quota +3,24%. Anch’esso ancora alla prese con il transito della media mobile a 25 osservazioni settimanali, il benchmark europeo, si trova a dover affrontare una vera e propria imminente prova di maturità ovvero il conseguimento di nuovi massimi di periodo con aggiornamento dei record storici.
Quest’ultima ipotesi potrebbe giungere nella prossime ore, ma, successivamente, non può essere esclusa una fase di fisiologiche prese di profitto. Pertanto, in ottica di brevissimo termine, il monitoraggio di area 528,68 punti (soglia corrispondente ai precedenti record dello scorso settembre) appare fondamentale con un target rialzista non superiore a quota 532,25 punti per, poi, privilegiare una strategia short con obiettivo in corrispondenza di soglia 516,52 punti.
Asia/Pacifico: i timori sono molti
Guardando all’andamento dei principali indici azionari asiatici si può riscontrare un andamento divergente nel corso della settimana che si è conclusa. Alla buona performance della Cina (+2,31% per lo Shangai Composite Index) si contrappone il saldo negativo della borsa nipponica (-1,88%).
Per entrambi l’attuale momentum di mercato coincide con una importante fase tecnica che, oggi, non può escludere un peggioramento dell’intero assetto grafico. Particolare attenzione, quindi, all’intera “compagine asiatica” che, in caso di ribassi, potrebbe vedere seriamente compromesso l’intero andamento (laterale) che finora ha contraddistinto i due listini orientali.
Complessivamente, sostenere che l’intera asset class azionaria goda di un buona impostazione, appare un concetto alquanto forzato poiché i numeri non confermano questa sempre auspicabile e fiorente ipotesi. Per meglio approfittare di questo status di incertezza e di quanti altri simili momenti si presenteranno con il trascorrere delle settimane, una possibile idea, si può sintetizzare in un cambio di paradigma: cedere (gradualmente) alla politica del buy & hold e sposare, invece, una più dinamica gestione del proprio patrimonio senza alcun ansia da over performance ricordando sempre che, il mercato (questo sconosciuto) è solo ed esclusivamente un mezzo mentre il fine (i molti fini) sono quelli di ognuno di noi.
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