Secondo Yoram Lustig, Responsabile delle Soluzioni Multi-Asset EMEA, T. Rowe Price sostiene che nell’attuale quadro, l’inversione della curva dei tassi non starebbe necessariamente segnalando un’imminente recessione
A inizio 2019, le principali asset class hanno segnato un forte rialzo, sostenute dagli atteggiamenti ultra accomodanti delle banche centrali e dall’impressione che il conflitto commerciale tra Usa e Cina potesse essere giunto ad una risoluzione. Oltre a questo, dopo il crollo avvenuto tra ottobre e dicembre 2018, le valutazioni delle azioni erano tornate ad essere interessanti.
Ora la situazione è cambiata: secondo Yoram Lustig, Responsabile delle Soluzioni Multi-Asset EMEA di T. Rowe Price, vi sono diversi segnali contrastanti sulla salute dell’economia globale, con mercati azionari statunitensi vicini ai top storici e un forte ribasso sui rendimenti dei titoli di Stato. Date queste premesse, l’esperto non ritiene sia conveniente assumersi grandi rischi.
Mercati globali: a che punto del ciclo economico ci si trova?
Negli ultimi anni, la crescita dei mercati azionari è stata aiutata in maniera notevole dai programmi di acquisto delle banche centrali e dal contesto di tassi di interesse bassi. Ora però, molti investitori conservativi stanno iniziando a pensare che ci si possa trovare nelle ultime fasi del ciclo di mercato ed economico, e che una recessione possa essere alle porte. “Sebbene molte economie non prevedono una recessione nel breve termine, è difficile negare che il rischio di recessione stia aumentando”, sostiene Lustig.
Un altro fattore che potrebbe preoccupare è la recente inversione della curva dei tassi sulla parte a 2 e 10 anni: storicamente, questo segnale è spesso stato un campanello di allarme attendibile rispetto a un’imminente crisi (per approfondire).
Il Responsabile delle Soluzioni Multi-Asset EMEA di T. Rowe Price, sostiene però che la yield curve statunitense non starebbe segnalando una recessione imminente, attribuendo l’inversione alla scelta della Fed di sospendere il rialzo dei tassi, all’inflazione contenuta, alla crescita modesta e alla pressione ribassista sui rendimenti dei bond dopo anni di Quantitative Easing.
In generale, se i PMI globali stanno mettendo in luce una contrazione a livello globale, vi sono numerosi indicatori che veleggiano su livelli tipici da metà ciclo economico: ciò rende modeste le probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi.
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