L’Italia è l’unico Paese che ancora non ha ratificato la riforma del Mes: dopo l’ok della Germania Meloni e Salvini non hanno più alibi, ma il governo continua a prendere tempo.
La telenovela della riforma del Mes in Italia assomiglia molto a una vecchia massima del pugilato: “Sul ring puoi girare intorno all’avversario quanto vuoi ma, prima o poi, dovrai avvicinarti e affrontarlo”.
In maniera simile ben tre governi, di cui uno guidato da un peso massimo dell’europeismo come Mario Draghi, hanno cercato o stanno cercando di evitare in ogni modo la patata bollente del Mes ma ora, venuto meno l’alibi della Germania, il governo Meloni dovrà prendere una decisione una volta per tutte.
Per Giorgia Meloni e Matteo Salvini, grandi oppositori sia del Mes sia della sua riforma, definita nel 2019 rispettivamente una “eurofollia” e un “crimine nei confronti dei lavoratori e dei risparmiatori italiani”, la scelta non sarà per nulla facile: abiurare il proprio passato oppure fare un notevole sgarbo a Bruxelles proprio nel momento in cui l’Italia ha avanzato tante richieste a Palazzo Berlaymont?
Finora il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è sempre nascosto dietro al paravento della Germania, ribadendo come l’Italia rispetterà gli impegni presi ma solo dopo che sarà stata emessa la sentenza dell’Alta Corte tedesca in merito a un ricorso presentato sulla riforma del Mes.
Nei giorni scorsi però l’Alta Corte ha respinto il ricorso, dando automaticamente il disco verde alla ratifica della riforma del Mes da parte di Berlino: tra i 19 Paesi dell’Eurozona, all’appello ora manca solo l’Italia con Meloni e Salvini che adesso non potranno più continuare a gettare la palla in tribuna.
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Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è uno strumento studiato dall’Unione europea per fornire assistenza finanziaria a quei Paesi della zona euro in difficoltà, con una capacità di prestito che può arrivare fino a 500 miliardi.
L’esperienza della Grecia però, con anche i vertici della Troika che di recente hanno fatto il mea culpa, ha spinto Bruxelles a riformare il Mes con questa nuova versione, che comunque mantiene sempre una parte delle tanto discusse condizionalità, che per entrare in vigore deve essere ratificata da tutti i Paesi dell’Eurozona.
Come detto adesso dopo il via libera della Germania manca solo il sì da parte dell’Italia, con l’Ue che da tempo sta pressando il Belpaese reo di temporeggiare a riguardo; con l’alibi dell’Alta Corte tedesca che è venuto meno, durante un question time alla Camera il deputato di Italia Viva Luigi Marattin ha chiesto lumi al ministro Giancarlo Giorgetti su cosa il governo intenda fare per quanto riguarda la riforma del Mes.
“Emerge con chiarezza - ha risposto Giorgetti - la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del Trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in Parlamento, anche tenuto conto di quanto emerso dal recente atto di indirizzo approvato dalla Camera”.
Cosa faranno Meloni e Salvini?
Il governo di conseguenza vuole ancora prendere tempo, nonostante in Parlamento si sia già discusso abbondantemente della riforma durante la scorsa legislatura, ma il ministro ha voluto comunque sottolineare che “siamo coscienti dell’impegno assunto dall’Italia e che allo stato tutti gli altri aderenti abbiano proceduto alla ratifica”.
In sostanza il governo alla fine ratificherà la riforma del Mes ma, visto l’evidente imbarazzo, si starebbe cercando di tirarla per le lunghe il più possibile anche se, naturalmente, un via libera non corrisponderebbe a una richiesta ma significherebbe soltanto dare la possibilità a un Paese di poter accedere al prestito.
Per Giorgia Meloni e Matteo Salvini però la questione sarebbe di principio; se la presidente del Consiglio dovesse restare coerente con il suo pensiero e bocciare la ratifica, con quale forza poi si potrebbe presentare a Bruxelles per avere risposte in merito alle richieste avanzate sui delicati temi del gas, del Pnrr e dei migranti?
“Europa preoccupata a causa ma? La pacchia è finita” ha dichiarato Meloni durante la campagna elettorale, ma adesso che non è più nella comoda posizione dell’opposizione la presidente del Consiglio dovrà fare i conti con la realtà dei fatti, magari poi spiegando agli elettori con un appunto scritto sul suo diario perché il governo da lei presieduto avrà dato l’ok alla ratifica della tanto odiata riforma del Mes.
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