Raggiunto l’accordo sul nuovo patto per la migrazione e l’asilo ieri in commissione Ue agli Affari interni. Ecco cosa prevede.
Ieri c’è stato in Lussemburgo un Consiglio Affari Interni chiamato a trovare un accordo su migrazione a asilo. Dopo 12 ore di maratona negoziale, i 27 Stati membri hanno finalmente trovato l’intesa sul nuovo patto per la migrazione e l’asilo. L’accordo è arrivato dopo un voto a maggioranza qualificata dove gli unici Stati a votare contrari sono stati Polonia e Ungheria, astenute invece Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria.
La commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson l’ha definita una decisione storica visto che erano 7 anni che gli Stati discutevano senza arrivare mai ad una quadra. Ora la palla passa al Parlamento Europeo che dovrà approvare o meno quanto deciso in riunione. Vediamo cosa cambia in materia di migranti e asilo.
Raggiunto patto Ue sui migranti, ecco cosa prevede
Il testo approvato ieri si basa su due regolamenti che puntano a rafforzare la responsabilità a carico dei Paesi di primo ingresso. Nessun passo avanti sulla ricollocazione in tutti i paesi Ue dei migranti che non sarà obbligatorio e i paesi resteranno liberi di rifiutarsi di farsi carico dei migranti provenienti dai paesi di primo sbarco. La novità però è che dovranno pagare un contributo finanziario per farlo.
Il testo introduce poi la procedura accelerata alla frontiera per esaminare le domande dei migranti che hanno minori possibilità statistiche di ottenere lo status di rifugiato. Questa non dovrebbe superare i 6 mesi e per svolgere la procedure di frontiera gli Stati devono stabilire una capacità adeguata in termini di accoglienza e risorse necessaria per esaminare in qualsiasi momento un numero identificato di domande e per eseguire le decisioni di rimpatrio. La nota precisa che a livello Ue questa capacità è di 30 mila persone.
Il secondo tema importante poi è quello dei rimpatri. L’Italia chiedeva la possibilità di rimpatriare i migranti la cui richiesta di asilo è stata respinta in paesi ritenuti sicuri attraverso i quali sono già transitati ma la Germania rifiutava questa idea.
Alla fine l’accordo è stato trovato lasciando agli Stati il margine per la definizione di paese sicuro. In pratica un paese per poter rimpatriare un migrante in uno Stato di transito o diverso da quello di origine, deve farlo solo se quella nazione rispetta tutti i requisiti di paese terzo sicuro e ci deve essere una connessione con la persona. In alternativa saranno gli Stati membri a decidere se esiste una connessione.
Lo scoglio da superare però rimane. Al momento i paesi terzi considerati sicuri sono davvero pochissimi. Il nostro paese proverà a stringere accordi con la Tunisia dove la premier Meloni è stata nei giorni scorsi e dove tornerà domenica 11 giugno in compagnia della presidente della Commissione Ue Ursula Von del Leyen e del premier Olandese Mark Rutte che già si è detto fiducioso per un accordo sui migranti.
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