I missili russi costruiti con prodotti Nato, quello che nessuno vi dice

Alessandro Nuzzo

03/06/2023

Nonostante l’embargo, componenti elettronici fondamentali per la costruzione di missili continuano ad arrivare alla Russia. Ecco come.

I missili russi costruiti con prodotti Nato, quello che nessuno vi dice

Dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina diversi paesi, sopratutto appartenenti alla Nato e Stati Uniti, hanno votato a favore di leggi che andassero ad intaccare l’economia russa per renderla più debole. Queste sanzioni hanno colpito ben 1.400 persone e oltre 200 società, con il sequestro di beni per più di 20 miliardi di euro. Vige ancora oggi il divieto di esportare in Russia determinati oggetti, come ad esempio i prodotti elettronici che accanto agli usi civili, possono essere anche impiegati per scopi militari, ad esempio per il funzionamento dei sistemi d’arma, dai veicoli corazzati fino a radar e aerei. Eppure da quando è scoppiato il conflitto l’embargo in Russia di questi componenti non si è mai arrestato. In pratica la Russia è riuscita ad aggirare il blocco come fatto anche con tanti altri prodotti finendo per utilizzare tecnologie europee o statunitensi per scopi militari.

Pensiamo ad esempio ai chip fabbricati negli Stati Uniti e in Europa senza i quali sarebbe impossibile far volare i missili che oggi giorno vengono lanciati sul territorio ucraino portando distruzione. La prova di questo scambio che sin dal 24 febbraio, giorno dell’invasione, non si è mai interrotto è dato dai registri doganali visualizzati dal settimanale l’Espresso dove sono riportati nomi di multinazionali americane ed europee che hanno inviato materiale ufficialmente vietato in Russia.

Merce vietata continua ad arrivare in Russia: ecco come

La documentazione consultata da l’Espresso va da marzo a ottobre scorso quindi quando già vigeva l’embargo verso alcune tipologie di prodotti. Aziende multinazionali come le americane Intel e Texas Instrument, oltre al gruppo tedesco Infineon hanno con regolarità inviato chip elettronici in Russia.

Uno dei principali destinatari è stata la Ural Telecom Systems di Ekaterinburg, città al centro degli sforzi militari portati avanti da Putin. A San Pietroburgo invece si trova la SMT-iLogic che tra la primavera e l’estate del 2022 è risultata destinataria di decine di forniture di tecnologia con marchio STMicroelectronics. Ufficialmente questi prodotti sarebbero circuiti elettronici integrati per la fabbricazione di apparecchiature industriali per scopo non militare. La stessa azienda è stata messa però sotto sanzione dal Governo Usa perché coinvolta in un sistema di forniture che ha lo scopo di ottenere tecnologia straniera per la produzione dei droni Orlan.

Ma come è possibile che prodotti ufficialmente vietati vengono commercializzati senza problemi in Russia? Lo stratagemma è lo stesso utilizzato anche per esportare merce russa all’estero e consiste nel coinvolgere altre nazioni. L’embargo infatti prevede lo stop solo ai rapporti commerciali diretti con la Russia ma non prevede controlli se questi prodotti vengono acquistati da nazioni amiche per poi essere rivendute alla Russia. In questo caso i chip prodotti approdano in Russia provenienti da Paesi che non hanno aderito all’embargo promosso da Stati Uniti e Unione Europea, come ad esempio Cina e Hong Kong.

Uno stratagemma elementare che ha permesso in questi mesi alla Russia di rifornirsi di materiale senza problemi e al tempo stesso di esportare senza problemi. Emblematico è l’esempio del petrolio russo finito in Europa, Italia compresa, senza alcun tipo di problema grazie alla vendita prima a nazioni compiacenti soprattutto orientali che successivamente lo rivendevano agli Stati europei che avevano aderito al divieto.

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