Il Covid non fa più paura ma gli scienziati già guardano alla prossima pandemia: l’obiettivo è avere vaccini pronti in 100 giorni, l’Ue intanto prenota quelli contro l’aviaria.
Avere vaccini entro 100 giorni dall’identificazione di una possibile minaccia pandemica. Questa è stata la richiesta che il G7 ha fatto alla scienza nel giugno 2021, quando ancora il mondo era nel pieno dell’emergenza Covid.
Ora che l’Oms a breve dovrebbe annunciare la fine della fase pandemica per quanto riguarda il Covid, con il virus che ha causato 7 milioni di decessi in tutto il mondo ora ridimensionato a influenza anche se in Italia continua a fare oltre 200 morti a settimana, la mission che l’Occidente si è dato è quella di non farsi trovare impreparato in caso di una nuova emergenza sanitaria.
A riguardo sulle colonne del New York Times il miliardario e filantropo Bill Gates ha lanciato una sorta di appello ai vari leader mondiali, sottolineando come “stiamo commettendo gli stessi errori, il mondo non fa abbastanza per prepararsi alla prossima pandemia”.
Per il fondatore di Microsoft, che è stato in prima linea per garantire un’ampia diffusione dei vaccini Covid, dovrebbe essere fatto al più presto un piano mondiale di prevenzione in caso di una nuova pandemia visto che “ non possiamo farci cogliere di nuovo impreparati ”.
Se Gates teme che la prossima pandemia possa essere generata anche da un attacco terroristico, in Europa tutte le attenzioni sono rivolte all’aviaria tanto che la Commissione europea già si è prenotata due vaccini contro il virus H5N1.
L’Ue opziona i vaccini per l’aviaria
Adesso che il mondo intero sembrerebbe essere riuscito a venire fuori dall’incubo Covid - pagando però un prezzo altissimo in termini economici e di vite umane - tra i cittadini dopo le sofferenze passate negli ultimi tre anni il desiderio è soltanto quello di voltare pagina, guerra in Ucraina permettendo.
La scienza però non può permettersi di abbassare la guardia, soprattutto per quanto riguarda i vaccini che sono stati decisivi per vincere la battaglia contro il Covid; il grande osservato speciale così adesso è H5N1, il virus dell’influenza aviaria.
Si tratta di un virus a noi ben noto, che da circa venti anni circola tra gli uccelli e anche, più di recente, tra i mammiferi; per quanto riguarda l’uomo invece sono stati oltre 800 i casi riscontrati dal 2003 a oggi. Il salto di specie fortunatamente finora non c’è mai stato, anche se il livello di allerta resta sempre alto.
“L’aviaria va sorvegliata, in giro ce n’è tanta e sembra avvicinarsi sempre di più al salto di specie - ha dichiarato a La Repubblica il microbiologo Rino Ruoppoli -. Poi magari non succederà ma è meglio essere pronti”.
Ecco perché la Commissione europea ha voluto giocare d’anticipo prenotando i due vaccini al momento già esistenti contro l’aviaria: anche se sono vecchi di quindici anni dovrebbero ugualmente funzionare, con gli scienziati che sono già a lavoro per aggiornarli ai nuovi ceppi.
“Per quanto riguarda i vaccini, esistono - ha dichiarato il portavoce dell’esecutivo Ue Stefan de Keersmaecker durante il briefing con la stampa a Bruxelles -. Ce ne sono due autorizzati nell’Ue: la Commissione ha siglato due contratti di prenotazione per l’acquisto congiunto, uno con Gsk e l’altro con Seqirus Uk”.
Lo volontà espressa da parte dei leader mondiali di avere vaccini pronti entro 100 giorni probabilmente ancora è irrealizzabile, ma con le nuove tecnologie l’esperienza del Covid ci ha insegnato che i tempi possono essere molto più brevi rispetto al passato.
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