Nella partita anche e ancora il nome di Unipol. Tutti i rumor sulla cordata pronta a fare shopping di una quota del Monte di Stato.
Il titolo MPS-Monte dei Paschi di Siena è sotto pressione nella sessione odierna di Piazza Affari, perdendo sul Ftse Mib quasi il 2%, scivolando a quota 5,228 euro circa.
Il trend delle azioni su base settimanale è invece positivo, in attesa del terzo atto del governo Meloni che, prima della fine dell’anno, collocherà sul mercato un’altra quota del Monte di Stato, in linea con i desiderata dell’Unione europea e con il piano di privatizzazione della banca senese.
Negli ultimi giorni, il titolo ha beneficiato di diversi rumor, che hanno parlato dell’intenzione di Enrico Marchi, numero uno di Banca Finint e di SAVE Aeroporti e, anche, presidente del Gruppo Nord Est Multimedia, di capitanare una cordata di investitori per conquistare un pezzo del Monte dei Paschi di Siena: un pezzo, per la precisione, di quella partecipazione rimasta nelle mani del Tesoro, che è ancora maggiore azionista con una quota del 26% circa, dopo le due manovre lanciate prima alla fine del 2023, poi agli inizi di quest’anno, per iniziare a riconsegnare l’istituto di credito al mercato.
Con la prima mossa, va ricordato, il governo Meloni è riuscito ad assicurare alle casse dello Stato entrate per un valore di 920 milioni di euro, vendendo una partecipazione del 25%, mentre con il secondo atto, l’introito è stato pari a 650 milioni di euro, a fronte di un altro collocamento che ha interessato una quota pari al 12,5%.
Così facendo, l’entità del controllo che aveva reso MPS, con la ricapitalizzazione precauzionale del 2017, un Monte di Stato, si è ridotta dal 64% circa di quell’anno all’attuale 26,732% in mano al MEF. (L’altro 73,268% del capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena, invece, è in mano agli altri azionisti).
La quota del MEF-Tesoro deve tuttavia scendere al di sotto del 20% del capitale di MPS entro la fine del 2024, stando a quanto stabilito dagli accordi con Bruxelles: per questo, come ha confermato giorni fa lo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il Tesoro provvederà a mollare a breve parte della fetta di Mps ancora in suo possesso.
Enrico Marchi: chi è il banchiere imprenditore che guarda a MPS
L’ottima notizia, per una banca promessa sposa che non è riuscita mai a trovare, in questi ultimi anni e nonostante la presunta fase di Rinascimento di cui si parla da mesi un potenziale pretendente, è che un potenziale cavaliere bianco si sarebbe finalmente palesato:
si tratta per l’appunto dell’imprenditore Enrico Marchi, noto per aver creato nel 1980, con altri soci, Finanziaria Internazional, con il nome di Finvest S.r.l. , nell’ambito di un piano volto a dar vita a un grande gruppo finanziario nel Nordest.
Così è stato: con la fondazione di Finanziaria Internazional, Marchi ha posato la prima pietra dell’attuale Banca Finint, nata ufficialmente nel 2014 da Finanziaria Internazionale. Nel 2016 è stato costituito poi, in via ufficiale, il Gruppo Banca Finint con Banca Finint nel ruolo di Capogruppo.
Banca Finint, si legge nel sito del gruppo, è specializzata in attività prevalentemente legate al Debt Capital Markets (minibond e specialized lending) e alla strutturazione e gestione di operazioni di cartolarizzazione, covered bond e finanza strutturata, nella consulenza in operazioni di finanza straordinaria e nella realizzazione di operazioni di basket bond sostenendo le imprese e l’economia reale dei territori in cui opera.
Ma Enrico Marchi è conosciuto per avere una visione e un modo a 360° di fare impresa, che lo hanno portato a capitanare anche SAVE, altra società di cui è presidente e amministratore delegato.
Nata nel 1987 e quotata in Borsa dal 2005 al 2017, SAVE è la holding di un gruppo che opera principalmente nella gestione degli aeroporti.
Di business insomma Enrico Marchi, classe 1956, se ne intende eccome, al punto da aver ideato ora un piano che potrebbe, se realizzato, certificare ufficialmente la rinascita di una nuova MPS, libera da quello che è stato spesso considerato un giogo di Stato, che ne avrebbe frenato il potenziale.
MPS: il futuro della banca scritto da Unipol e dal piano Marchi?
In cosa consisterebbe il piano Marchi? Secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano La Stampa, il progetto vedrebbe Enrico Marchi ricoprire il ruolo di catalizzatore, ovvero di capitano di una cordata di investitori potenziali, pronti a formare un gruppo per fare shopping di una partecipazione rilevante del Monte dei Paschi di Siena.
“Marchi accelera sulla cordata di MPS e punta al maxi polo degli aeroporti”, scrive oggi La Stampa, indicando che il grande obiettivo su cui punta l’imprenditore è quello di dare il via al risiko degli aeroporti in Italia, facendo magari leva proprio sulla necessità del governo Meloni di sciogliere il nodo MPS.
Il quotidiano ricorda l’impegno che il Tesoro ha preso con l’UE, ovvero quello di portare la quota del Monte dei Paschi di Siena in mano allo Stato a scendere al di sotto della soglia del 20%. A fronte di questo impegno e del “26,5% ancora in mano, l’obiettivo di Giorgetti sarebbe quello di scendere almeno sotto il 10%”. Ma come fare?
Una quota fino al 10% “ sembra destinata a Unipol , nella chiave di una partnership commerciale per distribuire polizze nel ramo danni”.
Tale operazione andrebbe però a braccetto anche con un altro piano, che potrebbe magari far digerire al governo “la cessione di un pezzo della banca al gruppo assicurativo della Coop”, ovvero a Unipol, volto a incentivare l’ingresso, nel capitale della banca senese, di “un nocciolo di imprenditori italiani”.
Ed è qui che entrerebbe in gioco, per l’appunto, l’imprenditore e banchiere Enrico Marchi che, con la benedizione di Giorgetti, scrive ancora La Stampa, “si è messo al lavoro per raccogliere 500-750 milioni di euro”.
Il fine ultimo di Marchi sarebbe quello di ottenere l’ok per una fusione tra la sua SAVE e F2i, il fondo infrastrutturale partecipato da CdP, per dar vita a un campione italiano nella gestione degli aeroporti: ipotesi che tuttavia non piacerebbe alla Lega tant’è che, secondo il quotidiano, Giorgetti avrebbe già detto all’imprenditore che una eventuale operazione di acquisizione di una quota del MPS da lui orchestrata non sarebbe “una garanzia” per la riuscita del suo progetto.
Detto questo, contribuendo a scrivere la parola fine all’Odissea del Monte di Stato, forse Marchi riuscirebbe a smorzare l’opposizione di alcuni politici al suo piano di lanciare un risiko tra gli aeroporti. E a creare così, magari, anche un campione delle infrastrutture made in Italy.
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