Multe in arrivo per chi ha venduto abiti e oggetti di seconda mano su Vinted e Wallapop

Patrizia Del Pidio

21 Agosto 2024 - 16:48

Per chi vende su Vinted e Wallapop oggetti usati c’è il rischio dell’invio di sanzioni molto salate da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Multe in arrivo per chi ha venduto abiti e oggetti di seconda mano su Vinted e Wallapop

Si devono pagare le tasse sul ricavato di vendite di oggetti o abiti usati su piattaforme come Vinted, Wallapop o eBay? Chi rischia di ricevere multe dopo aver venduto usato online? Non tutti lo sanno ma c’è una normativa ben precisa che regola questa tipologia di commercio e anche se si pensa che vendere propri oggetti usati non preveda il pagamento di imposte sul reddito, non sempre è così.

Ovviamente se, saltuariamente, si decide di vendere qualche oggetto o vestito che non si usa più su Vinted o Wallapop non si è tenuti al pagamento delle imposte. In presenza di specifici requisiti, però, non solo si rischiano sanzioni, ma si sarà costretti all’apertura di una partita Iva con tutto quello che ne consegue.

In Italia la novità è entrata in vigore il 1° gennaio 2023 (prime comunicazioni nel 2024), con l’obbligo, da parte delle piattaforme, di comunicazione dei dati sulle vendite online realizzate dagli utenti.

Cosa è cambiato per le vendite online dal 2024?

La direttiva Dac7 del 2021, che obbliga tutte le piattaforme di vendita online a comunicare i dati di vendita degli utenti, coinvolge anche l’Italia e con un provvedimento del 20 novembre 2023 l’Agenzia delle Entrate individua i termini e le modalità di comunicazione dei dati sulle vendite di beni e servizi.

Le piattaforme online che consentono, appunto, la vendita di beni e servizi (anche per quel che riguarda oggetti usati) sono obbligate a trasmettere tutti i dati delle vendite che gli utenti realizzano e proprio per questo in alcuni casi l’obbligo di apertura della partita Iva potrebbe coinvolgere chi vende oggetti usati su Vinted o Wallapop (o su altre piattaforme similari).
L’obiettivo di questa modifica sostanziale è quello di contrastare l’evasione fiscale che con il commercio elettronico non sempre salta all’occhio.

Non solo Vinted e Wallapop

Da sottolineare che la direttiva UE non coinvolge solo Vinted e Wallapop, ma tutte le piattaforme che consentono una vendita di prodotti o servizi ai propri utenti. Amazon, Etsy, Vestiaire Collective, eBay, e anche Airbnb sono piattaforme costrette a trasmettere i dati delle vendite alle autorità fiscali. Su queste piattaforme, al superamento di un determinato numero di vendite o di un determinato importo guadagnato nell’anno solare, il venditore è costretto compilare il modulo con i propri dati.

Il modulo deve essere compilato quando si raggiunge una delle seguenti condizioni:

  • effettuare, in un anno solare, almeno 30 vendite;
    oppure
  • guadagnare, in un anno solare, dalle vendite più di 2.000 euro.

Chi non raggiunge le 30 vendite e non guadagna più di 2.000 euro in un anno non sarà costretto a compilare il modulo in questione. Chi, invece, raggiunge una delle due condizioni sopra illustrate deve compilare il modulo indicando:

  • nome e cognome;
  • data di nascita;
  • indirizzo;
  • codice fiscale o partita Iva.

Se il venditore, invece, è una persona giuridica i dati da indicare nel modulo sono:

  • ragione sociale;
  • indirizzo;
  • numero di identificazione fiscale;
  • partita Iva.

Da sottolineare che la piattaforma comunica all’Agenzia delle Entrate anche l’Iban collegato all’account e il titolare del conto corrente, oltre agli importi percepiti.

Quando c’è l’obbligo di aprire partita Iva e pagare le tasse?

Le piattaforme di vendita online, come Vinted e Wallapop, sono obbligate a fornire i dati dei venditori che potranno essere controllati, in Italia, dall’Agenzia delle Entrate. La comunicazione dei dati deve avvenire entro il 31 dicembre di ogni anno (solo per il 2023 questo adempimento è stato fatto slittare al 31 gennaio 2024).

Come funziona la trasmissione dei dati e dopo quanto l’Agenzia delle Entrate pretenderà il pagamento delle imposte? Come abbiamo detto, entro il 31 dicembre di ogni anno la piattaforma è tenuta a trasmettere i dati degli utenti raccolti all’amministrazione fiscale del proprio Paese di residenza. Quest’ultima, a sua volta, provvederà a trasmettere i dati relativi agli utenti allo Stato in cui sono residenti fiscalmente.

L’Agenzia delle Entrate, per gli utenti italiani, una volta ricevuti i dati effettuerà i dovuti controlli per valutare se sussiste una attività commerciale o se le vendite vanno considerate non abituali. La riscossione delle eventuali imposte, quindi, non è immediata.

L’Agenzia delle Entrate, tramite i dati ricevuti, non avrà difficoltà a controllare i redditi percepiti dai venditori annualmente e proprio per questo motivo è necessario che ogni venditore, i cui dati sono trasmessi, verifichi se nel suo caso c’è l’obbligo di aprire una partita Iva. In Italia l’apertura di partita Iva è obbligatoria quando le vendite non sono sporadiche e non abituali. Se l’attività di vendita è continuativa e supera i 5.000 euro l’anno il venditore deve aprire partita Iva e, di conseguenze, pagare i contributi e le imposte sui ricavi.

Per chi, invece, vende sporadicamente qualche oggetto usato e non supera determinate soglie, non solo non sarà necessaria la compilazione del modulo con i dati da trasmettere, ma sulle vendite effettuate non sarà neanche necessario versare le imposte sul reddito.

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