Il governo e il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, stanno pensando di riformare il Codice della strada. Tra le ipotesi c’è anche quella delle multe in base al reddito: come funzionerebbero?
Multe più alte per chi ha un reddito più alto. È una delle ipotesi su cui sta lavorando il governo in vista di una riforma del Codice della strada, come confermano gli annunci del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Una revisione delle attuali regole per gli automobilisti (e non solo), a partire dall’ipotesi di revocare la patente a vita per alcune infrazioni come la guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di droghe.
Una delle opzioni allo studio, inoltre, è proprio quella di adeguare le multe al reddito di chi guida, rendendole più salate per chi ha un reddito maggiore. Il tavolo sulla riforma del Codice della strada verrà convocato nelle prossime settimane, prima della fine dell’anno, e si discuteranno alcune possibili modifiche.
Non solo per gli automobilisti ma anche, per esempio, per i monopattini elettrici, su cui Salvini vorrebbe una stretta. Ma cosa cambierà, invece, per le multe? E come può funzionare un meccanismo legato al reddito? Proviamo a capirlo analizzando anche i modelli già applicati in altri Paesi.
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Multe più alte a chi guadagna di più: l’annuncio
In realtà ad annunciare la valutazione di una riforma delle multe, riparametrandole al reddito, è stato il viceministro dei Trasporti Galeazzo Bignami. In particolare sottolinea che si sta approfondendo l’ipotesi di “realizzare una proporzionalità tra il reddito e le sanzioni”. Quindi le sanzioni saranno più alte in base a una maggiore disponibilità economica.
Bignami ha anche approfondito il tema parlando con il Quotidiano Nazionale di chi ha un reddito dieci volte superiore a un operaio: in quel caso, ha detto, “se gli applichi la stessa sanzione avrà un’afflizione marginale, quindi la multa va correlata al reddito”. “Non è un esproprio proletario, resta fermo il principio dell’afflizione ed è anche una misura con funzione deterrente”, ha proseguito il viceministro.
Multe in base al reddito, come funziona in altri Paesi
L’idea di applicare le sanzioni in base al reddito non è una novità assoluta, tanto che parliamo di un modello già applicato in altri Paesi. In Finlandia, per esempio, le multe stradali sono basate sul reddito e non è previsto un limite fisso: una sanzione può raggiungere fino a un sedicesimo del salario mensile.
La Gran Bretagna ha adottato un sistema che proporziona le multe al reddito da poco, solo nel 2017. Qui il tetto massimo è di 2.500 sterline per le sanzioni sulle autostrade e di mille euro sul resto della viabilità. Le infrazioni sono in ordine crescente di gravità, con sanzioni che vanno dal 25% al 175% del reddito settimanale dell’automobilista.
Anche in altri Paesi le multe sono proporzionate al reddito: è il caso, per esempio, di Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Danimarca e Svezia. Altrove, invece, si applicano già multe molto alte per alcune situazioni ritenute più pericolose, come nel caso della Norvegia dove chi guida ubriaco va incontro al sequestro del veicolo, al ritiro della patente e persino all’arresto, con sanzioni anche sopra i mille euro.
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