Mutui: in Italia i tassi più convenienti d’Europa. Cosa accade dentro e fuori i confini del Vecchio Continente

Antonella Ciaccia

7 Ottobre 2022 - 10:22

Nonostante gli aumenti, l’Italia risulta il Paese con i tassi più bassi d’Europa. Non solo, oltre i confini del continente nessuno sembra fare meglio. E intanto in Usa le richieste dei mutui crollano.

Mutui: in Italia i tassi più convenienti d’Europa. Cosa accade dentro e fuori i confini del Vecchio Continente

Paese che vai, inflazione che trovi con rispettiva politica monetaria. Le banche centrali di tutto il mondo stanno aumentando contemporaneamente i tassi di interesse in risposta all’inflazione, cosa che avvicina lo spettro di una recessione globale nel 2023.

Il massiccio rialzo dei tassi non sarà però sufficiente per riportare l’inflazione ai livelli visti prima della pandemia; per attenuarla, le attenzioni politiche di ogni Paese dovranno verosimilmente essere spostate dalla riduzione dei consumi all’aumento della produzione.

In questo scenario piuttosto apocalittico, l’Italia risulta la nazione dove chiedere un mutuo costa meno che in altri Paesi Europei e, con grande sorpresa, scopriamo che anche fuori i confini del nostro continente in pochi si avvicinano ai nostri valori.

Il dato è emerso da un’analisi riportata dal Corriere.it, basata sugli indici registrati in 14 Stati Europei, prendendo in considerazione un immobile dal valore di 180 mila euro, una richiesta di finanziamento di 120 mila euro e un piano di restituzione in 20 anni.

Nel Belpaese, nel periodo di riferimento (Agosto), questo tipo di finanziamento era indicizzato con Taeg tra 0,88%e 0,98% se fisso e fra 0,67%e 0,77% se variabile. Risultato il migliore fra le nazioni dell’indagine.

Vediamo di seguito i dati e approfondiamo i temi dell’aumento dei tassi e delle rate mutui nel contesto Europeo e fuori i confini del nostro continente.

Tassi mutui: la posizione dell’Italia rispetto agli altri Stati europei

Come pocanzi premesso, in Italia, nel periodo di riferimento, ovvero Agosto 2022, il tipo di finanziamento sopra riportato era indicizzato con Taeg tra 0,88% e 0,98% se fisso e fra 0,67% e 0,77% se variabile.

Guardando unicamente al tasso fisso e al Taeg, in Europa, soltanto la Germania si è avvicinata ai valori italiani: li il mutuo viene indicizzato a partire dall’1,18 %.

Invece, alcuni Stati europei che tradizionalmente avevano tassi di interesse più simili a quelli del nostro Paese, si posizionano dopo: parliamo della Spagna, dove il finanziamento è risultato indicizzato dall’1,64%, e del Portogallo dove si parte da un valore del 1,91%.

Considerando ancora una volta il Taeg, le indicizzazioni del tasso fisso risultano dal 2,30% in Norvegia e dal 2,40% nel Regno Unito.

Infine, anche guardando all’ Albania e alla Grecia, sebbene per queste due nazioni sia stato possibile rilevare solo il Tasso Annuo Nominale e non il Taeg, si è scoperto che i mutuatari devono pagare tassi notevolmente maggiori ai nostri, rispettivamente, al 3,00% e al 3,20%

Sul fronte dei mutui a tasso variabile, (considerando sempre il Taeg), invece, l’Italia mantiene il suo primato e nessuno, tra i Paesi analizzati, offre un tasso iniziale migliore; le offerte rilevate partono dall’1,53% della Spagna fino all’1,95% del Portogallo.

Tassi dei mutui fuori i confini Europei

L’analisi ha indagato anche su quali siano le condizioni applicate ai finanziamenti in altre parti del mondo, considerando come indice di riferimento di ciascuna nazione, il Tan, e non il Taeg.

Anche al di fuori del Vecchio Continente è stata registrata una crescita generalizzata dei tassi sui mutui, con indici ben al di sopra di quelli rilevati nel nostro Paese.

Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, i Tan offerti per un mutuo fisso ad agosto partivano da 5,25%, mentre lo scorso anno si trovavano proposte comprese tra il 2,25% e il 3,12%. Nei seguenti paragrafi approfondiremo cosa sta accadendo nella politica monetaria Americana: basti dire che nelle ultime sei settimane si è registrato un aumento dei tassi dell’1%.

Guardando ai tassi variabili, invece, il Canada è l’unico Stato che, con un Tan dello 0,98%, si avvicina a quello del nostro Paese; continuando l’analisi extra-europea i valori rilevati partono dall’1,41% in Giappone, dall’1,83% negli Stati Uniti, fino all’1,85% dell’Australia.

Infine, i tassi del Brasile, Paese Sudamericano esaminato nello studio, risultano inaccessibili: il mutuo fisso viene indicizzato a partire dal 9%. Valori ancora più alti in Russia dove, in media, i tassi fissi viaggiano intorno al 10,8%.

Mutui: cosa sta accadendo negli Stati Uniti

I tassi sui mutui Usa sono saliti nelle ultime settimane al 6,5%, il massimo dal 2008. L’1% in più in sei settimane.

L’aumento dei tassi sui mutui statunitensi è dovuto in gran parte alle mosse della Federal Reserve. Lo scorso settembre la banca centrale americana ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base (0,75%) e li ha portati al 3,25%, il massimo dal 2008.

Una misura che intendeva raffreddare la domanda e controllare l’inflazione, ai livelli più alti degli ultimi 40 anni negli Usa. Tant’è che le intenzioni sono quelle di continuare a confermare la politica di restrizione monetaria e la decisione di procedere sulla strada per un aumento aggressivo dei costi finanziari nel tentativo di frenare l’inflazione persistente.

L’aumento del costo del debito sta pesando sempre più sul settore immobiliare sensibile ai tassi di interesse; per rendersi conto di che cosa stiamo parlando basta considerare un numero: il mercato americano dei mutui vale 18mila miliardi di dollari.

Intanto l’economia statunitense è entrata in recessione tecnica, cioè ha registrato due trimestri consecutivi di contrazione del prodotto interno lordo: dopo il -1,6% dei primi tre mesi del 2022, ha perso lo 0,6% nel secondo. Sembra proprio che per gli americani questo sia il peggiore momento per acquistare una casa.

Infatti, scendono ancora e pesantemente le domande di mutuo. Nella settimana al 30 settembre, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario ha registrato un crollo del 14,2%, dopo il -3,7% della settimana precedente.

L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è scivolato del 17,8%, mentre quello relativo alle nuove domande registra un decremento del 12,6%.

Come si muove il mercato immobiliare nel mondo

Lo scenario europeo non è molto diverso da quello statunitense. Ricordiamo bene che lo scorso luglio la Banca centrale europea ha alzato il costo del denaro per la prima volta dal 2011, per poi incrementarlo ancora l’8 settembre.

Per quanto riguarda i tassi sui mutui, la stessa Bce ha fatto sapere di avere registrato, nel primo semestre del 2022, “l’aumento più forte mai rilevato su sei mesi”. Il bollettino citava anche un modello secondo il quale a un aumento di un punto percentuale dei tassi sui mutui corrisponde, entro due anni, un declino dei prezzi immobiliari del 5% e un calo degli investimenti dell’8%.

Come riporta la testata Forbes, lo scorso giugno Bloomberg ha pubblicato un’analisi intitolata Bubble bursting: «Lo scoppio della bolla».

Lo studio segnala che alcuni parametri significativi come ad esempio il rapporto tra i prezzi delle case e gli affitti, o quello tra i prezzi delle case e i redditi, sono più alti rispetto al 2008 in 19 paesi Ocse.

Segno che i prezzi delle case sono fuori scala rispetto ad altri indicatori economici.

L’analisi contiene anche una classifica dei paesi più a rischio. Gli Stati Uniti sono posizionati al settimo posto, alle spalle di Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Australia, Canada e Portogallo. Per noi ancora una buona notizia: l’Italia è uno dei paesi più sicuri, è 29esima su 30.

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