Nascerà un nuovo stato islamico a pochi chilometri dall’Italia

Maria Paola Pizzonia

23 Settembre 2024 - 17:55

Un altro paese europeo avrà il suo microstato: musulmano, ma come il Vaticano. Sei curioso di sapere qual è?

Nascerà un nuovo stato islamico a pochi chilometri dall’Italia

Vi siete mai immaginati una sorta di Vaticano Islamico? Perché potrebbe essere realtà. In un’epoca segnata da crescenti tensioni religiose e nazionalismi, l’Albania ha lanciato una sfida ambiziosa e quanto mai controcorrente: la creazione di uno Stato sovrano all’interno del proprio territorio, guidato dall’Ordine Bektashi, una confraternita musulmana sufi. Con l’annuncio di Edi Rama, primo ministro del paese, questa piccola nazione balcanica si prepara a ospitare il microstato musulmano più piccolo al mondo, superando persino il Vaticano in termini di dimensioni e (forse) unicità.

Ma la vera portata di questo progetto non si limita ai suoi confini territoriali; si potrebbe trattare di un tentativo di ridefinire il volto dell’Islam nel mondo contemporaneo, promuovendo valori più legati all’inclusione e alla tolleranza, ponendosi in aperto contrasto con le narrazioni estremiste che spesso dominano il dibattito globale. Vediamo meglio.

Il micro-stato più «micro» del mondo?

L’annuncio del “Sovrano Stato dell’Ordine Bektashi” ha catturato l’attenzione mondiale per moltissime ragioni. Ma procediamo con ordine: l’Ordine Bektashi è una confraternita sufi musulmana con origini nell’Anatolia del XIII secolo. Deriva dal sufismo, l’aspetto mistico dell’Islam, e promuove una visione inclusiva e tollerante della religione. Storicamente perseguitato, ha trovato rifugio nei Balcani, dove è tuttora presente in Albania, Macedonia del Nord e Kosovo.

Il nuovo microstato coprirà solo 10 ettari di terreno nel cuore di Tirana, una porzione di territorio molto ridotta. Inoltre, coerentemente al concetto stesso di microstato, sarà un’entità completamente indipendente. Ciò significa che avrà passaporti propri, propri confini definiti e una propria struttura amministrativa, autonoma.

Edi Rama, il primo ministro dell’Albania dal 2013, ha evidenziato come questo stato rappresenterà un Islam moderato, in grado di dialogare con altre religioni e culture, in un momento in cui molti Paesi faticano a mantenere l’armonia tra le loro comunità religiose.

Edi Rama parla di Islam «moderato»

Questo progetto non è solo un’esperienza politica o amministrativa, ma un esperimento sociale e culturale volto a dare una nuova voce all’Islam, almeno secondo Edi Rama. L’Ordine Bektashi pone la libertà individuale al centro della propria dottrina. Nel nuovo microstato, sarà possibile scegliere il proprio stile di vita, consumare alcol e seguire le proprie credenze senza restrizioni, valori che si contrappongono nettamente ai regimi più restrittivi di alcuni Paesi a maggioranza musulmana. Questa iniziativa albanese lancia un messaggio chiaro, forse più alle altre nazioni che ai futuri abitanti del paese: l’Islam può essere moderato, inclusivo e tollerante, e può coesistere pacificamente con altre religioni senza perdere la propria identità​.

Non a caso la misura è portata avanti da Edi Rama: conosciuto per le sue politiche di riforma e modernizzazione del Paese, ha promosso l’immagine di un’Albania laica e tollerante, sostenendo la convivenza tra diverse comunità religiose.

Baba Mondi, leader dell’Ordine Bektashi, guiderà il nuovo stato. Parlando di Mondi, egli ha promesso che lo stato seguirà i principi di amore e gentilezza che hanno sempre caratterizzato il Bektashismo. Il suo ruolo sarà simile a quello del Papa nel Vaticano, con un’influenza non solo religiosa ma anche civile. Mondi ha inoltre sottolineato l’importanza di ottenere il riconoscimento internazionale per il nuovo stato, sperando che le grandi potenze, in particolare gli Stati Uniti, vedano in questa entità una forza di pace e stabilità in una regione storicamente complessa​. Oltre alla pace, si rendono evidenti anche le tensioni geopolitiche che la nazione vorrebbe avere.

Un po’ di storia

L’Ordine Bektashi ha attraversato secoli di persecuzioni, dalle repressioni nell’Impero Ottomano alla messa al bando sotto il regime di Mustafa Kemal Ataturk in Turchia. Durante il regno del sultano Mahmud II, il Bektashismo fu bandito per il suo sostegno ai giannizzeri, l’élite militare ottomana. La situazione peggiorò successivamente negli anni ’20, quando Atatürk soppresse tutti gli ordini sufi per modernizzare la Turchia e ridurre l’influenza religiosa. L’Ordine ha trovato rifugio nei Balcani, in particolare in Albania, dove ha continuato a esistere.

Durante il periodo comunista albanese, l’Ordine subì ulteriori oppressioni, in quanto la religione era completamente bandita nel Paese. Poi, con il crollo del regime, il Bektashismo riemerse come una forza culturale e spirituale. Oggi, il Bektashismo non è solo una tradizione sopravvissuta, ma sembra tornare in auge sfidando la narrativa della violenza e del radicalismo che caratterizza un certo stereotipo dell’Islam.

Cosa riserva il futuro?

La creazione del microstato Bektashi rappresenta un’opportunità, secondo alcuni, per ridefinire l’Islam agli occhi del mondo. Ma le sfide sono molteplici. Ottenere il riconoscimento internazionale sarà cruciale, soprattutto in un contesto geopolitico sempre più diviso tra chi promuove la laicità e chi insiste su interpretazioni rigide delle leggi religiose. Il progetto Bektashi si inserisce in un dialogo complesso tra le forze del fondamentalismo religioso, ma anche tra i nazionalismi etnici che spesso alimentano i conflitti nei Balcani. Questa iniziativa potrebbe avere davvero un impatto positivo su altre regioni del mondo musulmano?

Potrebbe, infine, essere una strategia per rafforzare l’identità culturale e religiosa in un contesto geopolitico complesso. O anche, un nuovo sistema di alleanze coadiuvato da nuovi messaggi di cui la religione si fa portatrice. Senza contare che la crescente influenza dei paesi musulmani nella regione e le aspirazioni di autonomia di alcune aree potrebbero spingere verso questa direzione, cercando di rispondere a istanze locali e di mantenere legami con la diaspora. In tal senso, ci sarebbero anche rischi di isolamento e conflitto con le comunità non musulmane. Staremo a vedere.

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