La Nato cambia strategia e aumenta le sue truppe sul confine orientale: rappresenta davvero quella minaccia per la Russia paventata dal presidente Vladimir Putin?
Dallo scoppio del conflitto russo-ucraino in molti si domandano quale ruolo effettivamente abbia ricoperto la Nato: se è vero che abbia rappresentato una minaccia che la Russia non poteva ignorare, oppure che questa narrazione sia frutto unicamente della propaganda russa.
C’è da dire che durante qualsiasi conflitto ogni superpotenza porta avanti la propria propaganda per potersi aggiudicare l’approvazione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale.
Certo è che le dichiarazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che vede la Russia come “la più grande minaccia alla sicurezza internazionale”, vedono un cambio di regia e l’adozione di una nuova linea politica, volta ad aumentare i militari ai confini orientali dell’Alleanza. Una mossa questa che potrebbe innervosire ulteriormente il presidente russo Vladimir Putin che più volte ha minacciato di far ricorso all’arsenale nucleare.
Di fronte a questi rischi non resta che chiedersi se effettivamente la Nato possa rappresentare quella minaccia che il Cremlino paventa da anni oppure no, e se la linea politica adottata dall’Organizzazione non possa che complicare ulteriormente la situazione. È quindi opportuno fare chiarezza sui rapporti tra Nato e Russia: ecco tutto quello che c’è da sapere.
Come sono cambiati i complicati rapporti tra Nato e Russia: la nuova strategia dell’Alleanza
Sicuramente i rapporti tra la Nato e Russia si sono sempre giocati sui numero dei soldati (russi e statunitensi) schierati ai confini. I rapporti si sono incrinati a partire dal 2014, quando il Cremlino decise di annettere la Crimea e di invadere il Donbass. La risposta della Nato a quell’aggressione fu piuttosto cauta, schierando nei tre stati Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e in Polonia quattro contingenti di circa mille uomini con l’obiettivo di opporre resistenza a un eventuale attacco russo, attendendo futuri rinforzi.
Dopo l’invasione dell’Ucraina sono stati aggiunti altri quattro battaglioni lungo il confine orientale della Nato, rafforzando i contingenti in Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Romania, per un totale di 10.200 uomini circa. Ma per la Nato questi numeri non sono più sufficienti per fermare la Russia. Stando al New York Times, ora la Nato vorrebbe rafforzare i contingenti schierati con quattro o cinquemila truppe (negli otto paesi di confine) “per rendere maggiore la deterrenza”.
Sarebbe quindi questa la nuova dottrina della Nato, come spiegato da Camille Grand, esperta di difesa presso il think tank European Council on Foreign Relations: il dibattito ormai verterà solo su quale sia la quantità “adeguata” a fare da deterrente. Una strategia che di certo ricorda gli anni più bui della Guerra fredda e che più volte ha portato al rischio di uno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti.
La Nato rappresenta davvero una minaccia per la Russia? Quali sono i possibili rischi
Per poter comprendere se effettivamente la Nato abbia rappresentato - e rappresenti tutt’ora - una minaccia per la Russia, bisogna guardare ai fatti concreti e non alla propaganda portata avanti da entrambe le superpotenze: Russia e Stati Uniti.
Se è vero che le truppe statunitensi in Europa sono diminuite in modo costante dalla fine della guerra fredda, passando da 340mila militari nell’87 a 65mila nel 2018, aumentando a ridosso e dopo l’invasione dell’Ucraina, dall’altra bisogna riconoscere che negli ultimi trent’anni la Nato si è espansa per oltre mille chilometri a est dell’ex linea del fronte che divideva la Germania: sette degli otto ex membri del Patto di Varsavia sono entrati a far parte dell’alleanza.
Senza contare che la spesa militare è in aumento da otto anni consecutivi, nel 2022 sono stati aggiunti 350 miliardi di dollari ai budget degli alleati in Europa e Canada: spese che non dovrebbero aumentare in un ipotetico periodo di distensione dei rapporti trai i singoli membri. Sicuramente da quanto emerso in quest’ultima analisi, se la Russia è da condannare per aver invaso l’Ucraina, allo stesso modo non si può di certo ignorare un atteggiamento ambivalente dell’Occidente, che vorrebbe la “pace”, ma che contribuisce ad aumentare tensioni e attriti nell’Est Europa.
Il quadro è quanto mai complicato ma la sintesi di Andrea Graziosi, docente di Storia contemporanea alla Federico II di Napoli e autore di saggi sull’Unione Sovietica, potrebbe essere calzante: “Il timore della Nato è un discorso pretestuoso, un tema ideologico per conquistare pezzi dell’opinione pubblica occidentale.” Infatti, con questa nuova strategia, non è da escludere che la Russia possa percepire ancor di più la Nato come minaccia con il rischio che a causa di un passo falso - da una delle due parti - si possano innescare meccanismi che pontino a un’escalation del conflitto.
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