Negozi e centri commerciali dovranno chiudere per la metà delle 52 domeniche annuali: lo prevede un disegno di legge nato dall’intesa M5S-Lega, che però riconosce delle eccezioni.
Dopo le promesse si passa ai fatti: presto i negozi dovranno restare chiusi nella metà delle domeniche dell’anno. Lo prevede un disegno di legge nato da un’intesa tra Movimento 5 Stelle e Lega, appena presentato alla Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati.
Il discorso della chiusura domenicale dei negozi era già stato affrontato nei mesi scorsi, ma adesso - con l’arrivo del disegno di legge in Parlamento - è stato fatto un ulteriore passo avanti. Come già anticipato, l’obbligo di chiusura non varrà per tutte le domeniche dell’anno: il disegno di legge, infatti, non introduce un divieto di apertura domenicale, bensì un limite, stabilendo che ogni esercizio commerciale potrà restare aperto per la metà delle 52 domeniche previste ogni anno.
Il disegno di legge prevede anche la chiusura dei negozi - centri commerciali compresi - nelle 12 festività nazionali, con la possibilità però di una deroga di quattro giorni; a decidere quando restare aperti, però, non saranno i negozi stessi, bensì le Regioni stesse.
Fatte le dovute premesse possiamo vedere nel dettaglio cosa prevede il disegno di legge che, ricordiamo, al momento è solo in fase preliminare: con il passaggio in Commissione e poi in Aula per l’approvazione, infatti, questo potrebbe essere oggetto di diverse modifiche.
Negozi aperti o chiusi la domenica?
Il disegno di legge introduce un limite ben preciso per l’apertura domenicale degli esercizi commerciali: nel dettaglio, questi potranno decidere se e quando restare aperti, ma non superando il limite delle 26 aperture domenicali (su un totale di 52 domeniche l’anno). Quindi, i negozi potranno restare aperti per non più della metà delle domeniche annuali.
Ma c’è di più, perché il disegno di legge affronta anche il tema delicato del lavoro durante le festività: la regola generale stabilisce che durante le 12 festività nazionali (Immacolata, Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania, Pasqua, Pasquetta, Festa della Liberazione, Festa dei Lavoratori, Festa della Repubblica, Ferragosto, Festa di Ognissanti) i negozi debbano restare chiusi. La regola però può essere derogata per quattro festività, ma la decisione in questo caso spetta alla Regione.
Alla fine, quindi, Lega e Movimento 5 Stelle sembrano aver trovato un accordo, una soluzione che “sta nel mezzo” delle due posizioni. Ricordiamo infatti che mentre Salvini voleva introdurre l’obbligo di chiusura degli esercizi commerciali per sole 8 domeniche dell’anno, Di Maio puntava ad una soluzione più severa con l’apertura consentita solo nel 25% delle domeniche.
Negozi aperti tutte le domeniche: ecco quali
Ci sono però altre deroghe previste dal disegno di legge. Ad esempio, vengono esonerati dall’obbligo di chiusura per metà delle domeniche l’anno gli esercizi commerciali che si trovano nei centri storici.
Possono decidere liberamente se e quando aprire anche i cosiddetti “negozi di vicinato”, anche se posizionati fuori dal centro storico. Nel dettaglio, la regola stabilisce che sono esonerati dal rispetto delle regole per l’apertura domenicale e nei festivi i:
- negozi con locali fino a 150 metri quadrati se si trovano in Comuni con meno di 10mila abitanti;
- negozi con locali che non superano i 250 metri quadrati se si trovano in Comuni con più di 10mila abitanti.
Inoltre, le suddette regole non si applicano per alcune categorie di esercizi commerciali. Potranno restare aperti - e decidere liberamente se e quando chiudere:
- rivendite di generi di monopolio;
- esercizi interni ai campeggi, ai villaggi e ai complessi turistici;
- esercizi di vendita al dettaglio nelle aree di servizio lungo le autostrade, nelle stazioni ferroviarie, marittime ed aeroportuali; giornalai e librerie;
- gelaterie, gastronomie;
- rosticcerie e le pasticcerie;
- esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale e le sale cinematografiche.
Le sanzioni
Per chi non rispetta queste regole aprendo per più di 26 domeniche l’anno sono previste delle sanzioni più o meno severe a seconda della gravità dell’inadempienza. Il mancato rispetto delle norme, infatti, fa scattare una sanzione che va dai 10.000€ ai 60.000€, con queste che raddoppiano nel caso di recidiva.
I proventi saranno poi reinvestiti dallo Stato in campagne per il contrasto dell’abusivismo commerciale e per la riqualificazione del decoro urbano.
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