Mercati in rosso nella seduta prima di Natale: troppi e dubbi e i timori degli investitori, che guardano al caos Cina e alla prospettiva di una Fed ancora aggressiva sui tassi nel 2023.
Mercati senza il rally di Natale: le borse asiatiche sono in calo, sulla scia di un crollo a Wall Street, mentre i forti dati macroeconomici statunitensi hanno ravvivato i timori che la Federal Reserve dovrà mantenere la sua posizione da falco per domare l’inflazione.
Gli indici Usa hanno chiuso in ribasso con il Nasdaq ad alto contenuto tecnologico in calo del 2%.
Intanto, il Giappone ha riportato che il suo tasso di inflazione core, esclusi i cibi freschi volatili, è salito al 3,7% a novembre, il livello più alto dal 1981, poiché l’aumento dei costi del petrolio e di altre materie prime si è aggiunto alle pressioni al rialzo dei prezzi nella terza economia mondiale.
Banche centrali aggressive e tassi inflazionistici alle stelle continuano a segnare gli scambi azionari. E gli investitori ora temono una Fed ancora falco, con la caduta in recessione. Non c’è ottimismo nei mercati in questa seduta pre-natalizia.
Mercati pessimisti tra inflazione, recessione, rialzi tassi
La seduta asiatica si sta per chiudere all’insegna di importanti perdite. Hong Kong sta diminuendo dello 0,21% e gli indici cinesi Shenzhen e Shanghai hanno archiviato gli scambi con ribassi di -0,31% e -0,28%.
Pesante il calo del Nikkei giapponese, a -1,03%. I dati di venerdì hanno mostrato che l’inflazione al consumo di base in Giappone a novembre ha raggiunto un nuovo massimo di 40 anni del 3,7% con le aziende che hanno continuato a trasferire l’aumento dei costi alle famiglie, mettendo in dubbio l’opinione della BOJ secondo cui la recente inflazione da costi si rivelerà temporanea.
Il sentiment delle azioni asiatiche è stato negativo in generale. I titoli cinesi hanno aperto e chiuso in ribasso, mentre anche il mercato azionario di Hong Kong è sceso a causa dei timori di recessione mentre la Cina è alle prese con un aumento delle infezioni Covid.
Negli Usa, il calo di Wall Street è stato indicativo dei timori degli investitori. I dati settimanali sulle richieste di disoccupazione negli Stati Uniti hanno indicato un mercato del lavoro ancora teso, mentre l’ economia è rimbalzata più velocemente di quanto precedentemente stimato nel terzo trimestre.
I numeri provenienti dagli Stati Uniti “hanno acceso i timori che un ulteriore inasprimento della politica monetaria nel 2023 sarà necessario per raffreddare l’inflazione”, ha affermato Tony Sycamore, analista di mercato di IG. La Fed è particolarmente preoccupata per un mercato del lavoro ancora forte che dà più ossigeno all’inflazione, che è leggermente diminuita negli ultimi mesi ma è ancora vicina al livello più alto degli ultimi decenni.
La banca centrale Usa ha già alzato il suo tasso overnight chiave al livello più alto degli ultimi 15 anni. Ha iniziato l’anno a un minimo storico vicino allo zero. Molti economisti prevedono che una recessione colpirà l’economia statunitense nel 2023.
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