Non solo Usa, anche in Europa verrà costruito un muro contro i migranti

Luna Luciano

8 Marzo 2025 - 16:35

Non solo negli Stati Uniti, anche in Europa si costruiscono muri contro i migranti. La Turchia ha annunciato un nuovo progetto di barriera lungo il confine con la Grecia e la Bulgaria.

Non solo Usa, anche in Europa verrà costruito un muro contro i migranti

Non è solo Trump a voler erigere muri ai confini. Dopo il muro in Messico, ora a volerlo alzare è la Turchia con Grecia e Bulgaria.

È questo ciò che è emerso dalle recenti dichiarazioni del governatore della provincia turca di Edirne, Yunus Sezer, che ha annunciato la costruzione di una barriera di 8,5 chilometri lungo il confine con la Grecia. Il progetto fa parte di una strategia più ampia volta a impedire l’ingresso irregolare di migranti nei Paesi dell’Unione Europea.

Il muro turco si inserisce in una politica già consolidata: Ankara ha precedentemente costruito barriere ai confini con Iran e Siria per arginare il flusso migratorio. Questa volta, però, la decisione assume una valenza particolare, poiché il confine occidentale turco è la principale via di accesso per i migranti diretti in Europa. Il governatore Sezer ha sottolineato che questa è la prima volta che la Turchia adotta misure di sicurezza fisica lungo il confine occidentale e che la barriera potrebbe essere estesa in futuro, in base alle necessità.

Nel corso degli anni, la Grecia ha già adottato strategie simili. Il nuovo muro turco si inserisce, quindi, in un contesto di crescente chiusura delle frontiere nella regione: ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Muro in Turchia: motivazioni e obiettivi

La costruzione di una barriera fisica tra Turchia e Grecia nasce con l’obiettivo dichiarato di fermare l’immigrazione irregolare verso l’Unione Europea. Secondo il ministero degli Interni turco, dal 2020 oltre un milione di migranti irregolari, in gran parte provenienti da Afghanistan e Siria, sono stati intercettati nel Paese. Di fronte a numeri così elevati, il governo turco ha deciso di rafforzare il controllo delle sue frontiere occidentali.

La decisione di costruire un muro lungo il confine greco si inserisce in un quadro più ampio di “gestione” delle migrazioni che vede la Turchia come un punto di transito strategico. Il paese ospita già milioni di rifugiati, principalmente siriani, e ha più volte negoziato con l’Unione Europea per ottenere finanziamenti destinati alla gestione dell’accoglienza. Tuttavia, le tensioni con Bruxelles e le difficoltà economiche interne spingono Ankara a rafforzare le misure di contenimento.

Il fiume Meric (Evros, per i greci) segna gran parte del confine tra i due paesi e costituisce un passaggio chiave per i migranti che cercano di entrare nell’UE. Le autorità turche sostengono che il nuovo muro contribuirà a rendere più sicuro il confine e a ridurre il traffico di esseri umani, un fenomeno che negli ultimi anni ha visto un aumento significativo. Tuttavia, organizzazioni per i diritti umani e gruppi di attivisti hanno espresso preoccupazioni per le conseguenze umanitarie della barriera, sostenendo che essa potrebbe aumentare i rischi per i migranti che tentano di attraversare il confine.

Migrazione, il crescente fenomeno della costruzione di muri in Europa

La costruzione di muri per bloccare i flussi migratori non è una novità e sta diventando sempre più comune in Europa. Se in passato le barriere fisiche erano associate alla Guerra Fredda, oggi sono strumenti utilizzati per il controllo dell’immigrazione. Oltre alla Grecia e alla Turchia, diversi altri Paesi europei hanno eretto muri e recinzioni lungo le loro frontiere per contrastare l’arrivo di migranti.

L’Ungheria, ad esempio, ha costruito una barriera lungo il confine con la Serbia nel 2015, durante la crisi migratoria che ha portato in Europa centinaia di migliaia di rifugiati. Anche la Polonia ha recentemente completato un muro al confine con la Bielorussia per bloccare i migranti che tentano di entrare nell’UE attraverso la rotta orientale. Altri paesi, come la Spagna, hanno rafforzato le recinzioni nelle enclavi di Ceuta e Melilla, due città autonome situate in Nord Africa, per impedire l’ingresso di migranti provenienti dal Marocco.

Questa tendenza alla costruzione di barriere fisiche solleva un dibattito acceso sulle politiche migratorie europee. Da un lato, i governi giustificano queste misure come strumenti necessari per garantire la sicurezza e il controllo delle frontiere. Dall’altro, le organizzazioni umanitarie denunciano il fatto che tali barriere non fermano i flussi migratori ma li rendono più pericolosi, costringendo i migranti a percorrere rotte alternative spesso più rischiose.

La decisione della Turchia di costruire un muro al confine con la Grecia si inserisce in questo contesto di crescente militarizzazione delle frontiere. Se il progetto dovesse espandersi oltre gli 8,5 chilometri inizialmente previsti, potrebbe cambiare significativamente la dinamica migratoria nella regione, spingendo i migranti a cercare altre vie d’accesso all’Europa. Resta da vedere quale sarà la reazione dell’Unione Europea e se verranno adottate nuove misure per affrontare la questione migratoria senza ricorrere esclusivamente a muri e barriere fisiche.

In un’Europa sempre più chiusa, il muro tra Turchia e Grecia è solo l’ultimo esempio di una politica che privilegia il controllo rigido delle frontiere piuttosto che soluzioni di accoglienza e integrazione a lungo termine.

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