Nonfarm Payrolls, è boom: creati 254.000 nuovi posti di lavoro Usa a settembre, disoccupazione giù al 4,1%. Tassi Fed: tagli a rischio?

Laura Naka Antonelli

4 Ottobre 2024 - 16:24

Reso noto il grande market mover attenzionato dai mercati e dalla FED per avere una idea più chiara della crescita dell’economia e dell’inflazione.

Nonfarm Payrolls, è boom: creati 254.000 nuovi posti di lavoro Usa a settembre, disoccupazione giù al 4,1%. Tassi Fed: tagli a rischio?

Arrivato a Wall Street il market mover relativo ai Nonfarm Payrolls, ovvero il report occupazionale Usa attenzionato dalla Fed e dunque dai mercati globali, per anticipare la direzione dei tassi di interesse degli Stati Uniti.

Oggi il Bureau of Labor Statistics (BLS), ovvero la divisione statistica del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti d’America ha annunciato che, nel mese di settembre, l’economia Usa ha creato 254.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre la crescita di 140.000 nuovi posti attesa, in media, dal consensus degli analisti.

Il tasso di disoccupazione è anche sceso, attestandosi al 4,1%, rispetto al 4,2% stimato dal consensus.

Da segnalare che l’outlook degli economisti sulle nuove buste paga di settembre era stato particolarmente ampio: gli economisti di Citi avevano previsto una crescita di appena 70.000 unità, mentre Goldman Sachs aveva puntato su un rialzo di 165.000 unità.

Jefferies aveva scommesso su un incremento di 220.000 unità. E i numeri hanno dato praticamente ragione all’ottimismo degli analisti di Jefferies, confermandosi anche migliori.

Nonfarm Payrolls: forte crescita nuovi posti lavoro, la reazione di Wall Street, dollaro, Treasury

Occhio alla reazione di Wall Street, dei Treasury e del dollaro Usa.

Sotto i riflettori i forti sell che si stanno abbattendo sui Treasury Usa, che assistono a una impennata immediata dei rendimenti:

quelli decennali schizzano fin oltre 11 punti base, volando al 3,967%, mentre i rendimenti a 2 anni scattano di 15 punti base, al 3,87%.

Per quanto riguarda il dollaro Usa, focus sulla performance del cambio euro-dollaro , dopo il balzo già di ieri dello US Dollar Index, salito al massimo delle ultime sei settimane, fino a 102,09, record dal 19 agosto, dopo essere scivolato al minimo in 14 mesi, a quota 100,15, nella seduta dello scorso 27 settembre.

I Nonfarm Payrolls hanno scatenato subito una ondata di buy sul biglietto verde, portando il cambio euro-dollaro a capitolare di quasi mezzo punto percentuale, e a scendere a quota $1,097.

Il dollaro avanza anche nei confronti dello yen, con il cambio USD-JPY che scatta dello 0,88%, a quota JPY 148,29.

Wall Street sale, brindando alle notizie che confermano la solidità del mercato del lavoro Usa: alle 14.45 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones avanzano dello 0,29%, mentre quelli sullo S&P 500 e sul Nasdaq Composite avanzano rispettivamente dello 0,41% e dello 0,61%.

Forti buy anche a Piazza Affari, dove sul Ftse Mib si impennano i titoli delle banche, che reagiscono positivamente alla prospettiva di tassi di interesse più alti per un periodo di tempo più lungo (la FED, si sa, condiziona la politica monetaria della BCE):

in cima al listino Bper, con un rally di oltre il 4%, mentre UniCredit sale di oltre il 3%.

L’attenti sull’inflazione Usa, con salari che crescono più delle attese

Dai Nonfarm Payrolls sono emersi altri dettagli, che hanno affossato ulteriormente le speranze dovish dei trader: la crescita dei nuovi posti di lavoro dei due mesi precedenti, ovvero di agosto e di luglio, è stata rivista al rialzo su base netta di 72.000 unità, mentre a settembre il tasso di partecipazione della forza lavoro è rimasto invariato al 62,7%.

Dal report occupazionale Usa è arrivato anche un attenti sul trend dell’inflazione degli Stati Uniti: i salari medi orari sono saliti infatti su base mensile dello 0,4%, oltre il +0,3% atteso dal consensus, mentre su base annua la performance è stata di un rialzo del 4%, rispetto al +3,8% stimato.

Non solo: il dato precedente relativo ai salari medi orari è stato rivisto al rialzo al +0,5%, rispetto al +0,4% inizialmente annunciato.

Powell aveva già rimesso in riga le colombe

I mercati avevano già scontato nelle sessioni precedenti la prospettiva di tagli dei tassi da parte della Fed meno aggressivi rispetto a quanto scommesso subito dopo l’ultima riunione del Fomc, quando i trader avevano iniziato a puntare su una nuova maxi riduzione firmata da Powell, pari a 50 punti base, nella riunione di novembre o di dicembre.

“Colpa” delle dichiarazioni rilasciate dallo stesso presidente della Fed Jerome Powell in occasione della riunione annuale del National Association for Business Economics a Nashville, in Tennessee, che hanno confermato all’inizio della settimana la fiducia che il banchiere centrale continua a riporre nei fondamentali economici degli Stati Uniti.

Powell ha parlato infatti di un processo avviato dalla Fed a settembre con un taglio dei tassi che implicherà una fase di ulteriore “ricalibrazione”, che verrà portata avanti a seconda di quanto emergerà dai dati macroeconomici che verranno pubblicati nelle prossime sedute.

Attraverso una ricalibrazione appropriata della nostra politica monetaria, la solidità del mercato del lavoro potrà essere mantenuta in un contesto di crescita economica moderata e di inflazione che si sta muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo (del 2%)”, ha detto il timoniere della Fed, aggiungendo che “l’economia, nel complesso, versa in solide condizioni di salute” e che, dunque, “intendiamo utilizzare i nostri strumenti per fare in modo che rimanga in questo modo”.

Il discorso di Powell era stato subito prezzato dai mercati che, nelle ultime sessioni, avevano rivisto al ribasso le probabilità di un nuovo taglio dei tassi di 50 punti base nel mese di novembre dal 60% della scorsa settimana ad appena il 30%. Ora, con questi nuovi numeri relativi ai nuovi posti di lavoro creati, i mercati torneranno a fare di nuovo i conti.

Lo scorso 18 settembre, la Fed ha dato il via alla grande svolta sui tassi sui fed funds Usa iniziando a tagliarli, dopo averli alzati in modo incessante per due anni (11 volte, dal marzo del 2022 al luglio del 2023), e dopo una pausa che è durata più di un anno.

I tassi, va ricordato, sono stati abbassati al range compreso tra il 4,75 e il 5% .

Nonfarm payrolls: i commenti degli analisti. 25 pb VS 50 pb

Così gli analisti hanno commentato i numeri arrivati dal fronte macroeconomico degli States.

Bret Kenwell, US investment analyst di eToro sul mercato del lavoro Usa, ha scritto in una nota che “il rapporto sui posti di lavoro di settembre è risultato molto più forte del previsto, e anche il tasso di disoccupazione è risultato inferiore alle aspettative degli economisti”: elementi, a suo avviso, che dovrebbero “contribuire ad alleviare le preoccupazioni degli investitori sul fatto che il mercato del lavoro statunitense stia barcollando, minacciando di trascinare con sé l’economia”.

Tuttavia il rovescio della medaglia, c’è, ed è sotto gli occhi tutti:

Questi risultati probabilmente escludono un taglio dei tassi di 50 punti base per la prossima riunione della Fed a novembre, a meno che il rapporto sui posti di lavoro del mese prossimo non sia un disastro”, ha sottolineato Kenwell.

Nel frattempo, lo strumento del FedWatch di CME Group mostra che i trader stanno prezzando ora un taglio dei tassi di interesse da parte della Fed pari a 25 punti base, con una probabilità pari al 91%: praticamente, quasi una certezza.

Lo stesso ha detto, con il suo intervento alla trasmissione “Squawk Box” della CNBC Saira Malik, responsabile della divisione dell’azionario e del reddito fisso di Nuveen:

Credo che i mercati stiano tornando a puntare, per la riunione di novembre, un taglio dei tassi di 25 punti base, piuttosto che di 50 punti base”.

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