Aziende pronte ad assumere per far fronte allo stop del gas russo. Posizioni aperte e guadagni, nel dettaglio.
Il deterioramento dei rapporti commerciali con Mosca a seguito dell’invasione dell’Ucraina fa registrare effetti positivi in termini di occupazione. Le aziende italiane rispondono al blocco delle forniture di gas imposto dalla Russia aprendo nuovi posti di lavoro nella filiera energetica e rivedendo le proprie priorità.
Le difficoltà che il settore ha attraversato, e potrebbe affrontare anche nel prossimo futuro, hanno di fatto richiesto un cambio di rotta che oggi risponde a due temi cardine: la ricerca dell’indipendenza energetica e la transizione green.
In virtù di queste sfide sono sempre più richiesti lavoratori altamente qualificati che, a fronte di una richiesta così impellente da parte delle compagnie, si vedranno corrispondere solidi stipendi e avranno accesso a interessanti prospettive di crescita professionale.
Come far fronte allo stop del gas russo
A commentare e contestualizzare il nuovo trend di assunzioni sono, primi tra tutti, gli stessi HR, le figure professionali che si occupano delle risorse umane.
Il fenomeno di crescita del settore energetico è stato infatti commentato da Hunters Group, una società di ricerca di personale altamente qualificato che oggi opera in prima linea nel lavoro di stringente selezione che il periodo storico richiede.
Hunters Group ha recentemente prospettato lo stato in cui si trovano le imprese mettendo in luce come gli stabilimenti nazionali che guidano questo rinnovamento nel settore da un lato sono spinti dalla necessità di rendersi più indipendenti, dall’altro sono consapevoli di doverlo fare in un’ottica green.
Nunzia Sancineto, area Manager della filiale emiliana di Hunters Group, evidenzia
con chiarezza il peso del conflitto in Ucraina in questa equazione:
"Come abbiamo visto, importiamo il 38% del fabbisogno di metano da Mosca e questo, a lungo andare, potrebbe rappresentare un grosso problema. Al di là degli aspetti geo-politici, però, c’è un impatto notevole anche a livello di occupazione e che non possiamo certamente trascurare”.
Per non disperdere risorse e intervenire tempestivamente però c’è bisogno di investire in nuovi stabilimenti e, in particolare, farlo in aree strategiche del Paese. I primi passi in questa direzione però, riporta sempre Sancineto, sono già stati mossi e se ne iniziano a vedere anche i risultati:
«Il nostro Paese si sta muovendo e sono iniziati sia a Ravenna che a Piombino i lavori per realizzare nuovi rigassificatori.»
La via per l’indipendenza dalla Russia insomma passa proprio da questi impianti e c’è forte necessità di popolarli di figure competenti.
Posizioni aperte: profili più ricercati e guadagni
Sono sempre di più le compagnie energetiche pronte ad assumere tutt’oggi in cerca di nuove risorse da introdurre nel proprio organico, ma chi sono le figure professionali più ricercate da queste aziende?
Per far fronte ai tempi frenetici dettati dalla corsa all’approvvigionamento energetico si parla di tre categorie di lavoratori ben retribuiti: responsabili HSEQ, electrical engineer cadets e field engineers.
Nel dettaglio, un responsabile HSEQ si qualifica come un supervisore della corretta gestione e della sicurezza dell’impianto sia in termini di sicurezza sul lavoro, sia a livello di controllo e prevenzione dei rischi legati alle attività dell’impianto. Trattandosi di ruolo di grande responsabilità, lo stipendio medio riconosciuto si aggira attorno ai 50.000 euro annui.
A un electrical engineer cadet invece è richiesta una qualifica come addetto alla manutenzione e riparazione degli impianti elettrici e di automazione a bordo del terminale con un compenso annuo previsto pari a circa 40.000 euro.
Ai field engineers invece è demandato il coordinamento e la progettazione dei lavori a bordo del terminale. Anche in questo casi i guadagni sono sostanziali con posizioni entry level che percepiscono uno stipendio lordo di 35.000 euro all’anno e aumenti fino a 55.000 euro come prospettiva di salariale progressiva.
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