Nuovo boom dei prezzi al supermercato, “aumento superiore a gas e luce, record dal 1983”: i prodotti che costano di più

Giacomo Andreoli

30/09/2022

Anche a settembre cresce l’inflazione in Italia, ma stavolta il nuovo boom è influenzato più dai beni alimentari che da gas e luce: il cosiddetto carrello della spesa è ai massimi dal 1983.

Nuovo boom dei prezzi al supermercato, “aumento superiore a gas e luce, record dal 1983”: i prodotti che costano di più

Continuano a salire i prezzi in Italia e per la prima volta dall’inizio dell’anno il boom è trainato dai beni alimentari. A settembre l’inflazione è salita dello 0,3% rispetto ad agosto e il balzo annuo è arrivato a sfiorare il 9% (mentre era dell’8,4% il mese precedente). In particolare il cosiddetto “carrello della spesa” vede i prezzi salire dell’11,1%.

Come fa notare l’Istat “è necessario risalire a luglio 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del 12,2%) per trovare una crescita così”. A segnalare l’aumento maggiore dei beni alimentari rispetto a quelli energetici è poi l’analisi dell’inflazione di fondo che al netto di gas, luce e alimentari freschi accelera a settembre dal 4,4% al 5%, mentre togliendo solo i beni energetici si arriva al 5,5%.

Il balzo dei beni alimentari e per la persona

Il prezzo degli alimentari sale di quasi un punto percentuale (da +10,1% di agosto a +11,5% di settembre). Lo stesso per i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (con l’aumento che passa dal 4,6% al 5,7%). I più colpiti sono i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,7% a +8,5%). Rallenta invece leggermente l’andamento degli energetici (da un balzo del 44,9% su base annua ad agosto all’aumento del 44,5% di settembre).

Tuttavia lo stesso Istituto di statistica fa notare che vanno considerate le conseguenze che “la crescita così ampia dei beni energetici ha innescato, in un quadro di crescenti tensioni inflazionistiche che stanno attraversando quasi tutti i comparti merceologici”.

Quali prodotto costano di più

Per i soli prodotti alimentari e bevande analcoliche, la crescita da agosto a settembre è dell’1,3%, arrivando a un balzo dell’11,8% su base annua. L’aumento è più forte per i beni lavorati (+11,7%), rispetto a quelli non lavorati (+11%). In particolare è da segnalare l’accelerazione dei prezzi dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +12,4% a +16,7% in dodici mesi), mentre quelli della frutta fresca o refrigerata rallentano (da +8,3% a +7,9%). Sono le verdure a crescere di più (del 16,7% in un anno). I prezzi di bevande alcoliche e tabacchi salgono poi del 2,2% su settembre 2021.

Rispetto a un anno fa, quindi, sono in rialzo i costi per: servizi ricettivi e di ristorazione (+8%); trasporti (+9,5%); mobili, articoli e servizi per la casa (+6,5%); abbigliamento e calzature (+2,5%).

Un italiano su due taglia la spesa al supermercato

In questo scenario secondo Coldiretti più di un italiano su due (51%) taglia la spesa al supermercato. I cittadini hanno ridotto del 16% le zucchine, del 12% i pomodori, del 9% le patate, del 7% le carote e del 4% le insalate, mentre per la frutta si registra un calo dell’8%. Questo crea un effetto a valanga sull’intera filiera agroalimentare, che dal campo alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale. Un comparto che vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.

Gli italiani - sottolinea l’associazione- vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Accanto alla formula tradizionale del 3x2 ed ai punti a premio, si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti: dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa”.

L’effetto per le aziende agricole

Ben un terzo delle aziende agricole sta lavorando in perdita a causa di rincari dei costi che vanno dall’aumento del 250% dei concimi a quello 95% dei mangimi, del 110% per il gasolio e fino al balzo del 300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Il risultato, come riferisce Coldiretti, è un aggravio medio di oltre 17mila euro per azienda, mentre crolla il valore aggiunto (-42%).

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