Reddito di cittadinanza: cosa cambia dopo le elezioni? Tutto dipenderà da chi vincerà, ma la cancellazione - o comunque una profonda revisione - è altamente probabile.
Chi prende il reddito di cittadinanza guarda con attenzione al risultato delle elezioni politiche. Il nuovo governo, infatti, potrebbe rivoluzionare per sempre il reddito di cittadinanza, e non è da escludere che questo possa essere cancellato e sostituito da un’altra misura.
A parte il Movimento 5 stelle, che tuttavia guardando ai sondaggi politici è molto lontano dal poter vincere le elezioni, tutti gli altri partiti candidati alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 hanno messo nel loro programma una profonda revisione del reddito di cittadinanza.
Tra i più agguerriti c’è Giorgia Meloni, colei che secondo le proiezioni è la favorita per il dopo Draghi, la quale non ha fatto mistero della sua intenzione di cancellare il reddito di cittadinanza, in quanto “non è la soluzione contro la povertà”. Dello stesso parere gli alleati, con Forza Italia che sembra essere la più moderata a riguardo auspicando che al posto del reddito di cittadinanza possa esserci un’altra misura per il sostegno del reddito, la quale dovrebbe rivolgersi solamente alle persone che vivono davvero in una condizione economica di difficoltà.
E voci contrastanti ci sono anche all’interno del centrosinistra, dove persino Enrico Letta ha parlato di riforma del reddito di cittadinanza. E per non parlare del centro, con il Terzo polo di Calenda e Renzi che di certo non si opporrebbe alla cancellazione della misura.
Per i pagamenti del reddito di cittadinanza, quindi, questi potrebbero essere gli ultimi mesi; già con la legge di Bilancio 2023, infatti, potrebbe esserci l’occasione di cancellare, o riformare, tale prestazione, in modo da utilizzare le risorse risparmiate - circa 11 miliardi l’anno - per attuare altre misure considerate più urgenti da quello che sarà il nuovo governo.
Proprio le intenzioni dei partiti sul reddito di cittadinanza potrebbero essere determinanti ai fini del voto. D’altronde, il reddito di cittadinanza è una misura che coinvolge una gran parte di elettorato. Secondo gli ultimi dati Inps, infatti, sono 1,15 milioni i nuclei familiari coinvolti, con 2,6 milioni di persone interessate. È vero che in questo numero sono coinvolti anche dei minorenni, ma si tratta comunque di una platea molto ampia che potrebbe incidere sul risultato finale delle elezioni. Tant’è che, considerando un’affluenza intorno al 70%, come stato nel 2018, la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza rappresenta tra il 6 e il 7% dell’elettorato.
Vediamo, dunque, quali sono i programmi aggiornati riguardo al futuro del reddito di cittadinanza, così da provare a prevedere cosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi.
Fratelli d’Italia
In cima ai sondaggi politici, Fratelli d’Italia è da sempre contrario al reddito di cittadinanza. E la leader Giorgia Meloni non ne ha mai fatto segreto, attaccando con parole molto dure la misura introdotta nel lontano 2019.
Solamente il mese scorso, la leader di Fratelli d’Italia individuava nel reddito di cittadinanza la misura da sacrificare per recuperare le risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale.
E ancora, qualche mese prima la Meloni ha paragonato il reddito di cittadinanza al metadone per i tossicodipendenti:
“Il metadone tiene stabile il tossicodipendente, è un modo per tamponare e io non sono mai stata d’accordo. Il reddito di cittadinanza è lo stesso, non risolve la tua condizione ma ti metto a dipendere dalla politica.È una soluzione che costringe a votare il partito che lo propone. Ci sono cose più giuste del reddito”.
I toni non sono cambiati con l’inizio della campagna elettorale: solamente qualche giorno fa, infatti, la Meloni ha dichiarato che il reddito di cittadinanza non è una soluzione contro la povertà. E poi, rivolgendosi al mondo produttivo, ha ricordato di essere l’unica a dichiarare apertamente che “il reddito di cittadinanza non va bene”.
Elezioni politiche 2022
Per non parlare poi dei vari attacchi sui social network, tant’è che nel suo profilo Facebook viene data ampia rilevanza a ogni notizia riguardante la scoperta dei furbetti del reddito di cittadinanza.
Insomma, la Meloni non sembra avere dubbi su quale dovrà essere il futuro del reddito di cittadinanza: dovrà essere cancellato, per far spazio a misure che - secondo lei - potrebbero essere più adeguate alla situazione attuale del Paese.
Lega
Un assist alla Meloni potrebbe arrivare dalla Lega. Tra i partiti che dovrebbero far parte della coalizione di centrodestra, infatti, sembra esserci comunanza d’intenti riguardo a quello che dovrà essere il futuro del reddito di cittadinanza.
E pensare che Matteo Salvini il reddito di cittadinanza lo ha votato, in quanto è stato introdotto proprio dal governo che aveva la Lega nella maggioranza (insieme al Movimento 5 stelle). Tuttavia, allora si è trattato di un passaggio indispensabile, anche perché il reddito di cittadinanza è servito come moneta da scambio per Quota 100.
Con il passare dei mesi, però, Salvini ha cambiato idea e adesso anche lui sembra essere favorevole alla cancellazione del reddito di cittadinanza. Nel maggio scorso, ad esempio, il leader della Lega ha dichiarato di essere convinto del fatto che «il reddito di cittadinanza non funziona». Per questo motivo, Salvini ritiene sarebbe più giusto utilizzare le risorse del reddito di cittadinanza per incentivare le assunzioni, così da riattivare il mercato del lavoro dopo gli ultimi anni complicati dovuti alla pandemia e alla crisi in Ucraina.
Va detto, però, che il leader della Lega continua a essere poco chiaro a riguardo. Nelle varie dichiarazioni, infatti, non sembra escludere la possibilità di mantenere il reddito di cittadinanza, ma solamente nei confronti di coloro che non sono in condizione di poter lavorare.
Forza Italia
Nel centrodestra, però, sembra esserci una voce fuori dal coro: si tratta di Silvio Berlusconi, Forza Italia, il quale in passato ha utilizzato parole al miele nei confronti del reddito di cittadinanza in quanto si è rivelata una misura capace di dare un sostegno alle persone in condizione di povertà.
Tuttavia, Berlusconi non ha escluso una profonda revisione del reddito di cittadinanza, vista come un compromesso che potrebbe mettere d’accordo tutte le anime del centrodestra. Tuttavia, secondo il leader di Forza Italia, l’Italia non può prescindere da una misura d’integrazione del reddito, in quanto il «tema della povertà in Italia è oggettivo e, in molte aree del Paese, davvero gravissimo».
Partito democratico
Anche il Partito democratico, come la Lega, negli anni ha cambiato la propria posizione nei confronti del reddito di cittadinanza, ma in questo caso si è trattato di un percorso inverso. Inizialmente ostile, il Pd con i mesi - e soprattutto con l’entrata nel governo - ha rivisto il proprio pensiero sul reddito di cittadinanza pur auspicandone dei correttivi.
Oggi, dunque, i dem non fanno parte di quei partiti che vorrebbero cancellare il reddito di cittadinanza, tuttavia va detto che nel centrosinistra non tutti la pensano così.
Impegno Civico
Nonostante qualche polemica per alcune dichiarazioni poco chiare riguardo al futuro del reddito di cittadinanza, il leader di Impegno civico, Luigi Di Maio, ha dichiarato di credere ancora sulla bontà di tale misura.
Per questo motivo ha fatto un appello agli elettori:
“Se volete salvare il reddito di cittadinanza dovrete votare per noi”.
Ricordiamo che Impegno civico corre alle elezioni in coalizione con il Partito Democratico; quindi in un’eventuale governo di centrosinistra la posizione di Di Maio riguardo al futuro del reddito di cittadinanza potrebbe essere determinante.
Italia Viva e Azione
Italia Viva sul reddito di cittadinanza ha le idee molto chiare: lo dimostra il fatto che il suo leader, Matteo Renzi, ha annunciato di voler raccogliere le firme per un referendum abrogativo del reddito di cittadinanza.
Matteo Renzi il reddito di cittadinanza lo ha sempre attaccato e non ha mai nascosto la sua intenzione di abolirlo così da utilizzarne le risorse per finanziare dei nuovi bonus assunzioni in grado di rilanciare il mercato del lavoro.
Della stessa posizione Carlo Calenda di Azione, tant’è che i due partiti corrono in coalizione. Solo poche settimane fa, d’altronde, questo ha definito il Rdc come una «iattura per il Mezzogiorno», attaccando anche il piano di potenziamento dei servizi pubblici per il lavoro che fu avviato dall’allora governo Lega-M5s. Secondo Calenda, infatti, sono le agenzie private a dover trovare lavoro, non i centri per l’impiego pubblici.
Movimento 5 stelle
Chi sicuramente non toccherà il reddito di cittadinanza è il Movimento 5 stelle. D’altronde, tra le ragioni che hanno portato Giuseppe Conte a togliere la fiducia al governo Draghi ci sono state proprio le minacce di revisione del reddito di cittadinanza.
«Non permetteremo che il reddito di cittadinanza venga smantellato», ha dichiarato qualche giorno fa il leader del Movimento 5 stelle, una mossa che tuttavia potrebbe essere stata un autogol.
A oggi, infatti, il Movimento 5 stelle sembra essere isolato e non sembrano esserci possibilità di coalizioni con gli altri schieramenti. Una decisione che ha tolto qualsiasi scudo protettivo al reddito di cittadinanza, e che, paradossalmente, potrebbe costare cara alla misura.
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